Il viaggio dei Troiani
di Ramón Jacques
La coproduzione internazionale del monumentale lavoro di Berlioz con la regia di David McVicar, dopo Londra e Milano, approda a San Francisco, diretta questa volta da Donald Runnicles. Protagonisti Anna Caterina Antonacci, Susan Graham e Bryan Hymel.
Leggi la recensione delle recite alla Scala nel 2014
SAN FRANCISCO, 2 luglio 2015 - Les Troyens, maestoso grand-opéra francese di Héctor Berlioz, è apparso nella sua versione completa alla San Francisco Opera per la stagione estiva 2015. Fu proprio su questo palcoscenico che l'opera fece il suo debutto statunitense nel 1966, ridotta pressappoco a tre ore, e qui fu poi riproposta nel 1968 e nel 1969. In tutte queste recite, i ruoli di Cassandra e Didone furono appannaggio del leggendario soprano francese Régine Crespin.
Da allora, l'opera scivolò nell'oblio negli Stati Uniti, dove apparse giusto al Metropolitan di New York, per il centenario del teatro, nel 1983 e alla Los Angeles Opera nel 1991. Dunque, è un privilegio poter assistere a uno spettacolo di questo tipo a San Francisco, per di più con lo spettacolare allestimento di David McVicar, coprodotto con il Covent Garden di Londra, la Staatsoper di Vienna e il Teatro alla Scala di Milano. Si tratta di una lettura classica, diretta, senza sorprese drammaturgiche, la cui scena consiste in una costruzione di ferro convessa e oscura che rappresenta la città di Troia, in un'enorme testa di cavallo metallica, una specie di funesto, gigantesco robot di otto metri d'altezza, che con giochi pirotecnici mostra la caduta della città, nel primo atto.
Poi, Cartagine si riconosce in un'enorme città in miniatura situata al centro della scena, circondata da tribune concave, modelli architettonici idealizzati, fra brillanti colori che evocano il deserto africano.
In tutto lo spettacolo si sono potute ammirare tonalità, sfumature e contrasti tanto nelle luci come nei costumi, di diverse epoche e influenze. Le scene si devono a Wolfgang Göbbel, le luci a Pia Virolainen. Se anche si potrà discutere, per esempio, sulla presa di Troia spostata nella guerra di Crimea, i costumi militari pertinenti all'epoca, o le estese e fastidiose coreografie, per citare alcuni dettagli che potrebbero sottrarre teatralità alla scena, di certo l'allestimento funziona e nulla può offuscare la magnificenza dell'orchestra, delle voci, del coro presenti in questa partitura.
Il cast è stato capeggiato dalla notevole Cassandra di Anna Caterina Antonacci che ha dato significato al suo personaggio con tutta l'intensità emotiva di una donna ferita, cantando con profonda espressione, solidità in ogni registro e timbro fascinoso. Susan Graham ha conferito sensualità al ruolo di Didone, cui ha prestato la sua voce ricca di sfumature, scura e suntuosa, ideale per esprimere l'esaltazione come la disperazione amorosa della regina cartaginese. Il tenore Bryan Hymel ha incarnato con passione e impeto i momenti d'amore e di guerra attraversati da Enea; la voce è robusta, potente, assai brillante negli acuti e in tutta la tessitura. Brian Mulligan è riuscito a dare risalto a Chorèbe, personaggio di poca sostanza. Gli altri cantanti del cast si sono mostrati adeguati, con una menzione speciale per il mezzosoprano Sasha Cooke, Anna elegante dal canto morbido e vellutato, il tenore René Barbera, Iopas raffinato e valente. Corretto Christian Van Horn come Narbal. Il coro, diretto da Ian Robertson, è stato un ulteriore protagonista della recita, mostrandosi molto partecipe in scena e cantando con grande precisione.
La concertazione di Donald Runnicles, già direttore stabile di questa orchestra, ha conferito unità drammatica a una partitura complessa e intensa, e nonostante qualche sfasamento e momenti di superflua energia, ha guidato con intenzione complessi compatti e omogenei ottenendo un risultato di tangibile emozione.
Foto Cory Weaver / San Francisco Opera