L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

claudia pavone, la traviata

L'identità di Violetta

 di Federica Fanizza

Nella Traviata comprodotta fra i teatri di Reggio Emilia, Modena e OperaLombardia si segnalano il promettente debutto di Claudia Pavone e l'attenta concertazione di Francesco Lanzillotta, mentre non del tutto risolta appare la regia di Alice Rohrwacher.

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Leggi anche la recensione della recita di Brescia del 16/12/2016 (a cura di Andrea R. G. Pedrotti)

 

CREMONA, 8 dicembre 2016 - Si spoglia del sua abito di scena, La traviata, nell’allestimento della regista Alice Rohrwacher, per assumere la sua vera identità di Violetta Valery, o Margherita Gauthier, Marie Duplessis, Alphonsine Plessis. La crinolina ottocentesca rimane il solo riferimento cronologico alla realtà di una vicenda che ai tempi di Verdi era contemporanea in un allestimento che nel progetto della regista doveva ricostruire un set cinematografico. L'intuizione, però, è rimasta circoscritta al solo I atto, in cui un salottino allestito in un angolo rievoca casa Valery, mentre tutt’attorno il coro, trasformato in maestranze tecniche, lavora frenetico e dà vita alla festa d'apertura. Così, quella che doveva essere una felice idea innovativa rimane relegata a poche tracce di citazioni di allestimenti già visti più o meno noti (specchi riflettenti, fiori di plastica piantati sul palco, stracci abbandonati, attrezzi di scena, bambine che rievocano la fanciullezza della protagonista) che appesantiscono la stessa messinscena. Il primo quadro del secondo atto presenta una Violetta spogliata di ogni suo avere, con la sola sottoveste candida, in un ambiente che vorrebbe raffigurare il rifugio in campagna, un prato verde con una fossa, sovrastata da una zolla da cui pendono radici Con qualche affanno tecnico questa verrà nuovamente calata trasformandosi nella casa di Flora pronta per la festa. Festa che, forse, rimane il momento interessante di tutta l’allestimento, con un gioco di rimandi a una moderna “corte dei miracoli” di cui Alfredo, suo malgrado, diviene il re. E qui Violetta ritorna a essere Traviata con il suo abito di scena, salvo poi spogliarsene all’invettiva di Alfredo per riprendere la sua vera essenza di donna ammalata nell’anima. Un video durante il preludio dell’atto III ci mostra la Traviata fanciulla che sfoglia una margherita nel gioco del “m’ama non m’ama”: ci dovrebbe ricondurre ancora in un ambito di cinematografico, ma ormai l’attenzione dello spettatore è tutta rivolta in altra direzione.

L’allestimento era una coproduzione fra OperaLombardia, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e il Teatro Comunale Pavarotti di Modena affidato a un cast per lo più di giovani interpreti. Nei panni di Violetta Valery si alternavano Mihaela Marcu e Claudia Pavone, quest'ultima impegnata nella recita pomeridiana dell'8 dicembre (turno B) al Ponchielli dopo la buona accoglienza riscossa al debutto nel ruolo nei teatri emiliani. Disinvolta nella recitazione, dimostra di saper gestire pienamente il personaggio dal punto di vista sia scenico sia vocale, consapevole dei propri mezzi artistici, promettenti ma ancora in maturazione. Dotata di voce morbida, è stata capace di affrontare le agilità e le difficoltà sparse nella partitura: poco importa se il mi bemolle della cabaletta “Sempre libera” non sia riuscito, se nel complesso non ha mai fatto avvertire forzature, nel segno di una chiara linea di canto. Merito anche della direzione musicale di Francesco Lanzillotta, che ha dovuto amministrare un palcoscenico artisticamente squilibrato riuscendo a calibrare tempi e sonorità per valorizzare le caratteristiche dei singoli interpreti. Il tenore Antonio Gandia, come Alfredo Germont, ha così retto la parte accanto alla Pavone in modo corretto e misurato sia come attore sia come cantante. Poco da segnalare, invece, in merito alla prestazione di Marcello Rosiello, Giorgio Germont severo e austero, un po’ opaco dal punto di vista vocale, dalla gestualità molto tradizionale e statica.

Il resto del cast (Flora Bervoix, Daniela Innamorati, Annina, Alessandra Contaldo, Gastone, Giuseppe Distefano, Il Barone Douphol, Davide Fersini, Il Marchese D’Obigny, Matteo Mollica, Il Dottor Grenvil, Shi Zong, Giuseppe, Alessandro Mundula, Domestico di Flora, Pietro De Fino, Commissionario, Victor Andrini) si presentava al di sotto delle aspettative così come il coro di OperaLombarda diretto Maestro del Diego Maccagnola, vocalmente debole. Le scene di Federica Paolini e i costumi Vera Pierantoni Giua, esclusi gli abiti ottocenteschi di Flora e Violetta (firmati Miu Miu), erano di fattura contemporanea e davano forma al progetto registico della Rohrwacher assieme ai movimenti coreografici di Valentina Marini.

Alla fine il pubblico, con teatro esaurito, ha decretato un successo convito sapendo giustamente calibrare gli applausi in relazione alla qualità della prestazione dei singoli elementi, salutando con una ovazione la giovane protagonista.

foto tratte dalle recite con entrambe le interpreti: Mihaela Marcu (bionda) e Claudia Pavone (mora)


 

 

 
 
 

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