Spirito klezmer e retrogusto amaro
di Roberta Pedrotti
Un cambio di programma improvviso ci priva dell'opportunità di ascoltare dal vivo per intero Dreams and Preyers of Isaac the Blind di Osvaldo Golijov, ma il clarinettista klezmer David Krakauer, con eccezionale bravura, ha modo di entusiasmare eugualmente. Nella seconda parte del concerto Steven Sloane dirige la Nona di Mahler in una prospettiva inusuale, corrusca e concreta.
BOLOGNa, 13 aprile 2014 - Un pizzico di delusione non si può nascondere. Come già avvenuto nell'ultimo concerto, con lo studio da concerto Feux Follets di Tarnopolskij (1955) rimandato a data da destinarsi e sostituito dalla Notte sul Monte Calvo di Musorgskij, anche ora il programma annunciato è stato cambiato all'ultimo momento e a farne le spese è stato nuovamente un brano di musica contemporanea, Dreams and Preyers of Isaac the Blind di Osvaldo Golijov (1960), di cui è stato eseguito solo il terzo movimento. No, non si può proprio celare quel retrogusto frustrante che si assapora tenendo in mano un programma in cui si descrivono ampiamente la struttura e i rapporti di tensione nel lavoro del compositore argentino d'origini russe, nel vedere per la seconda volta consecutiva un programma pensato con precisi equilibri trasformarsi in altro. Di certo, bisognerà riflettere sulle ragioni di queste variazioni dell'ultimo momento. Noi, chinata la fronte e riposta ogni domanda dal momento che vuolsi così colà dove si può ciò che si vuole, ascoltiamo con attenzione l'accostamento fra la Nona Sinfonia di Mahler con un'opera che guarda alla tradizione ebraica, così importante per l'autore del Lied von der Erde, divenire un accostamento fra la grande architettura mahleriana e un piccolo concerto decisamente klezmer per clarinetto solista e orchestra d'archi. Il relitto di Golijov si tramuta più che altro in un primo banco di prova della straordinaria bravura di David Krakauer, che poi generosamente offre al pubblico una serie di proprie trascrizioni per solo e archi di melodie ebraiche, con ampi spazi di improvvisazione che lasciano letteralmente a bocca aperta. Krakauer è, in senso latino, un mostro, in senso romantico un demone: il suo clarinetto ha la duttilità sovrannaturale dei migliori cantori di sinagoga, la gestione del fiato è prodigiosa, l'estensione e il virtuosismo veramente trascendentali, splendenti, ma soprattutto colpisce la capacità veramente canora di giocare con i colori e moltiplicare quasi l'identità del suo strumento, che acquista ora lo squillo argenteo dell'ottavino, ora quello bronzeo della tromba, ora i riflessi lignei d'un flauto di Pan. Sì, ci spiace di non aver sentito da tale artista l'intero pezzo di Golijov, ma ci ha esaltati comunque ascoltare dal vivo un tale prodigio di tecnica e comunicativa: tale da farci desiderare ancor più ardentemente o una prossima occasione con Dreams and Preyers of Isaac the Blind o una serata puramente klezmer che lo veda comunque protagonista.
Complice pronto e divertito, di fronte a un pubblico in delirio, è dal podio Steven Sloane, pronto poi al duro cimento dell'ultimo lavoro sinfonico di Mahler. Concentrato e sicuro, qui si è imposto come guida in una lettura solida, accurata, concreta. Un ottimo punto di partenza, che si è evoluto in un'interpretazione compatta e non banale, che fa riflettere sulle anime coesistenti nell'opera di Mahler: decadente, sensuale, meditativa, estatica, perturbante, popolare, infantile, funebre, solenne, grandiosa, intima, klezmer, classica. E molto altro. Il Mahler di Sloane è corrusco, austero, teutonico, ma non suona fuori luogo, anzi, stupisce ribadendo come la natura composita e tormentata di questa ispirazione si sappia mostrare nelle forme più insospettabili, un titano multiforme ed eternamente sfuggente. L'orchestra lo segue con grande attenzione e impegno. Nulla di epocale o indimenticabile, ma una visione intelligente e una resa nel complesso positiva per un concerto che ci appare, almeno parzialmente, come un'occasione perduta, ma ci ha saputo offrire comunque soddisfazioni, prima fra tutte l'estroversa generosità e l'altissima arte di David Krakauer.