Il freddo del Grande Nord
di Federica Fanizza
Un Sibelius asettico presentato a Trento per la corrente stagione sinfonica promossa dall'Orchestra regionale Haydn
TRENTO, 28 ottobre 2015 - Mancava il pubblico giovane che era accorso appena la settimana scorsa al concerto inaugurale della 56a stagione dell'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, in questo secondo appuntamento sinfonico tenuto a Trento il 28 ottobre (altre date 27 ottobre a Bolzano e 29 ottobre a Merano).
Eppure i motivi di interesse o, per lo meno, la curiosità nei confronti di un programma di rara esecuzione per una città di provincia e monografico, dedicato a Jean Sibelius di cui quest'anno cade il centocinquantesimo anniversario della nascita, c'erano tutti: un estratto dal poema sinfonico Lemminkäinen e le fanciulle dell'isola op. 22, l'unico concerto per strumento solista, quello per violino op. 47, e la Sinfonia n. 2 in re magg. op. 43 del compositore finlandese, oltretutto inserite nel ciclo dedicato alle composizioni sinfoniche del Grande Nord. A sostenere la parte di solista, per il concerto di violino, era stata chiamata all'ultimo momento la promettente Triin Ruubel, giovanissima ma affermata violinista del 1988, estone e conterranea del direttore, ulteriore motivo di curiosità, considerando unitarietà geografica e di formazione accademica, che poteva dar addito anche a una sorta di omogeneità interpretativa e culturale tra esecutori e compositore.
La vita di Jean Sibelius taglia trasversalmente due secoli, nasce infatti nel 1865 e nuore nel 1957, anche se gran parte delle sue produzione, sinfonie per lo più, si concentra fino agli anni '30. Del resto, si riconosceva in quel gruppo di compositori che seguivano le norme tonali dominanti alla fine del XIX secolo, utilizzando melodie della tradizione popolare che hanno così contribuito a eleggerlo a rappresentante della scuola musicale nazionale finlandese.
Nella prima fase della sua attività, Sibelius fu influenzato da due capisaldi della scuola slava di fine '800 (Antonin Dvořák e Pëtr Il'ic Čajkovskij) con evidenti richiami al loro stile che si intravedono sia nel Concerto per violino del 1903 che nella Sinfonia n. 2. Ma la musica di Sibelius non è estranea alla tradizione del poema sinfonico e alle suggestioni di Felix Mendelssohn Bartoldy, che riecheggiano sia nel Lemminkäinen sia nel citato concerto per violino.
Tutti questi continui rimandi sono mancati, però, nell'esecuzione. Arvo Volmer si è concentrato sul far suonare bene l'orchestra, in modo corretto, ordinato e pulito lasciando spazio alle varie sezioni, che giustamente se lo sono preso, ma nulla di più è uscito dalla sua bacchetta. E' venuta a mancare la fantasia interpretativa: nel Lemminkäinen rinunciando alla ricerca delle sottili citazioni e riferimenti della poetica musicale del racconto fantastico; nella Sinfonia al gioco dei continui rimandi ai grandi maestri del tardo romanticismo che il compositore finlandese dispensa generosamente nelle sue composizioni.
Nulla da eccepire nell'esecuzione del concerto per violino: Triin Ruubel è tecnicamente eccelsa nel risolvere tutto il gioco di sonorità chiaroscurali imposte allo strumento da Sibelius, nonché le difficoltà tecniche che obbligarono lo spesso autore a riadattare il pezzo fino alla versione definitiva corrente.
Sia orchestra sia solista hanno fatto il loro dovere ma, forse, complici i tempi ristetti dovuti alla sostituzione, hanno dato segno di una mancata affinità interpretativa, prevalendo la capacità squisitamente virtuosistica sull'interpretazione. Alla fine applausi per la bionda violinista proveniente dal Nord che si è congedata donando un bis bachiano.
Per il pubblico è stata la possibilità di aver ascoltato dal vivo brani normalmente frequentati solo dai maggiori organici orchestrali; per l'orchestra regionale l'occasione di affinarsi e di confrontarsi con questo grande repertorio.