L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Vittoria eccellente

di Sergio Albertini

Ottima performance del Balletto del Teatro Nazionale di Praga a Cagliari nel Romeo e Giulietta di Prokof'ev con la storica coreografia di John Cranko

CAGLIARI, 11 novembre 2022 - L'ultima volta che Romeo e Giulietta di Prokof'ev andò in scena a Cagliari, era il gennaio 2006. Ospite del Teatro, l'Hamburg Ballett diretto da John Neumeier, con una sua coreografia. Neumeier nel 1963 è a Londra dove Marcia Haydée e Ray Barra assistono a una sua performance. Entrambi colpiti dal grande potenziale del giovane danzatore, suggeriscono a John Cranko, direttore del Balletto di Stoccarda, di ingaggiarlo nella compagnia tedesca. Neumeier farà parte del Balletto di Stoccarda fino al 1969 come danzatore e solista, e creerà qui le sue prime coreografie. Ecco, un legame che si dipana anche attraverso il capoluogo cagliaritano, che nella sua stagione 2022 propone proprio un Romeo e Giulietta del suo Maestro, John Cranko. Una coreografia oramai storica, forse, assieme a quella di Kenneth MacMillan (datata 1965) e di Rudolf Nureyev (1977), la più eseguita nei teatri, esemplare modello di balletto narrativo moderno. Storica, dicevo. John Cranko si approccia al Romeo e Giulietta di Prokof'ev a Venezia, al Teatro Verde, nel luglio del 1958, col Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, e Carla Fracci e Mario Pistoni nei due ruoli principali. Nel 1962 lo riprende, con diverse revisioni, con lo Stuttgart Ballet, di cui è direttore dal 1961. Una versione rimasta in repertorio e che contribuì la compagnia a conseguire una reputazione di livello mondiale.

È questa versione. Che è, e non è, di Prokof'ev. Nel senso che la partitura che tutti conosciamo è il risultato della censura sovietica che chiese al compositore una 'versione' più romantica, tradizionale, armoniosa, accessibile. Nel 2009 il musicologo Simon Morris ha lavorato sui manoscritti originali: “Niente sostituirà la versione tragica. È troppo consolidato. La gente dovrebbe pensare alla versione originale come al taglio del regista. Ma le persone dovrebbero ricordare che la versione che conoscono e amano è la versione approvata da Stalin".

Lo spettacolo andato in scena al Lirico era proposto dal Balletto del Teatro Nazionale di Praga, la più importante compagnia ceca, nata nel 1883, e attualmente composta da 89 ballerini di 19 nazionalità diverse; dal 2017 è diretta da Filip Barankiewicz, polacco, che ha collaborato a lungo col balletto di Stoccarda di John Cranko come primo ballerino e che dello stesso Cranko ha messo in scena diverse coreografie per numerose compagnie, dal Cile alla Corea, dalla Finlandia al Cile.

L'orchestra del Lirico era diretta da Vaclav Zahradnik, dal 2012 collaboratore del Balletto del Teatro Nazionale di Praga; ed è stata una magistrale interpretazione della compagine cagliaritana (funestata purtroppo dagli inopportuni applausi di un pubblico che spesso s'è lasciato guidare dalla propria provincialità, e spiace scriverlo). Zahradnik ha perfettamente calibrato il senso appassionato dei due giovani nella Scena del Balcone, trovandone il giusto respiro, così come giusto era il tempo scelto per la Danza dei Cavalieri, l'equilibrio tra gli ottoni e le linee secondarie dei legni e del tamburino nella Danza del Mandolino.

Sulla scena, ideata come i costumi da Jurgen Rose, con continui cambi di estrema efficacia, e ben sorretta dalle preziose luci a firma ancora di Rose con Valentin Daumier, una compagnia eccellente, a partire dalla Giulietta di Alina Nanu, trentaduenne moldava, d'una bellezza fragile (meravigliosa la sua angoscia disperante nel terzo atto) e inquieta accoppiata al Romeo eroico e perfetto di Paul Irmatov, di origini russe ma di formazione tedesca. Andrebbero citati tutti, i coniugi Capuleti (Fraser Roach e Michaela Cerna), l'eccellente Tebaldo (Tudor Moldoveanu), l'amorevole nutrice (Nelly Danko), i coniugi Montecchi (Oleg Ligaj e Rebecca Mabin), Mercuzio (Erivan Garioli) Mathias Deneux nel doppio ruolo del Duca di Verona e di Frate Lorenzo. Semplicemente strabiliante il Re del Carnevale di John Powers (nativo di San Francisco, studi al Bolshoi, danzatore del Finnish National Ballet e del Tulsa Ballet) che, ad onta di una notevole statura, ha esibito una leggerezza acrobatica di grande impatto, e accanto a lui tutto il gruppo carniacialesco (Miki Namba, Misato Isogami, Veaceslav Burlas, Jakub Raeek) in uno dei momenti più apprezzati della coreografia. Nell'impossibilità di elencare davvero tutti i meritevoli ballerini, almeno una ultima citazione alle Ragazze coi gigli (tra cui le italiane Anna Dal Castello - che ha lasciato a unidici anni la sua Bolzano per diplomarsi in seguito al Teatro di Praga – e Giusi D'Angelo – già col Balletto Nazionale Ungherese) per la rarefatta eleganza del loro intervento.

Una scelta vincente di un cartellone che, forse, dovrebbe offrire più occasioni di questo livello. Del pubblico – più numeroso del solito, ma mai da teatro pieno, purtroppo – s'è detto. Bisognerà forse educarlo meglio alla visione di un balletto.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.