La semplicità della vita
di Isabella Ferrara
Da un testo di Francesco Piccolo, per la regia di Giorgio Gallione, Claudio Bisio si fa narratore al Bellini di Napoli di sincera semplicità, mai banale.
NAPOLI, 21 marzo 2023 - Il palco appare come la stanza di una casa arredata. Ci sono altre camere non visitabili, c’è un pezzo di strada in fondo al palcoscenico da cui ci giunge musica; dal soffitto, o dal cielo, scendono oggetti a illuminare ricordi e spiegare racconti. Libri e vecchi televisori sono ovunque, come punti fissi che scandiscono i diversi eventi che accadono fuori, uscendo dalle porte laterali, per poi tornare lì, come in un diario di riflessioni e ricordi. Ci troviamo in quella stanza, in quel diario della vita di qualcun altro che ha deciso di ricordarne degli estratti insieme a noi. A raccontarcela è la leggerezza mai superficiale, la naturalezza di un amico che si fa ascoltare con attenzione, perché non stanca, fa ridere, non offende, ma osserva, e mentre lo fa ti spinge alla riflessione e al sorriso. È quella naturale bravura di Claudio Bisio che in ogni gesto è spontaneo, in ogni parola recitata è immediato. Con la sua presenza scenica non intimorisce, ma avvicina perché si avvicina a tutti. Se è una vita raccontata male, che almeno lo sia da Bisio che riesce a dare alla semplicità il peso di un bel ricordo. Perché è di questo che si tratta, della semplicità che non è mai banale. Quella di una vita nella quale ti puoi riconoscere, un po’ di più o un po’ di meno; ricordi in parte tuoi in quanto vissuti, e in parte tuoi perché quando eri piccolo te ne giungeva l’eco dall’esperienza di tuo padre, o madre, o dei tuoi fratelli maggiori. E sullo sfondo la storia, i personaggi famosi, gli eventi pubblici che scandiscono un tempo. Il testo di Piccolo non è di quelli educativi, responsabilizzanti, moralistici o filosofici; non è un testo potente di citazioni e incalzanti esempi da seguire, o profonde riflessioni sul senso della vita. Non vuole esserlo. Parla con semplicità rivolgendosi alla semplicità di chi ascolta. È una vita, o meglio un estratto di vita, che dalla complessità che la contraddistingue, dalla confusione di emozioni, congerie di sentimenti, difficoltà di scelte, qualche paura, insicurezze e convinzioni ben maturate, trae la conclusione che comunque sia andata, e stia andando, ne vale la pena. E vale lo sforzo anche raccontarla, anche se quello che fu dirompente mentre lo si viveva, potrebbe non apparire neppure sorprendente per chi ascolta. E non importa in realtà, perché lo scopo non è meravigliare con aneddoti stupefacenti, è trasmettere qualche emozione, rievocare qualche ricordo creando legami.
Il testo immediato e sincero; una recitazione spontanea e vivida che anche da una frase o un pensiero più normale e comune riesce a far nascere una irresistibile risata; la colonna sonora suonata ad arte, dal vivo sul palco, dai bravi musicisti Pietro Guarracino e Marco Bianchi, che segue le parole sottolineandone l’emotività espressa, che crea l’atmosfera giusta chiarificando anche gli stati d’animo sul palco, sono gli ingredienti semplici, ma non facili, ed efficaci. Con un sorriso e molte risate, qualcosa ti spinge a rievocare un po’ del tuo passato, e a pensare a cosa e come racconteresti della tua vita. Cosa ancora non lo sai, difficile scegliere, come, sicuramente male.