Soirée Rossini
di Stefano Ceccarelli
All’interno del complesso architettonico della Nuvola, il Teatro dell’Opera di Roma mette in scena una serata rossiniana: protagonisti sono, oltre all’orchestra del Costanzi, il direttore Fabio Biondi e tre allievi del progetto “Fabbrica” Young Artist Program, Angela Schisano, Arturo Espinosa e Alessandro Della Morte. Il concerto è gradevole e riscuote l’apprezzamento del pubblico.
ROMA, 18 settembre 2020 – L’auditorium che si trova all’interno della Nuvola, nel pieno del viale monumentale del quartiere dell’Eur, dovrebbe ospitare più spesso concerti. È, infatti, molto bello, e potervi entrare attraverso tutto il complesso della Nuvola è certamente un’esperienza suggestiva.
Dopo la stagione estiva al Circo Massimo, che ha visto il Teatro dell’Opera di Roma fra le prime istituzioni musicali a riprendere l’attività concertistica, si ha questa anticipazione della stagione regolare (Covid permettendo, si spera) che consiste in una serie di concerti, appunto, nell’auditorium della Nuvola. Protagonista di quello del 18 settembre è Gioachino Rossini: si tratta di una ben studiata macedonia di arie e duetti da varie opere, inframmezzate dalle ouverture delle stesse.
Il maestro Biondi dirige assai bene il concerto. Ha una notevole sensibilità rossiniana, soprattutto nella tessitura ritmica, nella valorizzazione degli accenti, dell’agogica: insomma ha un buon respiro rossiniano e fa ‘cantare’ l’orchestra di quel brio che è forse la marca più autentica del Rossini comico. Tutto il concerto, del resto, attinge esclusivamente al repertorio rossiniano comico; nell’ordine, le ouverture sono: Il barbiere di Siviglia, La scala di seta, La Cenerentola, La cambiale di matrimonio e, in conclusione, Il signor Bruschino. L’orchestra, da par suo, ha un buon suono e non si registrano errori considerevoli: insomma, la serata procede musicalmente bene.
Fra i tre solisti, l’esecutrice che ottiene il maggior successo personale è probabilmente il mezzosoprano Angela Schisano. Dotata di una voce abbastanza potente, soprattutto nel registro medio, ha certamente margine di miglioramento nell’interpretazione, come pure nella gestione delle variazioni e in qualche altro particolare, ma si mostra già cantante matura da sostenere l’esecuzione della cavatina di Rosina dal Barbiere, «Una voce poco fa», e quella del finale della Cenerentola, «Nacqui all’affanno», con buoni esiti in ambedue i casi. Assieme a Arturo Espinosa, canta bene anche il divertente duetto «Dunque io son…tu non m’inganni?», che verrà anche riproposto alla fine del concerto come bis. Arturo Espinosa è un basso-baritono con una voce squillante e un timbro uniforme, che gli consentono un’interpretazione in alcuni momenti già molto smaliziata: lo dimostra, infatti, nell’aria di Don Magnifico, «Sia qualunque delle figlie», dalla Cenerentola, che è tutt’altro che agevole e presenta le insidie di una tipica aria virtuosistica da basso buffo rossiniano, con sezioni dov’è richiesta molta mimesi e molta velocità (nei sillabati in accelerazione). L’esecuzione del duetto dal Barbiere – come ho già detto – riesce bene, vedendolo peraltro nei panni di un ruolo pienamente baritonale, dove deve mostrare anche maggior spinta della parte mediana del mezzo vocale. L’ultima sua aria, «Già d’insolito ardore», cioè l’aria di Mustafà dall’Italiana in Algeri, mostra ancora un ruolo da basso, questa volta però, ancorché comico, certamente dalla voce più piena. Complessivamente, fa bene in tutti e tre i ruoli: sicuramente potrà migliorare nella gestione di alcuni passaggi in velocità e in altri particolari. Ho lasciato per ultimo Alessandro Della Morte, benché si presenti al pubblico prima di Espinosa, perché in effetti ha cantato una sola aria, «La calunnia è un venticello» da Il barbiere di Siviglia. Della Morte fa ascoltare qualche bel passaggio, quando riesce a eseguire una linea di canto profonda e scurita, in autentica corda di basso. Come per gli altri cantanti – e com’è giusto che sia, visto che questi esecutori sono anche e soprattutto studenti – anche per Della Morte v’è margine di miglioramento. Mi piacerebbe sentirlo in futuro, forse, in un repertorio rossiniano che privilegi maggiormente la sezione medio-alta della tessitura della sua voce.
Dopo tutti i pezzi e alla fine del concerto il pubblico applaude calorosamente e apprezza una serata all’insegna di bellissima musica rossiniana.