Il sogno di Giselle
di Isabella Ferrara
Al Teatro di San Carlo di Napoli, straordinaria Svetlana Zakharova, protagonista del balletto romantico di Adolphe Adam.
NAPOLI, aprile 2015 - La Giselle del San Carlo nelle recite del 14, 16 e 18 aprile è l’étoile del Bolshoj Svetlana Zakharova. Accanto a lei, sulle musica di Adolphe Adam, danza il primo ballerino sempre del Bolshoj Ruslan Skvortsov, per la coreografia di Jean Coralli, Jules Perrot, Marius Petipa, nella versione di Ljudmila Semenjaka con le scene di Raffaele Del Savio e i costumi di Mario Giorsi e Giusi Giustino. Alla guida dell'Orchestra del San Carlo, Aleksej Baklan.
In un allestimento molto semplice, ma curato nei dettagli, romantico nella scelta delle gradazioni cromatiche di un bosco autunnale, ravvivato da ballerini vestiti con i colori delle corolle floreali, si danza la favola d’amore di Giselle, la giovane di umili origini che si innamora del principe di Slesia sotto mentite spoglie e muore al dolore della scoperta di un amore impossibile.
Svetlana Zakharova volteggia come il petalo di un fiore, di quella margherita che, interrogata in scena dai giovani innamorati, rivela un triste epilogo. L’étoile, Giselle, è l’incarnazione di un sogno. Per tutti, di un sogno d'amore che ci trascina attraverso le movenze della protagonista nella dimensione silvana onirica e fiabesca; per un pubblico di giovani, o non più tanto giovani, danzatrici presenti in teatro il sogno di poter ballare come lei.
Nei suoi gesti lievi prendono vita i sentimenti più vari, la ritrosia in amore, il desiderio, la gioia, il dolore, l’incredulità, una tenue ma decisa rivalità, e l’impotenza.
E se nel primo atto la Zakharova danza l’incertezza della gioia di un amore appena nato, nel secondo, invece, sono la certezza del dolore per un amore impossibile, la fermezza di un sentimento non rinnegato a essere danzati per una notte intera, nel bosco delle Villi vendicatrici, bianche ed eteree anime di giovani donne tradite che ballano la loro rivalsa sull’uomo colpevole. Ma Giselle, perla di vapore, che danza come respira, naturalmente, evanescente quanto decisa a salvare il suo amore, accompagna il principe nella danza vendicatrice fino al mattino, lo sorregge salvandogli la vita, e svanisce, poi, come un sogno che al mattino si dilegua.
Bravi i ballerini in scena, anche se, a volte, era chiaro che stessero danzando delle “figure” e dei passi, e non delle emozioni; lo stesso Skvortsov, il principe Albrecht della scena, pur nella sua indubitabile bravura si è trovato necessariamente in ombra rispetto a una Giselle inarrivabile.
E alla fine, il pubblico in piedi ad applaudire, ed un vociare appassionato, e urla di apprezzamento tutti dedicati a Giselle/Svetlana, sogno nella favola, realtà sul palcoscenico.