Aida in crescita
di Giuseppe Guggino
Il più popolare grand-opéra verdiano chiude con successo la 70esima edizione del Luglio Musicale Trapanese, inaugurata dalla messa in scena del medesimo titolo in Tunisia, frutto di una sinergia fra le due sponde del Mediterraneo; il successo nella vendita di biglietti, sintomatico di una realtà in crescita nelle ultime edizioni, porta anche all’apertura al pubblico della prova generale.
Trapani, 18 agosto 2018 - Apertosi all’insegna del dialogo fra sponde del Mediterraneo, con un’Aida portata in tournée sulle coste settentrionali della Tunisia, è sempre lo stesso spettacolo en plain air a Trapani a concludere la 70esima fortunata edizione del Luglio Musicale Trapanese. Alla serata conclusiva, programmata per il 19 agosto il successo al botteghino è tale da richiedere l’apertura al pubblico della prova generale, il giorno precedente, della quale si riferisce.
Rispetto alla differente edizione dell’anno precedente, questa Aida affidata alla regia di Raffaele Di Florio e alla bacchetta di Stefano Romani si caratterizza per qualche riconferma nel cast e molti correttivi, in genere migliorativi. Scontate le necessarie cautele – più che comprensibili, in vista della recita del giorno seguente – Dario Prola si rivela Radames attento e plausibile, proseguendo il percorso di sviluppo di una vocalità estremamente interessante, rivelatasi proprio a Trapani qualche anno or sono, allorquando si produsse come Calaf di assoluto rilievo. Maite Alberola è soprano di ascendenza palesemente lirica che pertanto punta a risolvere con maggiore convinzione le frasi più accorate della schiava etiope, segnalandosi però non senza sorpresa per una realizzazione vocale e scenica tutt’alto che rinunciataria; la fatica del lavoro sui centri si riflette inevitabilmente in cielo poco azzurro e un poco velato che però non inficia più di tanto un prova di indubitabile pathos. Riconfermato dalla precedente edizione, Giuseppe Garra si segnala quale Amonasro un poco vilain ma di sicura e più che affidabile impostazione; meno convincente invece è la riconferma di Daniela Diakova, chiamata a prodursi in un’Amneris decisamente ingolata, costellata da numerose libertà di solfeggio ritmico e risultante, nell’insieme, fin troppo poco regale.
I bassi Enrico Rinaldo e Andrea Comelli, rispettivamente Re e Ramfis, svolgono il loro ruolo con precisione nelle scene e nei concertati, mentre emergono sia Luciana Pansa che Giuseppe Infantino, impegnati rispettivamente nei ruoli della sacerdotessa e del messaggero.
Per l’occasione le masse del Luglio musicale erano rinforzate da elementi dell’Opéra de Tunis e dell’Orchestre Symphonique Tunisien, senza la circostanza composita ledesse la compattezza di insieme nei momenti corali, ben preparati da Fabio Modica e consentendo persino a Stefano Romani sul podio, pur nella sveltezza generale dei tempi staccati, qualche cura di dettaglio nel fraseggio.
Lo spettacolo di Raffaele Di Florio, contrariamente alla precedente edizione trapanese, rinuncia ad ogni elemento totemico-simbolico, ripiegando su una lettura sostanzialmente oratoriale nella quale però si limitano con maggiore efficacia le cadute di stile. La collaborazione con Lucia Imparato per scene e costumi porta ad un impianto sostanzialmente statico, consistente in strutture a tubi inclinati capaci di ospitare artisti del coro in praticabili a livelli sfalsati, che si rivela efficace ancorché non particolarmente fantasioso. Meno coerenti risultano i momenti coreutici affidati a Cinzia Sità.
Del successo di pubblico s’è detto, si aggiungano anche i buoni risultati conseguiti nella ripartizione del contributo del FUS e non rimarrà che augurare all’incremento numerico di opere (ben cinque, di cui quattro di repertorio e una rara Importanza di essere Franco di Mario Castelnuovo Tedesco) e concerti registrato in questa 70esima edizione d’essere solida permessa per l’ulteriore crescita numerica e soprattutto artistica nella prossima edizione.