I colori, e nient'altro
Spettacolare, anche se non entusiasmante, l'Aida al Carlo Felice di Genova. Si apprezza Maria Teresa Leva nei panni della protagonista.
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GENOVA, 15 dicembre 2018 - Aida et Radamès sono fra le grandi coppie tragiche dell'opera, la loro storia parla d'amore e di colpa, di tradimento e gelosia. Questa sera è narrata al Teatro Carlo Felice di Genova. La messa in scena di Alfonso Antoniozzi è soprattutto basata sull'effetto delle videografie di Monica Manganelli. Di volta in volta scenografie o liberi effetti di luce, mostrano architetture vagamente egiziane, paesaggi desertici che fanno pensare alla saga di Dune, portali, scalinate o anche figure astratte, raggi di luce danzanti, esplosivi, sempre legati alla musica, pieni di colori, evocativi. Siamo un tantino sorpresi dai prigionieri etiopi: Aida e il padre, il re Amonasro, sono certamente nobili quanto gli egiziani, allora perché i loro guerrieri devono sembrare usciti da un qualche sogno colonialista? Perizomi, pitture tribali in viso, lance... E perché i danzatori, con una coreografia peraltro assai noiosa, dovrebbero portare costumi che simulano nudità? Gli costumi sono piuttosto belli, soprattutto quello di Aida, ampio e morbido nei suoi toni caldi del giallo e del rosso, e quelli verde invidia di Amneris. Amneris è questa sera Alessandra Volpe, che rivela la sua voca solamente a partire dal terzo atto, quando si libera del suo vibrato eccessivo. Maria Teresa Leva è un'Aida toccante e convincente fin dall'inizio, dagli acuti dolci e delicati, dai pianissimo pieni di forza. Amadi Lagha è un Radamès credibile, con la sua voce tenorile piena e rotonda, dai suoni talora un po' forzati. Sergio Bologna nei panni di Amonasro ruba del tutto la scena a Ramfis, alias Fabrizio Beggi. Abbiamo un baritono forte e coinvolgente, con una presenza scenica intrigante, mentre Ramfis ha l'aria di essere uscito da Star Wars, e tutta quella pittura bianca sembra avergli influenzato la voce.
Andrea Battistoni dirige con molta energia, esagerando talora i ritmi di marcia, già ben scanditi in Verdi.
Notiamo qualche dettaglio tecnico: i sovratitoli appaiono qualche volta in ritardo, lo schermo video resta bianco per un momento.
Insomma, una produzione interessante, che viene salutata con applausi calorosi.
foto Marcello Orselli