L'anelito e il destino
di Roberta Pedrotti
Splendido programma dedicato a Brahms e Schumann e affidato alla bacchetta di Nikolaj Znaider, sempre infallibile garanzia di qualità. Così il Comunale saluta il pubblico della sua stagione concertistica prima della pausa estiva.
BOLOGNA 22 giugno 2016 - Nikolaj Znaider, sempre più impegnato nell'alternare l'archetto del violinista e la bacchetta del direttore, è ormai una presenza abituale nel cartellone sinfonico del Comunale di Bologna. Abituale e gradita perché il suo nome in locandina si conferma sempre una garanzia di qualità, di una lettura musicale solida, affidabile, chiara e decisa.
Con gesto pulito e preciso guida l'orchestra del Comunale senza cedimenti e rende giustizia a un programma di classica bellezza, basato sul grande binomio Schumann Brahms, autori legati da stima sincera e da una sorta di affinità elettiva perpetuata, dopo la morte prematura del primo, nella personalità catalizzante di Clara Wieck-Schumann, musa, amica, punto di riferimento, sposa dell'uno e figura quasi materna per l'altro.
L'apertura con l'Ouverture Accademica può essere un omaggio all'università cittadina nei Novecento anni del Comune di Bologna e mette già in chiaro la sicurezza e l'equilibrio del gesto di Znaider, il suono corposo fra solennità e ironia. Giusto il finale rischia un pizzico di retorica, ma è caratteristica insita nella natura stessa del pezzo e pochi, pochissimi vi sfuggono; nel complesso, viceversa, apprezziamo il rifuggire da toni inutilmente tronfi.
Il bello arriva, però, con le due grandi pagine corali brahmsiane, Schicksalslied e Nänie, nelle quali troviamo particolarmente ispirati tutti i complessi del Comunale sì da delineare, sotto la guida intelligente di Znaider, l'insanabile dicotomia fa aspirazione al bello, all'eternità di una serena purezza neoclassica e ineluttabilità della frale condizione umana. Il classicismo di Schiller in Nänie, compianto sulla caducità della bellezza ideale, sembra echeggiare quello dell'Iliade di Monti: “molte anzi tempo all'Orco/ generose travolse alme d'eroi”, memoria gloriosa, diviene la sorte anonima delle genti dimenticate “Auch ein Klaglied zu sein im Mund der Geliebten ist herrlich; Denn das Gemeine geht klanglos zum Orkus hinab.” (Anche esser un canto lamentoso sul labbro dell'amata è bello, poiché senza pianto il volgo scende all'Orco). Hölderlin, in Schicksalslied, ha un carattere più visionario, doloroso, permeato da una Sehnsucht che Znaider, l'orchestra e il coro preparato da Andrea Faidutti realizzano con un gusto, una cura, un'intensa levigatezza espressiva encomiabili.
Un breve intervallo, ed è la volta di Schumann e della sua sinfonia Renana, della quale Znaider coglie il carattere sottile di osservazione di una vita al cui palpito gioioso non si può essere del tutto partecipi. L'incedere grassoccio del fiume fra le anse, mentre sulle rive s'immaginano villaggi spensierati, nel secondo movimento, ne è un perfetto esempio, inserito in un discorso che si articola ben oltre l'illustrazione programmatica e turistica, culminando in un finale di diabolica difficoltà strumentale, nel quale Znaider fa quadrare i conti con saldo pragmatismo, dopo aver garantito, oltre a una lettura pregevole per coerenza, eleganza ed efficacia espressiva, una resa orchestrale compatta e sicura. Nella sede del Comunale, rispetto all'acustica più asciutta del Manzoni, il suono risulta sempre un poco più ridondante, ma Znaider ha cura di non lasciarlo arruffare in una confusione d'armonici sovrapposti. Non pretende e non ci promette un'epifania artistica indimenticabile, ma ci regala un bel concerto, di quelli che si ascoltano senza patemi, apprezzando l'orchestra nella sua forma e concentrazione migliore, gustandosi tutta la profonda bellezza di un programma assai ben assortito. E non possiamo che dirgli "bravo", che auspicare ancora molte stagioni di proficua collaborazione con il Comunale.
Purtroppo, saranno i primi caldi estivi (già in giugno le sale faticano un po' di più a riempirsi), sarà la concomitanza con Italia-Irlanda per i campionati europei, il teatro è meno affollato che in altre occasioni. Gli applausi sono però convinti e ben meritati.