Ci diciamo cose oscure l’un l’altro
di Michele Olivieri
L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Il teatro vive ancora di restrizioni, ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, necessita solo alternare le abitudini e fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando così una solida mano alla cultura e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul sito ufficiale dello Staatsballett Hannover in Germania è stato visibile in streaming, dal palcoscenico della Opernhaus, il balletto Wir sagen uns Dunkles a cura di Marco Goecke.
HANNOVER - La creazione non vuole essere una trasposizione di uno stato felice perduto e non più ritrovato, bensì un richiamo fisico e musicale ai luoghi immaginari e allo stile inconfondibile di Marco Goecke, che a ogni nuova produzione si fa sempre più sogno (e segno) mediante la pratica delle arti performative. Ispirato dalla relazione tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan (“ci diciamo l’oscuro / ci amiamo l’un l’altra come papavero e memoria”), il coreografo tedesco si addentra nel nascosto e nel fragile celato dalle relazioni interpersonali. Una strizzata d’occhio, uno sguardo, un’intenzione, un tocco, un gesto breve e caduco, oppure effimero rimanda ad un attimo dell’esistenza che evapora al passo successivo. La musica di Franz Schubert e Alfred Schnittke incontra il suono della rock band britannica Placebo con eleganza, punteggiando dinamiche mai scontate, mai prevedibili. Lo spazio scenico si palesa all’ascendente immaginativo di Goecke il quale trae linfa dalle intenzioni in cui sogno e archetipo si fondono in antri privati ed intimi. I passi di danza restituiscono quel gioco di rimandi che si riflette come un battito d’ali sul respiro della vita, prima data e poi spezzata. La danza del talentuoso artista nato a Wuppertal è in grado di nutrirsi di emozioni, superando il confine del mero virtuosismo per accedere ad equilibrismi ben consapevoli. La danza risveglia lo spirito assonnato ammettendo l’andamento con linee essenziali, e al contempo distintive.
Lo studio delle infinità possibilità del gesto e del movimento umano rivelano Wir sagen uns Dunkles quale componimento coreutico nato per celebrare l’incontro di due anime che parlano la stessa lingua, la lingua della poesia. L’assenza di luce nell’animo si configura come mancanza, dopo un incontro esplosivo che lascia segni incancellabili nell’esistenza dell’uno e dell’altra. L’interiorizzazione e l’esecuzione degli impeccabili danzatori dello Staatsballett Hannover (in ordine di apparizione Robert Robinson, Conal Francis-Martin, Francisco Banoz Diaz, Davide Sioni, Chiara Pareo, Giovanni Visone, Michelangelo Chelucci, Giada Zanotti, Marte Cerioli, Lilit Hakobyan, Louis Steinmetz) definisce la natura eclettica della creazione. L’adattamento in video permette al pubblico di calarsi, ancora una volta sorprendentemente, nell’idioma coreografico di Marco Goecke (con assistente Fernando Hernando Magadan), per godere di inedite prospettive e differenti angolazioni. Coadiuvato dalla drammaturgia di Nadja Kadel, Goecke è maestro nello sviluppare pensieri e sensazioni tramite taglienti azioni, che ad ogni alzata di sipario diventano risorse maggiori e coscienziali. Il suo primato è quello di essere riconosciuto dall’arte stessa, con ironia e garbo.