Sinfonie d'estasi
di Giuseppe Guggino
Inaugurazione vincente quella della stagione sinfonica del Teatro Massimo di Palermo nella quale l’orchestra residente, ancora una volta guidata dal direttore musicale Gabriele Ferro, propone una sontuosa lettura della Lyrische-Symphonie di Zemlinsky e dell’ultima sinfonia di Skrjabin.
Palermo, 8 febbraio 2018 - È un insolito accostamento di due pagine del ‘900 all’insegna dell’estasi a caratterizzare il concerto inaugurale della stagione sinfonica del Teatro Massimo di Palermo; insolito perché la Lyrische-Symphonie di Alexander Zemlinsky è pagina sì scintillante nell’orchestrazione, vagamente riconducibile a certe atmosfere della Salome straussiana, ma nella quale il discorso musicale può farsi armonicamente tesissimo, esattamente all’inverso di quanto non possa accadere nella Sinfonia n. 4 Le poème de l’extase di Aleksandr Skrjabin, appariscente nel suo guardare a ritroso all’universo sonoro di un Rimsky-Korsakov.
Il comune denominatore è certamente l’innegabile estasi sonora procurata dai rispettivi organici a ranghi allargati. Ed è stato un piacere ritrovare l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, anche in quest’altra inaugurazione diretta da Gabriele Ferro, quasi irriconoscibile rispetto a quella molto deficitaria impegnata nel recente Guillaume Tell [leggi]. Nei sette pannelli della Lyrische-Symphonie erano impegnati sui versi di Tagore anche Twyla Robinson, soprano timbricamente apprezzabile ma risucchiata dall’insieme, e Albert Dohmen, capace di una cavata di velluto che si faceva meno sonora salendo nel pentagramma.
È però nella pagina di Skrjabin che, complici i soli sufficientemente precisi del primo violino e l’ottimo livello delle prime parti (tromba e clarinetto su tutti), si è registrata una buona compattezza di suono, condizione necessaria per mandare in estasi il pubblico in sala, così come puntualmente avvenuto a fine del concerto.
foto Rosellina Garbo e Franco Lannino