L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La voce e il violino

 di Andrea R. G. Pedrotti

 

Note liete dal concerto diretto da Victor Hugo Toro al Filarmonico di Verona. In programma il primo romanticismo di Mendelssohn e il Magnificat composto nel 1990 da John Rutter. Si apprezzano, con i complessi areniani, le prove solistiche di Giovanni Andrea Zanon, violinista, e Selene Zanetti, soprano.

VERONA, 14 febbraio 2016 - Nel giorno di San Valentino prosegue la stagione sinfonica della Fondazione Arena. In questo giorno, molte coppie di innamorati si recano a Verona per salutare la città che fu teatro della più celebre fra le storie d'amore, nella speranza che il loro sentimento possa essere magnifico come fu quello fra Romeo e Giulietta, ma - si suppone - con un esito meno truculento. Noi, al contrario, ci siamo recati nel maggior teatro cittadino con l'augurio di assistere a un concerto che, magari, non fosse memorabile quanto la passione fra la giovane Capuleti e il suo spasimante, ma che si concludesse lietamente. Siamo felici che il nostro auspicio sia stato esaudito, grazie a un programma uniforme e a una buona prova dei musicisti impegnati.

La bella Melusina e il Concerto per violino e orchestra op. 64 in mi minore di Felix Mendelssohn e Magnificat di John Rutter non hanno certamente fra loro un'evidente consecutio di significati, tuttavia la scrittura musicale dei tre brani (composti a oltre cento anni di distanza) non presenta un diaframma stilistico tale da provocare scollature emozionali. Già nella prima sinfonia notiamo la buona bacchetta del m° Victor Hugo Toro: come detto altre volte, l'orchestra della Fondazione Arena è un complesso di professori che necessita obbligatoriamente di una guida di personalità e che conosca i musicisti che si trova innanzi. Troviamo saggia, per questo, l'idea della direzione artistica di affidare al m° Toro sia la direzione di questo concerto, sia quella dell'orchestra del balletto Strings, in modo da consentire a un'unica mano di gestire gli orchestrali in queste settimane ed evitare che questi si disuniscano. Nella sua direzione abbiamo notato una grande attenzione alla palesata da una precisione rimarchevole nel guidare le sezioni e nel gestire la compattezza dell'organico, senza dover lesinare sull'impeto. Come spesso accade a Verona, sono gli archi a primeggiare, con delle belle sonorità nelle tonalità basse, ma non possiamo fare a meno di notare anche il buon ordine degli ottoni e di tutte le altre sezioni. Cambia brano, ma non muta il compositore, infatti restiamo su Felix Mendelssohn e il suo il Concerto per violino e orchestra op. 64 in mi minore per l'esecuzione del quale ci si è avvalsi del giovane strumentista Giovanni Andrea Zanon. Il violinista trevigiano, pur evidenziando ancora qualche asprezza e un calo espressivo laddove si trovi ad affrontare parti maggiormente virtuosistiche, mette in luce un fraseggio assai efficace quando l'intensità sia più necessaria della precisione tecnica. Bravo, ancora una volta, il m° Toro nel seguire lo strumentista veneto con grande attenzione per tutta la durata della prestazione.

Nessun bis e, dopo l'intervallo, passiamo a un brano contemporaneo, ossia Magnificat di John Rutter. Scritto nel 1990 per un organico di buone dimensioni, coro misto e soprano solo, risulta l'esecuzione meglio riuscita e più interessante di tutto il pomeriggio. Il m° Toro pare trovarsi più a suo agio con la scrittura di Rutter, evidenziando una maggior passionalità e dinamicità, anche nel gesto. Suddiviso in sette movimenti, il Magnificat, un pezzo il cui stile si trova a metà fra il liturgico e il cinematografico, si rivela particolarmente adatto al coro areniano, che ha opportunità di mettere in luce, in quest'occasione, le sue migliori qualità, ossia l'amalgama e il colore vocale. Stesso discorso per l'orchestra, ispirata e ancor più omogenea nelle sezioni. Le parti per soprano solo, che principia i suoi interventi a partire dal quarto movimento Et misericordia, sono state appannaggio della brava Selene Zanetti. La giovane cantante vicentina palesa bello stile, l'emissione è morbida e il timbro pastoso. Bella la gestione dei fiati e lo stile raffinato. Il suo canto è composto e naturale, scevro da sbavature o imprecisioni.

Il concerto si conclude con un successo convinto per tutti: grandi applausi al termine della prima parte per Giovanni Andrea Zanon e nella seconda per Selene Zanetti, cavallerescamente invitata dal direttore a ricevere il tributo.

Ovviamente la soddisfazione del pubblico ha coinvolto anche il maestro del coro, Vito Lombardi, e il direttore Victor Hugo Toro, curiosamente poco propenso a porsi alla ribalta, evidenziando nella gestualità la buona prestazione di solisti, coro e professori d'orchestra.

Il prossimo appuntamento con la Fondazione Arena sarà il balletto Strings, mentre per la stagione sinfonica dovremo attendere sabato 27 febbraio


 

 

 
 
 

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