Incrollabile storia dal fascino eterno
di Michele Olivieri
Dopo l’emergenza sanitaria un’altra scure si è abbattuta sul mondo del teatro e della cultura (in particolare dell’Ucraina), un evento infausto e non previsto come quello della guerra ha segnato la carriera artistica e la vita privata di numerosi danzatori provenienti dal Paese dell’Europa orientale. Per fortuna a ricordarci la loro grandezza, nel misurarsi con la nobile arte della danza, ci ha pensato il canale televisivo Arte Concert (visibile a tutti senza alcuna limitazione) nella registrazione del 18 giugno 2019 effettuata a Kiev del balletto per eccellenza Il lago dei cigni, sul palcoscenico del Teatro Accademico Nazionale dell’Opera e del Balletto dell’Ucraina Taras Shevchenko. Fedele ed emozionante versione, all’insegna della bellezza ed eleganza, nonché ideata nel solco della grande scuola accademica di tradizione.
KIEV - Il lago dei cigni, come tanti altri titoli del grande repertorio classico accademico, è un cavallo di battaglia della compagnia dell’Opera Nationale Ucraina di Kiev, un indubbio esempio di tecnica e disciplina dall’esemplare purezza. Nominato maestro di ballo principale nel 1869, Marius Petipa seppe innalzare il livello coreutico miscelando abilmente la grazia della scuola francese e il virtuosismo di quella italiana, plasmando le arcinote ballerine della generazione a cavallo tra Ottocento e Novecento (Matil’da Feliksovna Kšesinskaja, Ol’ga Iosifovna Preobraženskaja, Lyubov Nikolaevna Egorova) e creando coreografie indimenticabili, in modo da collaborare alla realizzazione di alcune, e supervisionandone altre. Come non ricordare Don Chisciotte, La Bayadère, Schiaccianoci (insieme a Ivanov), La bella addormentata, La figlia del Faraone, Cenerentola (con Enrico Cecchetti e Lev Ivanov), Raymonda, Le Roi Candaule e ben appunto Il Lago dei cigni. Dopo il fallimento della coreografia di Julius Wenzel Reisinger rappresentata il 20 febbraio 1877, il Lago rinasce nel 1895 al Mariinskij e da qui raggiunge una fama senza confini. Esso incarna tutti gli ideali del tardo Romanticismo: un principe combattuto tra l’ideale di un amore puro e la passione licenziosa, con due figure femminili agli estremi, l’integra Odette e la perfida Odile.
Sebbene di questo titolo esistano numerose differenti versioni, la maggior parte delle compagnie di danza basano ancora oggi l’allestimento sia dal punto di vista coreografico che musicale sul revival di Marius Petipa e Lev Ivanov. Il trionfo lo si deve inoltre a quell’eterna contrapposizione del bene e del male (così attuale nel conflitto in atto), alla complessa partitura e ad una serie di variazioni tra le più nobili. Il Lago ha mantenuto inalterato il più grande favore popolare in qualsiasi palcoscenico del mondo venga messo in scena e su quello di Kiev è ammirabile la considerevole tecnica e la sua naturale evoluzione. Innumerevoli nel corso del tempo le versioni nate dall’estro di artisti di diversa estrazione, e non solo sulla disciplina classica, ma anche contemporanea, moderna e perfino urbana. L’arrangiamento dell’Opera Nazionale dell’Ucraina dimostra la peculiarità essenziale di questa realtà tersicorea, che si spera possa ritornare al più presto a esibirsi lasciandosi alle spalle una cicatrice dolorosa. La produzione, registrata nel giugno 2019 a Kiev con le attente riprese televisive di Bertrand Normand, fu pensata nel 1986 da Valery Kovtun con il preciso intento di preservarne lo spirito originale, ispirandosi a Marius Petipa.
