Puccini in salute
Con l’aggiunta del Tabarro a Firenze, è finalmente completato il Trittico secondo Denis Krief, già avviato a Cagliari e Lucca. Eccellente la concertazione di Valerio Galli e notevole, in particolare, l’apporto interpretativo di Maria José Siri e Anna Maria Chiuri.
FIRENZE, 15 novembre 2019 – Il trittico di Puccini secondo la lettura teatrale di Denis Krief – artefice su tutti i fronti, come del resto è suo solito: regìa, scene, costumi e luci – è un allestimento curiosamente nato a poco a poco, dal secondo al terzo fino al primo atto unico che compongono l’intero lavoro. Suor Angelica è andata in scena nel marzo 2018 al Teatro Lirico di Cagliari, disgregata dal resto del trittico e giustapposta in dittico a Turandot di Busoni; nell’ottobre successivo, il Teatro del Giglio di Lucca ha lasciato Busoni in Sardegna e ha promosso un Gianni Schicchi che prendesse la mano sinistra di Suor Angelica; il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ha infine completato il percorso, unendosi alla coproduzione e aggiungendo in testa a tutto il mancante Tabarro: le quattro applauditissime recite del 15-23 novembre valgono molte informazioni.
Informazioni sullo stato di salute del teatro. Allestire Il trittico, con le sue tre ore di musica densa, la sua quarantina di personaggi e le sue drammaturgie complementari, significa uno sforzo importante e dimostra qui più di un merito: l’intraprendenza artistica (assistere ai tre atti insieme è un privilegio), la capacità organizzativa (allestirli con alto esito non avviene per caso), la responsabilità educativa (il pubblico riceve un impegnato atto culturale) e l’investimento economico (virtuoso, vista la progressiva cordata di tre teatri). Sala piena e partecipe, benché Il trittico non sia popolare quanto La bohème, e in barba alla grave crisi di pubblico – dunque superata – che ha afflitto il MMF negli ultimi lustri; la nuova sovrintendenza sappia tenerne conto, allorché annuncia il rincaro dei biglietti e la priorità al turismo internazionale: ricordi che il teatro ha appena ritrovato la città.
Alla maniera di Krief, si può fare uno spettacolo completo anche con un dispendio limitato: lo stesso impianto scenico diviene l’orizzontale scafo del battello nel Tabarro, la verticale muratura del monastero in Suor Angelica e l’affaccio dell’abitazione su Firenze in Gianni Schicchi. Non c’è bisogno che i costumi caratterizzino con prepotenza i personaggi – Il trittico implica, del resto, il livellamento delle suore nelle loro tonache – se la messinscena riceve valore da un semplice ma caparbio lavoro con gli attori. L’orecchio, poi, ammira quanto e più dell’occhio: specialista pucciniano, il concertatore Valerio Galli conosce sì la vividezza di passo drammatico e tinte strumentali del repertorio verista, ma sa pure esaltarvi, senza calligrafismi, le preziosità fraseologiche e le opalescenze orchestrali, ossia il debito di Puccini alla Francia non solo naturalista ma anche impressionista e simbolista.
Tanto importante e smaltata nel canto quanto comunicativa e genuina nel porgere, Maria José Siri domina lo spettacolo come Giorgetta e Suor Angelica. Nel Tabarro la affiancano il protervo Michele di Franco Vassallo, lo spavaldo Luigi di Angelo Villari e la vulcanica Frugola di Anna Maria Chiuri, che passa poi nei due atti successivi come granitica Zia Principessa e sorniona Zita: un capolavoro di camaleontismo attoriale attraverso una vocalità invariabilmente sontuosa e inconfondibile. Opinabilità nel solo Gianni Schicchi sugli interpreti delle prime parti: il protagonista Bruno De Simone è infatti sì una sapiente macchina comica, ma il suo bacino d’elezione sarebbe l’opera napoletana del Settecento, mentre Dave Monaco e Francesca Longari, come Rinuccio e Lauretta, recano sì la freschezza giovanile, ma forse non ancora spalle forti per le rispettive, perigliose romanze.