L'étoile, l'archetto e la nota stonata
di Roberta Pedrotti
Splendida Svetlana Zakharova, alterna grandi classici e linguaggi contemporanei, elegia, eros, dramma e commedia in un galà di danza intrecciato a un recital di Vadim Repin. Solo l'intemperanza di un danzatore ospite turba la serata.
MACERATA, 24 luglio 2021 - Il centenario dello Sferisterio deve rinunciare a un titolo dei tre a cui ci aveva abituati la prassi pre pandemica. Spiace, ma è necessario. Il festival, però, non si limita e non si accontenta di due produzioni operistiche, bensì continua a infarcirsi di eventi che definire collaterali sarebbe riduttivo. Nel primo fine settimana, fra un Verdi e l'altro, si fa spazio la danza, con una galà bifronte che vede protagonisti l'étoile Svetlana Zakharova e il violinista Vadim Repin. Accanto a loro, la Form – Orchestra Filarmonica Marchigiana in schieramento cameristico (e la spalla Alessandro Cervo a duettare con il divo russo) e quattro primi ballerini ospiti, Jacopo Tissi, Mikhail Lobukhin, Denis Savin, Vyaceslav Lopatin. Luci colorate e quinte nere a raccogliere lo spazio, un programma di tutto rispetto che spazia dai grandi classici (ecco Zakharova nella Morte del cigno e con Lobukhin nel pas de deux da Raymonda, ecco Repin nella Méditation da Thaïs e nelle paganiniane Variazioni sul Carnevale di Venezia) a creazioni più recenti (come Caravaggio di Bigonzetti o Revelation di Motoko Hirayama per la danza, o il Divertimento per due violini e orchestra d'archi di Igor Frolov (1937-2013).
Repin passa da un brano all'altro con disinvoltura quasi spavalda, al limite dell'ostentazione nella sicumera tecnica per domare spazio e amplificazione, accentua le arcate, lancia il virtuosismo a tutta velocità, si diverte – è chiaro – moltissimo, sia nell'indiavolata Ronde des lutins di Bazzini sia nel pathos melodico di Massenet.
Zakharova, solista o affiancata da uno o due colleghi, nondimeno sciorina con classe impagabile il vocabolario stilistico ed espressivo della grande artista. Nella coreografia di Bigonzetti, con il duetto pseudomonteverdiano (ma che monteverdiano non è) “Pur di miro, pur ti godo” rielaborato da Bruno Moretti, lei e Tissi restituiscono un eros stilizzato , una carnalissima sublimazione che arriva a commuovere. Come del resto è toccante l'assolo firmato da Hirayama sulla note di John Williams per Schindler's List, uno dei momenti più alti della serata e quasi un contraltare, per colori e affetti, dell'omaggio a Pavlova, apoteosi di un gioco di mani – oltre che di braccia e gambe lunghissime – che costituisce un'altra firma di Zakharova alla serata. Brillante e scanzonata, invece, sovverte con simpatia l'immagine eterea declinata nelle sequenze precedenti: con Lobukhin e Lopatin danza, in pantaloni, sulle note di Bazzini mostrando un altro possibile volto dell'arte, dopo la perfezione accademica e le stilizzate, libere o geometriche miniature contemporanee.
Peccato solo che la festa dell'ultimo pezzo a tre sia sciupato dalla gag di pessimo gusto improvvisata da Lobukhin contro l'uso delle mascherine e per una presunta e distorta (“stupid mask, I want freedom! I want to dance” e slogan di questa, patetica, risma). Forse gli era sfuggito che ai danzatori la mascherina non era richiesta, forse gli sfugge che tanti lavoratori dello spettacolo in quest'ultimo anno e mezzo si sono impegnati per tutelare la salute propria e altrui senza interrompere del tutto l'attività proprio grazie a queste norme di prevenzione, forse gli è sfuggito che non stiamo giocando a fargli un dispetto, ma che nel mondo sono morte, hanno sofferto, hanno subito danni permanenti milioni di persone. Che, forse, questa faccenda meriterebbe un briciolo di rispetto e non una gag che forse (speriamo?) voleva essere spiritosa.
Intanto sul palco c'era un'orchestra che nell'ultimo anno aveva potuto esibirsi quasi solo in streaming, intanto nel cartellone del Macerata Opera Festival ci sono persone che hanno visto cancellare e rimandare a divinis contratti, che si stanno impegnando, fra paratie in plexiglass, organici ridotti, distanziamenti, mascherine, tamponi, vaccini a dare il meglio di sé, per far vivere l'arte e guardare alla fine dell'emergenza. Rispetto anche per loro.
Per fortuna, la nota stonata non cancella quanto di bello visto e ascoltato stasera, l'impegno dei professionisti in tutti i settori, la dolcezza della notte maceratese.