In questa registrazione, nel duplice ruolo di Odette/Odile troviamo Natalia Matsak. L’adattamento della coreografia e la messa in scena sono firmate da Valery Kovtun (da Marius Petipa, Lev Ivanov, Alexandre Gorski) su libretto di Vladimir Begichev e Vasily Geltser, con scene e costumi pertinenti di Maria Levitskaya. La musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij è eseguita dall’Orchestra dell’Opera Ucraina diretta dal Maestro Mykola Dyadura. Eccelsa Natalia Matsak, un’Odette dolce, flessuosa e raffinata a cui si contrappone un’Odile scattante e dura, sensuale ed ineccepibile dal punto di vista tecnico ed interpretativo. Il suo partner Denys Nedak, nel ruolo di Siegfried, regge ottimamente il confronto con altri celebri danzatori, per preparazione, portamento e determinazione. Il Corpo di Ballo risulta coordinato, pulito e brioso (quando la trama lo necessita) con i suoi giovani elementi correttamente preparati, supportati da quella allure di impalpabilità così cara ai canoni tipici del ballo accademico. La compagnia è dotata di tutte le componenti a cui siamo abituati quando parliamo di purezza della disciplina classica. Ciò è dovuto al rispetto delle fermissime regole di posa e di esecuzione, e al rigore che non sempre è “cosa moderna”. Il direttore Mykola Dyadura è accorto nel dirigere l’Orchestra rallentando o velocizzando ad hoc alcuni passaggi (soprattutto nel secondo atto) e riuscendo ad infondere un’armonia di equilibri. Ascoltare la musica del Lago è una continua conferma dello straordinario binomio costituito dal coreografo Marius Petipa e dal compositore Čajkovskij. Un felice sodalizio che ha donato all’umanità alcuni tra i maggiori capolavori destinati all’immortalità. Purtroppo, riflettendo oggi a ritroso, Čajkovskij non seppe mai che il suo balletto avrebbe poi trovato il trionfo sperato e agognato, poiché la collaborazione del musicista al progetto venne meno per la sua dipartita, avvenuta nel 1893. Il primo a mettere mano alla creazione fu Lev Ivanov, il quale ricoreografò il secondo atto in occasione di un concerto andato in scena proprio in omaggio a Pëtr Il’ič Čajkovskij. Per l’occasione a danzare il ruolo di Odette ci fu la milanese Pierina Legnani, tra le più grandi prime ballerine di quel periodo, formatasi alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Da qui si portò avanti l’idea di una inedita riscrittura dell’intero lavoro, con la revisione della partitura affidata al compositore italiano Riccardo Drigo. Petipa fu responsabile degli atti dispari (rinominati scena prima del I Atto e II Atto), mentre dei due atti pari (rinominati scena seconda del I Atto e III Atto), gli atti bianchi, si occupò Ivanov. Al drammaturgo Modest Il’ič Čajkovskij, fratello del compositore, fu affidata la revisione del libretto. Il capolavoro fu presentato al Marijnsky nel 1895, e si vide nuovamente la divina Legnani nel doppio ruolo di Odette/Odile. Si dice che la Legnani, nella coda del pas de deux del cigno nero, avesse sfoggiato i suoi celebri trentadue fouettés en tournant. Questa volta fu un successo e Il lago dei cigni entrò a pieno diritto nel repertorio dei teatri imperiali. La nuova coreografia e le nuove musiche, con l’aggiunta di brani scritti da Drigo, diventarono così una pietra miliare ed inossidabile del balletto classico.
Vagando nella foresta, il principe Sigfrido si innamora di Odette, condannata a trasformarsi di notte in un cigno. Se la sposa, questo incantesimo lanciato da Rothbart (qui interpretato con forza interazione da Yaroslav Tkachuk) verrà spezzato. Ma lo stregone inganna il giovane presentandolo alla figlia Odile, il cigno nero, che somiglia perfettamente ad Odette...Un classicismo issato al firmamento dalla compagnia ucraina di fama mondiale, fucina di danzatori fedeli alle regole. Il corpo di ballo sembra preludere, a priori, alla “teoria del cigno nero” che è un’antica metafora la quale concettualizza un evento raro, imprevedibile e inaspettato con un forte impatto sul prosieguo. Da segnalare i tenaci artisti Sergey Litvinenko (Le Précepteur), Vladislav Ivashchenko (Le Chevalier), Ludmila Melnik (La Reine), Oleksandre Skulkine (Danse vénitienne), Ganna Muromtseva, Olga Skripchenko, Oleksandre Skulkine (Pas de trois), Margarita Alyanakh, Irina Borisova, Ganna Muromtseva, Svetlana Onipko (Les Mariées et les Grands Cygnes), Elisaveta Goguidze, Katerina Didenko, Inna Chorna, Katerina Chupina (Les Petits Cygnes).
La trasmissione video diventa anche un racconto sulla passione, forza, fatica e sentimento del Teatro Accademico Nazionale dell’Opera e del Balletto di Kiev, denominato Taras Shevchenk”, che speriamo resista intatto nella sua bellezza architettonica e nel suo essere luogo votato alla cultura democratica e alla bellezza libera. Il Teatro costruito nel 1901 è una delle scuole coreiche più autorevoli, in quanto fu palestra (tra gli altri) di due leggendari ballerini del XX secolo a cui dobbiamo tutto, Vaclav Fomič Nižinskij e Serge Lifar: il dio e l’Apollo della danza. A partire dal dopoguerra il Balletto dell’Opera di Kiev è diventata una delle più grandi compagnie europee. Nel 1964, al Festival di Parigi, viene insignita dell’Étoile d’Or dell’Accademia della danza francese. La compagnia, fino a pochi mesi fa, contava centocinquanta ballerini in attività, e portava in scena sedici produzioni al mese nel complesso di Kiev. L’augurio è che tutto ciò possa ricominciare al meglio in una pacifica ripresa.