L’Ape musicale

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La passione dalle rivoluzioni

 di Gustavo Gabriel Otero

Dopo una serie di defezioni e cambi in corsa, Andrea Chénier torna al Colon nel centocinquantesimo dalla nascita di Umberto Giordano e si fa apprezzare per una compagnia di canto che non delude, anzi supera le aspettative. 

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Buenos Aires, 9 dicembre 2017 - Questo dicempre sembra essere il mese di Andrea Chenier con ben sette produzioni diverse in giro per il mondo a condurre alla ghigliottina lo sfortunato poeta e Maddalena di Coigny a Praga, Oviedo, Monaco, Kassel, Budapest, in apertura della stagione della Scala di Milano [leggi la recensione] e in chiusura di quella del Teatro Colón di Buenos Aires.

La genesi di questa nuova produzione del Colón ha sofferto una catena sorpendente di cancellazioni e infortuni. Alla rinuncia degli interpreti principali previsti er le recite in abbonamento si è aggiunto l'intempestivo abbandono - a ventiquattro giorni dalla prima - della regista, la cineasta Lucrecia Martel, e dei suoi collaboratori.

Nelle due recite straordinarie previste per sabato 9 e martedì 12 dicembre si sono rispettati tanto la direzione musicale quanto il cast annunciati, il che ha determinato un maggior interesse rispetto alla martoriata locandina delle recite abbonamento e il risultato non ha deluso e, anzi, ha superato le aspettative.

Gustavo López Manzitti ha offerto un Andrea Chenier al quale non è mancata alcuna nota della tessitura. Intenso e coinvolto fin dal principio, il suo Improvviso ha dato prova della ualità vocale e della costante crescita artistica del tenore argentino. Credibile ed eroico nel secondo atto, si è amalgamato alla perfezione con il soprano, elettrizando poi con "Sì, fui soldato" nel terzo. Nel quarto ha delineato con fraseggio accurato, acuto brillante e intenzioni impeccabili "Come un bel dì di maggio" per poi far espandere nuovamente intensità drammatica e passione nel duetto finale.

Daniela Tabernig è un soprano di belle qualità liriche che osa di più e che in questa occasione non solo non ha deluso, ma ha brillato in un ruolo difficile e intenso, che affrontava per la prima volta. Nel primo atto il suo lirismo si è prestato in maniera eccellente a delineare la giovane ingenua e un poco sognatrice Maddalena. Nel secondo si è imposta per la sua grande presenza scenica e una purissima linea di canto; il suo ingresso come donna provata dalle traversie causate dalla Rivoluzione e dalle sue conseguenze ha dimostrato che può, anche, brillare nei ruoli drammatici. Ha dominato nel duetto con Chénier per la cavata potente e l'espressività immacolata. Nel terzo e nel quarto, quando il personaggio si evolve in una donna  senza timori, disposta a tutto per il suo grande amore, Tabernig ha mostrato, senza dubbio, il suo valore e la costante evoluzione tecnica, Nell'aria "La mamma morta" ha gestito con intelligenza drammatica il vibrato e gli accenti, ponendo in ogni frase una profondità espressiva che ha convinto e commosso. Infine, si è unita a meraviglia con Chénier per un duetto pieno di travolgente passione in cui entrambi i cantanti non si sono risparmiati e hanno toccato il cuore del pubblico.

Leonardo Estévez è stato un Carlo Gérard molto convincente, che ha amministrato con efficacia i suoi mezzi per un risultato altamente encomiabile. Si è presentato con espressività e buon gusto. Nel secondo atto ha saputo distinguersi nel difficile concertato e nel terzo è stato vibrante nell'arringa "Lacrime e sangue", espressivo e vigoroso in "Nemico della Patria", profondamente coinvolto nel resto dell'opera.

Emozionante Alejandra Malvino con il rifinito sentimento che ha conferito alla vecchia Madelon, ben sviluppata nel canto e nella recitazione la Bersi di María Luján Mirabelli, un piccolo lusso il veterano Luis Gaeta come Mathieu, senza pecche il Roucher di Mario de Salvo e stilisticamente perfetto l'intrigante Incredibile di Gabriel Centeno mostrando, parimenti, un'efficace crescita artistica rispetto a precedenti occasioni.

Adeguato e professionale il resto del cast, così come il Coro Estable diretto da Miguel Martínez.

La concertazione del veterano Mario Perusso ha sempre offerto il necessario appoggio ai cantanti, senza eccessi e cusì da conferire alla partitura tutte le dosi necessarie di sottigliezza, lirismo e passione.

Per i pochi giorni di preparazione, la messa in scena di Matías Cambiasso è parsa logica e attinente alle indicazioni del libretto, sebbene mancasse forse una maggior definizione attoriale per i solisti, che parevano lasciati al loro destino. La scenografia funzionale di Emilio Basaldúa è stata una buona cornice astratta mentre i costumi, evidentemente scelti dall'archivio, da Eduardo Caldirola, hanno rispettato lo stile. Le luci di routine di Rubén Conde e i poveri movimenti coreografici di  Carlos Trunsky non hanno aggiunto molto.

foto Prensa Teatro Colón / Máximo Parpagnoli

Teatro Colón. Umberto Giordano: Andrea Chénier. Opera in quattro quadri. Libretto di Luigi Illica. Marías Cambiasso, regia. Emilio Basaldúa, scene. Eduardo Caldirola, selezione dei costumi. Carlos Trunsky, coreografia. Rubén Conde, luci. Gustavo López Manzitti (Andrea Chénier), Daniela Tabernig (Maddalena di Coigny), Leonardo Estévez (Carlo Gérard), María Luján Mirabelli (la mulatta Bersi), Vanesa Tomas (la contessa di Coigny), Alejandra Malvino (Madelon), Luis Gaeta (Mathieu), Mario De Salvo (Roucher), Gabriel Centeno (Incredibile), Ernesto Bauer (Fleville), Pablo Politzer (l'Abate), Alejandro Meerapfel (Dumas), Víctor Castells (Fouquier Tinville e Maggiordomo), Alejandro Spies (Schmidt). Orchestra e Coro del Teatro Colón. Maestro del coro: Miguel Martínez. Maestro concertatore e direttore: Mario Perusso.


 

 

 
 
 

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