L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il barbiere di siviglia a Trieste

La semplicità della commedia

 di Federica Fanizza

Concertazione fin troppo blanda, ma messa in scena essenziale ed efficace per il capolavoro rossiniano a Trieste. Nei due cast si segnalano alcune giovani voci formatesi all'Accademia Rossiniana di Pesaro.

TRIESTE 10 e 11 febbraio 2017 - Le note della sinfonia del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini scorrono a sipario chiuso nell'allestimento semplice e tradizionale in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Triste , già presentato nella scorsa estate per l'inaugurazione del teatro dell'Opera di Dubai. 

L'impianto fisso ideato da Aurelio Barbato si colloca in un '700 tra rococò e classicismo, con due bauli che si trasformano in scrivania e in spinetta, un armadio dal quale gli artisti con poche mosse traggono i necessari oggetti di scena. La necessità del risparmio si fa virtù nell'evocare il mestiere antico del trovarobe. 

La regia di Giulio Ciabatti si ricollega alla storia della commedia borghese che da Molière, passando attraverso Goldoni, giunge fino a Beaumarchais e alla sua trilogia di Figaro. Abbiamo, quindi, un Barbiere essenziale, opera buffa e non farsa, senza gag estranee al testo o particolari voli interpretativi. 

La direzione musicale del giovane Francesco Quattrocchi, già concertatore a Dubai, ha rispettato questa impostazione scenica con tempi tendenzialmente lenti e smussando fin troppo il ritmo rossiniano. Sostanzialmente equilibrata la qualità delle due compagnie.

Il primo cast ha il suo punto di riferimento nella Rosina di Aya Wakizono, mezzosoprano di coloratura dalla voce pastosa e dalla dizione precisa, che domina il fraseggio e le agilità, anche se non sempre con totale spontaneità e naturalezza. Al suo fianco, il conte d'Almaviva di Giorgio Misseri, anch'egli un giovane con già importanti esperienze alle spalle: disinvolto e spaccone al punto giusto nei sui vari travestimenti, è dotato certamente efficace per espressione, stile e agilità, per quanto non gli guasterebbero maggior attenzione e sicurezza nell'emissione dell'acuto.

Il Don Bartolo di Domenico Balzani si distingue per la misurata esperienza di autorevole padrone di casa. Gli è degno compare Giorgio Giuseppini, Don Basilio che dà alla sua aria della "Calunnia" la natura di un consiglio spregevole, ma sempre in una confidenza tra pari.

Un discorso a parte per il Figaro di Mario Cassi, fra i più assidui ed esperti interpreti del ruolo ma giunto all'ultimo momento per sostituire un collega e quindi, benché convincente, inevitabilmente un po' meno affiatato al disegno generale e alla linea rilassata della concertazione.

Avvantaggiato dall'aver partecipato fin dall'inizio alle prove era sicuramente il baritono Vincenzo Nizzardo, Figaro nel secondo cast, sapiente e consapevole deux ex macchina della commedia. Leggermente in difficoltà nel sillabato il Bartolo di Fabio Previati, mentre corretto il Basilio del basso Gianluca Breda, anche se un po' a disagio nel contegno impostogli dalla regia.

Cecilia Molinari conferisce a Rosina un taglio più giovanile rispetto alla collega, come lei e i due tenori recente ex allieva dell'Accademia Rossiniana di Pesaro: buona attrice si distingue per la naturalezza nel registro acuto. Al suo fianco, il conte di Almaviva di Vassilis Kavayas risultava forse fin troppo misurato e intimorito, ma la sua voce di grazia non manca d'interesse.

A contorno, per tutti e due cast, il bravo Fiorello di Giuliano Pelizon, la simpaticissima Berta di Maria Cioppi e l'Ufficiale di Hektor Leka, artista del coro del Teatro Verdi, diretto da quest'anno da Francesca Tosi. La figura muta - o quasi - del servo Ambrogio non è stata prevista in questa produzione.

Successo caloroso per le due serate ugualmente distribuito tra i due cast da parte di un pubblico triestino anagraficamente variegato. Nella serata di sabato dominava la presenza di giovani ai quali il Teatro, tramite un'accordo tra Fondazioni bancarie e istituti scolastici, fornisce abbonamenti agevolati: forse il sistema migliore per formare le future generazioni di pubblico.

Visual Art Fotografia


 

 

 
 
 

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