Madri, comunque
di Isabella Ferrara
Uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli, con Marta Meneghetti, Roberto Montosi, al Piccolo Bellini di Napoli indaga l'idea di maternità in diverse sfaccettature.
Napoli, 17 febbraio 2022 - “Forse, alla fine, si è madri comunque?” nei gesti, nelle parole, nella cura, nell’esserci. Per ogni donna ci sarà stato e ci sarà questo interrogativo, e ognuna avrà la sua risposta, forse anche senza trovarla affatto, restando in bilico dentro di sé, su quell’altalena naturale, culturale e sociale che la spingerà facendola oscillare a volte più piano, a volte tanto forte da dare il capogiro. Fabiana Iacozzilli ci presenta, senza mezzi termini, corpi occupati dalla presenza e dall’assenza di un figlio/a, intenti ugualmente alla cura, alla difesa, all’amore senza risparmio. E ci ripropone quell’interrogativo, incarnandolo attraverso richiami all’umano e all’animale che siamo tutti noi. Istinto e ragione si alternano e si sostengono di fronte al dolore, la paura, la frustrazione, l’energica volontà di farcela, il pudore e la dignità, il bisogno e la fragilità, il conforto e la solitudine.
Marta Meneghetti e Roberto Montosi sono sorprendenti nell’interpretazione, nella narrazione senza testo, quasi completamente senza parole, se non fosse per un paio di “mamma; papà; aspetta” che non lasciano spazio a dubbi di comprensione. La potenza del corpo e della mimica dei volti riempiono la scena, narrano la vita e il suo carico emotivo. Iacozzilli comunque non ci ha lasciati soli di fronte alla forza della pura performance teatrale, ci ha guidati sulla scena attraverso l’ascolto delle voci di donne intervistate sulla loro maternità, ci ha teso una mano porgendo la possibilità di trovare un senso e una risposta, o anche la possibilità che non si riesca mai, anche solo per la nostra stessa natura. Ha rinchiuso tutto in un enorme grembo di madre, per poi lasciarlo uscire a fatica e renderlo vita, in qualsiasi forma.
Il sentirsi sotto assedio di noi stessi e del mondo esterno, come la donna in scena che costantemente vigila su una minaccia incombente per essere pronta alla difesa, può condurre a volte a soluzioni vittoriose, e a volte, invece, alla sconfitta. Possiamo fare cose eccezionali, o possiamo non farne; possiamo diventare genitori, oppure no. Ciò non impedisce di amare, di proteggere, di prenderci cura, di esserci per chi, come un cucciolo indifeso, ha bisogno di noi. Possiamo accettarlo?