Goodbye 2013
di Francesco Bertini
Variegato programma festivo per l'originale veglione in musica del Teatro Filarmonico. Bernstein, Sarasate, Bach, Boito, Čajkovskij e Rota, diretti da Omer Meir Wellber con il violino solista di Stefan Milenkovich, l'orchestra e il coro veronesi hanno salutato il 2013 e dato il benvenuto al 2014 non senza sorprese.
VERONA, 31 dicembre 2013 - Festeggiare il Capodanno a teatro è un’esperienza davvero particolare, curiosa ed al contempo emozionante. Molte persone scelgono di partecipare a concerti nell’ultimo giorno dell’anno, spesso nel pomeriggio, o nel primo giorno dell’anno nuovo, esempi fulgidi sono offerti dagli eventi teletrasmessi. È raro che venga programmata una serata musicale il 31 dicembre, con l’opzione dei festeggiamenti all’interno del teatro. È questo il caso di Verona che organizza nel Filarmonico “Goodbye 2013”, evento apparentemente concentrato in una paio d’ore prima della mezzanotte: in realtà ci si trattiene in sala, tra il programma e i bis, fino alla fatidica ora, con annessi brindisi e pandoro in compagnia al termine del concerto. Un’iniziativa che piace, senza riserve, agli ascoltatori, per una volta numerosi nel teatro veronese, sovente sguarnito, soprattutto durante le produzioni operistiche. A guidare l’intera serata è stato chiamato lo stesso concertatore dell’anno scorso, Omer Meir Wellber fresco dalla direzione del Don Pasquale inaugurale.
Il programma, ovviamente legato a certi canoni del periodo festivo, non lesina di avventurarsi in lavori meno noti al grande pubblico che segue attentamente le proposte, con applausi frequenti. In particolare, è apparsa stuzzicante l’idea di proporre alcuni brani di Leonard Bernstein: l’Ouverture da Candide, il II Movimento, Chichester Psalms e le elaborate Danze Sinfoniche da West Side Story. Il pezzo estrapolato dai salmi ha richiesto l’impiego del preparato Coro di Voci bianche A.LI.VE., istruito da Paolo Facincani, dal quale è stata scelta una giovane voce per intonare il testo. Ma le inserzioni più curiose della serata sono state affidate al bravo violinista serbo Stefan Milenkovich. Allo strumentista vengono richieste doti non comuni per affrontare la scrittura di Pablo de Sarasate: del compositore spagnolo si sono ascoltate la Zigeunerweisen op.20 e la Fantasìa de Carmen dall’omonima opera di Bizet. Milenkovich ha colpito per la soavità del suono e per la costante attenzione alle dinamiche, sottolineate da un fraseggio limpido e aggraziato. Il pubblico ha mostrato grande attenzione durante l’esecuzione che si è prolungata con ben due bis, ancora Sarasate, quindi Bach con la giga che conclude la Partita n.3 in Mi magg. BWV 1006. Anche nel celebre ed imponente Prologo “Ave signor degli angeli” dal Mefistofele di Boito si è esibito il già citato coro di voci bianche, questa volta affiancato dal Coro dell’Arena di Verona, preparato da Armando Tasso, mentre l’orchestra ha assecondato le richieste di Wellber dando pieno riscatto al complesso brano operistico. La tradizione festiva reclama un po’ di spazio che le è stato concesso con la Suite op. 20a da Il lago dei cigni di Čajkovskij (Scene, Valse, Danse des cygnes, Danse espagnole, Danse napolitaine e Mazurka), l’Entr’acte (Choeur et Marche) dal quarto atto di Carmen e come conclusione di programma l’immancabile An der schönen blauen Donau op. 314.
Terminato quanto annunciato e mancando solo pochi minuti alla mezzanotte, Wellber ha abbandonato i panni del direttore, dopo aver guidato la compagine veronese nella polka schnell Unter Donner und Blitz, imbracciando una fisarmonica ed improvvisando un dialogo tra lo strumento e l’orchestra su celebri colonne sonore di Nino Rota (da 8½ a Il Padrino).
Tripudianti i consensi finali e numerose le chiamate in scena del direttore che ha saputo conquistare e traghettare nel nuovo anno il suo pubblico.