Follia e contraddittorio
di Giuliana Dal Piaz
A Toronto la violinista italo-olandese Cecilia Bernardini propone un entusiasmante programma che dal Quarto Concerto Brandeburghese di Bach va ad esplorare in maniera originale il tema della follia nel repertorio barocco.
leggi l'intervista a Cecilia Bernardini
TORONTO, 1 ottobre 2015 - Il primo ottobre, il Trinity Saint Paul's Centre di Toronto ha ospitato la violinista Cecilia Bernardini e il suo concerto Musik Mania.
La signora Bernardini, che attualmente vive ad Amsterdam e dichiara di sentirsi olandese, è però figlia d'arte e di formazione musicale italiana. Precocemente introdotta allo studio del violino dal padre, l'oboista barocco Alfredo Bernardini, nonostante la sua giovane età Cecilia vanta già una lunga traiettoria di concerti e successi in Europa. Invitata dalla Tafelmusik Barroque Orchestra dopo una prima fortuita occasione nel 2014 (la Bernardini sostituì un collega), quest'anno la direzione dell'orchestra le ha chiesto esplicitamente di eseguire il Quarto Concerto Brandeburghese di Bach e di suggerire lei gli altri brani. A partire da tale concerto, la Bernardini vi ha costruito intorno un programma molto originale e divertente: Jan Dismas Zelenka (Hypochondria), Francesco Geminiani (Concerto Grosso La Follia), Antonio Vivaldi (Concerto in Fa maggiore "Proteo o il mondo alla rovescia"), Georg Phillip Telemann (suite La Bizarre) e Richard Keiser (sinfonia Il buffo Principe Jodelet).
Se volessi usare una sola espressione per definire il concerto, direi "il contraddittorio". Il violino di Cecilia Bernardini guida gli altri strumenti e dialoga con loro con una vivacità, un'espressività e un senso dell'humor palpabile. Nell'opera di Zelenka sono due violini quelli che si contraddicono e cercano vicendevolmente di imporre la propria visione del mondo. Nel concerto grosso La Follia, Geminiani affida a due violini solisti (con Cecilia Bernardini, il violinista canadese Christopher Verrette) quello che nell'omonima sonata di Corelli era il ruolo del violino solo. Il tema della follia è in realtà di origini antichissime: ritorna variamente mascherato lungo tutta la storia della musica medievale, finché Corelli lo sistematizza e popolarizza, aprendo la strada a moltissime variazioni e rielaborazioni.
Per il Quarto Concerto Brandeburghese, l'organico dell'ensemble si riduce a nove elementi (curiosamente, otto sono donne) con tre strumenti solisti, il violino e due flauti dolci (o "flauti d'eco", come li definisce Bach nella partitura). Brevemente nel primo movimento, più a lungo nel terzo movimento del concerto, nel bel mezzo di una sequenza melodica il violino solista si lancia in una serie di inattesi virtuosismi, "impazzisce", come dice la stessa Bernardini: da qui le considerazioni sulla follia e la scelta del programma. Nel concerto Proteo o il mondo alla rovescia, Vivaldi sconvolge una propria composizione anteriore, invertendo le chiavi usate da violino e violoncello, mentre il clavicembalo abbandona il ruolo di accompagnamento per dare invece la melodia. Il risultato non permette di abbandonarsi all'ascolto, ma costringe a seguire con attenzione le affascinanti acrobazie di archi, flauti e fagotto. Nella suite di Telemann La Bizarre, il contraddittorio appare ancora più evidente, coi secondi violini che - seguiti poi dalle viole - continuano a "intromettersi" nel fluire della melodia dei primi violini. Solo nei movimenti finali della suite, gli strumenti sembrano ritrovare l'accordo.
Il brano conclusivo di Richard Keiser, la sinfonia d'apertura di Der lächerliche Printz Jodelet, abbonda di citazioni, ivi compreso il precedente tema della follia.
Richiamata dagli applausi del pubblico, Cecilia Bernardini ha offerto come bis un altro divertente pezzo di Telemann, Die lustigen Boots Leute, le cui sequenze musicali sono regolarmente sottolineate dal tonfo del piede dei concertisti.
Un concerto straordinario, da tutti i punti di vista!