Viaggi d'inverno
di Suzanne Daumann
Il sorprendente accostamento fra la tradizione musicale bretone e il ciclo liederistico di Schubert, affidato a intepreti perfettamente assortiti, ispira suggestioni che non tradiscono la natura dei diversi brani, entusiasmando e commuovendo.
Rennes, 9 aprile 2015 - Allorché, finalmente, la primavera torna in Bretagna, la locale Orchestre Symphonique ci fa fare un piccolo passo indietro, nell'ambito del suo progetto Taliesin. In programma stasera: Schubert meets Breizh.
Dopo due opere originali, Vent de l’Ouest di Alexandre Damnianovitch, e La Complainte du Vent d’Ouest di Frédérique Lory, alla cui creazione assistiamo stasera, cantate da Marthe Vassalo, e accompagnate dall’Orchestre Symphonique de Bretagne sotto la bacchetta Ariane Matiakh, la serata è consacrata a un incontro dei meno consueti: la Winterreise, versione Zender, farà eco, stasera, a canti tradizionali bretoni.
Per aver scritto una variazione letteraria sulla Winterreise di Schubert, e per aver fatto delle ricerche in vista di un adattamento in cortometraggio, avevo già trovato legami fra il compositore e la Bretagna: Louis-Albert Bourgeault-Ducoudray, musicista bretone e uno dei primi raccoglitori di melodie tradizionali, è anche l'autore di un libro su Schubert. I paesaggi bretoni, i borghi cupi in inverno, potrebbero facilmente ospitare un Doppelgänger; senza parlare del tema del viaggio, così caro Schubert – la Bretagna non è a sua volta una terra di partenze?
Mi reco dunque con molta curiosità all’Opéra de Rennes questa sera. Penso che ci debba essere una squadra straordinaria perché questa alchimia straordinaria si realizzi. Scommesa vinta.
Frédérique Lory e Marthe Vassallo hanno compiuto una scelta assai giudiziosa fra gwerzioù e sonioù (lamenti e canti tradizionali bretoni) e le orchestrazioni del primo sono veramente notevoli. In perfetta armonia con quelle di Hans Zender per la Winterreise, creano numerosi ponti fra i diversi generi muiscali. Nessun facile cross-over: i brani di Schubert suonano decisamente schubertiani, i lamenti bretoni restano ben ancorati alla loro terra.
Ariane Mathiak dirige l’Orchestre Symphonique de Bretagne con foga nel corso della prima parte; poi sostiene il clima sospeso della strumentazione in filigrana di Hans Zender, attenta ai suoi molti dettagli.
Marthe Vassallo, gran dama del canto bretone, voce ampia, morbida, generosa, incarna una dopo l'altra le eroine dei lamenti - donne o fanciulle infelici per amore, abbandonate da un amante, costrette a sposare un uomo ricco senza amarlo... - e le si compiangono e comprendono senza parlare una parola di bretone.
Il tenore Marcel Beekman assicura la componente schubertiana della serata. Con una voce pura e chiara, una dizione perfetta, e un pizzico d'ironia, interpreta i lieder con una sobrietà quasi raggelante, che si sposa assai bene alla partitura di Zender.
Brevi estratti di testi letti in francese, quanto dall'una quanto dall'altro riprendendo spesso a vicenda le rispettive parti, costituiscono un ponte fra i due mondi.
Così emerge, poco a poco, l'immagine di una coppia infranta che intraprende questo Viaggio d'Inverno, e per la prima volta lei, la fanciulla, la fidanzata infedele di Wilhelm Müller, ha voce in capitolo.
Così emerge un'opera nuova, originale, emozionante. Quando l'ultimo verso dell'ultimo Lied, Der Leiermann, è detto, quando l'orchetestra quasi tace, qualche accordo in pianissimo chiude il cammino, allora Marthe Vassallo riprende l'ultimo verso del suo ultimo canto, e Marcel Beekman la raggiunge con la ripresa della conclusione del Leiermann – e e tutto è detto e il cerchio è chiuso. Una lacrima schubertiana appare furtiva.
Grazie per questa serata straordinaria.