Il primo passo è quello più importante
di Michele Olivieri
Gli artisti presentano il loro dizionario dei gesti emotivi che si ritrovano nei luoghi del corpo e nella presa di coscienza nell’ambito dell’esperienza sensoriale, ed in particolare in quella del movimento che indica sempre e comunque un cambiamento di posizione.
Piacenza, 17 gennaio 2020 - A inaugurare la nuova stagione Tre per te di danza, al Teatro Gioia di Piacenza, è andato in scena Forme dell’amicizia, firmato da Alessandro Certini e Virgilio Sieni, anche soli interpreti dello spettacolo, con le musiche dal vivo al contrabbasso di Nicola Vernuccio e le luci di Marco Cassini. L’architettura coreografica nella sua estetica appare come un cammino che fonda la genesi nell’organizzare lo spazio in cui vive e ragiona l’essere umano nel proprio privato. I due danzatori, che si rincontrano dopo anni, per narrare la storia della loro amicizia, nata sui banchi della facoltà di architettura e via via con un sempre maggiore interesse per la danza, si attengono principalmente alla costruzione contemporanea lasciando concorrere al proprio interno tutti gli aspetti artistici e tecnici, tramutando i cinquanta minuti della durata complessiva in un compendio delle arti visive plastiche e figurative nonché del patrimonio ereditario.
L’idea di danza portata in scena da Sieni-Certini ha la capacità di soddisfare le reali necessità dell’uomo che ritroviamo in tutte le civiltà, i valori estetici qui si tramutano in valori etici, acquistando caratteristiche, definizioni, funzioni, aspetti spaziali e pratici spesso differenti o contrastanti nell’esecuzione ma coinvolgenti nei sensi. Forme dell’amicizia implica una creatività nuova che tende a una combinazione di stimoli, sia a livello interpretativo sia a livello ricettivo. Gli artisti presentano un intimo dizionario dei gesti emotivi che si ritrovano nei luoghi del corpo e nella presa di coscienza, nell’ambito dell’esperienza sensibile ed in particolare in quella del movimento. Nicola Vernuccio al contrabbasso offre, con la sua musica connessa ai danzatori, la costruzione del loro cammino di risveglio, calibrando e basando i suoni sulla loro esperienza interiore, sul loro discernimento e sul loro sentire intuitivo. Lo spettacolo nel suo insieme, mediante un cammino di trasformazione, per lo più individuale, trova un progresso che - se capito - consente l’accesso a una nuova dimensione emozionale, ovvero a una forma di consapevolezza trascendentale. Un progresso, a tratti anche di natura spirituale, che riguarda inoltre i piani materiali dell’esistenza arrivando a toccare i codici stessi della struttura fisica con inedite abilità legate al risveglio interiore, e ad un accrescimento sostanziale, per vedere oggi cose fino a ieri invisibili. Nel finale viene espresso un uso verbale, un esprimersi per mezzo di suoni articolati e gutturali, che lascia intendere l’allontanamento dall’usuale chiacchierio per divenire parola acquietata e pacifica. I gesti, le dinamiche, il movimento, vengono modellati come regola di vita fuori dalla monotonia del già visto e già sentito, racchiudendo le dimensioni in un miglioramento evolutivo. Una forma di danza colta, ma non per questo relegata a pochi, trovata la chiave di volta diventa accessibile a ognuno rappresentando quell’elemento portante attorno al quale ruota una cognizione, ovvero l’amore per la sapienza.