L’essenza di Bach
di Pietro Gandetto
Anton Steck e Marieeke Spaans incantano Milano con il ciclo delle Sei sonate a cembalo e violino di Bach nell’ambito del festival internazionale di musica barocca Milano Arte Musica. La Chiesa quattrocentesca di San Bernardino alle Monache è cornice ideale per un evento raro e indimenticabile per qualità artistica e coinvolgimento del pubblico.
Milano, 27 luglio 2016 – Il centro storico di Milano è costellato da piccoli gioielli architettonici di epoca medievale e rinascimentale di cui spesso si ignora l’esistenza. Una di questi è San Bernardino alle Monache: una piccola chiesa in mattoni rossi eretta nel 1450, testimonianza del più ampio monastero trecentesco di Santa Maria di Cantalupo, soppresso nel 1798 dalle leggi napoleoniche. Un ‘salotto religioso’, dove quel che resta dei preziosi affreschi che impreziosivano le pareti è sufficiente per immergersi in un’atmosfera senza tempo. La musica fa il resto.
Il programma propone l’intero ciclo delle sei sonate di Bach “à Cembalo [con]certato è Violino solo col Basso per Viola da gamba accompagnata se piace” ed è diviso in due parti, la prima alle 18,30 con le sonate n. 2, 1 e 3, e la seconda, alle 20,30 con le rimanenti composizioni.
Marieeke Spaans è cembalista olandese di fama internazionale. Esperta di strumenti a tastiera storici, presenta il concerto con un’introduzione che conquista il pubblico per simpatia e spontaneità. Precisa che il cembalo sui cui suona - fabbricato dal noto cembalaro Andrea Restelli - ha un suono opulento, chiaro, ed è uno dei migliori su cui si sia mai esibita. Poi descrive il violino suonato dal marito, Anton Steck, fabbricato dal liutaio Jacopo Stainer nel 1652, quando lo stesso Bach si dedicava allo studio degli strumenti ad arco utilizzando, tra gli altri, proprio un violino prodotto dallo stesso artigiano. Il massimo dell’autenticità.
Nonostante alcune fonti originali prevedano la possibilità di scomporre la parte della mano sinistra del cembalo con l’introduzione di una viola da gamba, stante la struttura assai prossima a quella delle Triosonate per organo, questa soluzione non sembra necessaria quando si assiste a esecuzioni come quella di Marieeke Spaans. Il suo tocco cristallino domina l’impervia partitura con una tecnica cembalistica straordinaria. La sapienza stilistica di chi suona lo strumento dall’età di nove anni – che non è quella di un pianista mutuato al cembalo – incanta i presenti. Un tocco che dà vita a un suono nitido, tornito e modellato in ogni nota, in ogni trillo, arpeggio e semicroma. Perfetta la capacità di combinare la melodia cantabile con la costruzione polifonica delle sonate di Bach, in un intreccio sempre ricco di dettagli e di un contrappunto imperfettibile. Solida nella tecnica del trillo, nelle varazioni ritmiche e nella torrenziale scorrevolezza che la musica di Bach richiede. Un istinto musicale innato, che si esprime non solo con le mani, ma con ogni espressione del volto, che accompagna l’esecuzione tenendo il tempo, respirando a ogni pausa, a ogni nota, a ogni accento.
Perfetta sintonia d’intenti con l’altro protagonista della serata, Anton Steck, violinista di fama internazionale specializzato nel repertorio barocco e in quello moderno. Il violinista sfoggia una fisicità e una teatralità paganiniana nella magrezza, nel capello lungo e nello stile esecutivo, corroborato da una vena malinconica e romantica che ben si addice al dato letterale e al carattere scarno ed essenziale del lessico compositivo di Bach. Un unisono di personalità artistiche eterogenee. Steck si esprime con una partecipazione commovente e trae dalla partitura una individuale e personalissima sublimazione della dignità e della compostezza di Bach. Allora passano in secondo piano alcuni passaggi meno a fuoco, soprattutto nelle note acute, perché grazie alla valorizzazione del fraseggio e di ogni dettaglio apparentemente insignificante, la poesia dell’esecuzione di Steck supera la componente tecnica e regala un’autentica tensione emotiva.
A un certo punto, arriva un temporale e il vento spalanca le finestre. Alcune foglie cadono sulle persone dalle meravigliose volte a crociera. Un grillo cerca riparo dalla pioggia saltando da una spalla all’altra dei presenti. L’aria si fa più rarefatta e si avverte solo il suono della pioggia e degli strumenti, nessuno respira. Una folata di vento scompone lo spartito del cembalo e interrompe l’esecuzione per pochi secondi, quasi come un attimo di respiro all’interno della tempesta metereologica e musicale.
Finisce il concerto (Adagio e Allegro della Sonata n. 1 sono i bis) ma non la pioggia che anzi cade ancora più insistente, impedendo ai presenti di uscire dalla piccola chiesetta per una buona mezz’ora. Alcuni si avvicinano ad ammirare le decorazioni del cembalo Restelli e a dialogare con gli artisti. Lo spettacolo continua...