L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Ekaterina Bakanova è Lucia di Lammermoor a Parma

La Lucia delle fioriture

 di Valentina Anzani

Ekaterina Bakanova è una sorprendente Lucia al Teatro Regio di Parma.

PARMA, 30 marzo 2016 – Sono stati due i cast che si sono avvicendati sul palco del Teatro Regio di Parma per la Lucia di Lammermoor durante scorso mese, come due sono stati i direttori sul podio. La sera del 30 marzo le sorti della partitura erano nelle mani di Sebastiano Rolli, e la sua presenza è stata apprezzatissima: il pubblico l’ha grandemente omaggiato, e con buona ragione. Senza mai eccedere negli estremi dei volumi, si è rivelato un cesellatore fine delle pieghe del tessuto sonoro. È stato capace tanto di gestire i più concitati momenti di piena orchestra, quanto di dare lo spazio e il risalto che spetta alle prime parti (e si sa quanto questo sia importante in un’opera come questa, in cui i numerosi assoli orchestrali sono interventi fondamentali sul piano della retorica).

La regia di Brockhaus ripresa da Valentina Escobar, con le storiche scene di Josef Svoboda rivisitate da Benito Lenori e i costumi di Patricia Toffolutti pure rinnovati rispetto all'originale produzione maceratese, è in realtà essenziale – al limite del monotono – con la sua epoca elegante ma incerta e il suo telo stropicciato a riflettere proiezioni d’evocazione: niente più che enormi margherite che circondano la virginale Lucia al suo primo apparire, un moto ondoso che accompagna il duetto dell’addio dei due innamorati prima che il mare li separi, una tinta rosso cupo all’avvicinarsi della tragedia. Dietro il telo gradoni regolari, su cui compare all’occorrenza qualche mobile. In ogni caso è una struttura di contorno che, se non entusiasma, nemmeno disturba, e demanda agli interpreti la creazione di dinamicità e di coerenza scenica.

Questi si arrangiano come possono, nel tentativo – chi più, chi meno – di delineare una figura a tutto tondo del proprio personaggio. Colei che riesce del tutto nell’intento è Ekaterina Bakanova. La cantante debuttò il ruolo di Lucia con il medesimo allestimento nel 2012 e nel tempo ha avuto modo di acquisire una padronanza tecnica e una scioltezza fisica tali da renderla padrona del proscenio (dove di fatto Brockhaus la vorrebbe per tutta l’opera); è a suo agio con lo scarno apparato scenografico: non ha bisogno di orpelli cui affidarsi, lei è tutta voce ed intensa espressione corporea, e questo basta. Ha un mezzo vocale che regge bene le discese al grave così come svetta nei sovracuti, che riluce di un caleidoscopio di nuances, che le permette di fiorire con abbondanza di puntature e di un delizioso trillare. E delinea davvero con la voce la progressiva disgregazione della salute mentale di Lucia: lo fa con la trasformazione sapiente della qualità del timbro e nella scelta delle agilità, in un scivolare nell’isteria costellato di salti sempre più ampi e intervalli sempre più aspri. La Bakanova ha concluso la sua ultima replica in un trionfo.

Più tiepida l’accoglienza riservata a Alessandro Scotto di Luzio, pur dotato di un mezzo potente e uniforme che lo rende un Edgardo dalla voce di velluto; sa trarre partito dalla grazia della collega, riuscendo in un duetto di grande effetto. A interpretare Enrico Ashton vi era Fabian Veloz, che se è corretto nell’interpretazione, risulta un po’ rigido nella presenza scenica. Buona la prova anche di Matteo Desole (Arturo), Luca dall’Amico (Raimondo), Elena Traversi (Alisa) e Roberto Carli (Normanno).

Una nota di merito va anche al Coro del Teatro Regio di Parma, che non si smentisce e conferma la sua fama di formazione precisa nell’intonazione e nell’intenzione interpretativa.

Dispiace sempre non poter trovare soddisfazione della propria curiosità nel più che scarno programma distribuito in sala, che ostinatamente non riserva agli artisti impegnati nella produzione niente più che l’indicazione di nome e cognome.

foto Roberto Ricci


 

 

 
 
 

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