Luci di Belcanto
di Luigi Raso
Al galà scaligero, in un ideale passaggio di testimone, risponde un altro galà stellare da Teatro di San Carlo. Con la bacchetta di Giacomo Sagripanti e le voci di Ildar Abdrazakov, Nadine Sierra, Pretty Yende, Maria Agresta e Francesco Demuro, sono ora Mozart, Rossini, Bellini e Donizetti a passarsi il testimone.
NAPOLI, 10.12.2020 - La Scala chiama, il San Carlo risponde. Dopo la parata di star della lirica immerse nella “realtà aumentata” del palcoscenico del Piermarini, il San Carlo schiera cinque star - una, Ildar Abdrazakov, in “condivisione” con il teatro meneghino - per un gala canoro il cui filo conduttore si dipana da Mozart al Belcanto. Al pari di quello scaligero, lo spettacolo napoletano è stato registrato - lo scorso 3 dicembre - all’interno della sala vuota: a Napoli, orchestra, artisti e direttore ai propri consueti posti, nessun effetto multimediale, ma solo tante panoramiche nel teatro in penombra. Il Gala, come è avvenuto per la Cavalleria rusticana che ha inaugurato la stagione 2020-21 (leggi la recensione ), viene trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del Teatro San Carlo, previo acquisto di un biglietto di accesso virtuale dal prezzo simbolico di €1,09.
Ad aprire le porte alla maratona canora è l’Ouverture da Le nozze di Figaro, concertata da Giacomo Sagripanti alla testa dell’orchestra sancarliana con piglio deciso e spedito.
Tocca alla coppia Ildar Abdrazakov e Nadine Sierra aprire le danze vocali con "Là ci darem la mano" dal Don Giovanni: ad Abdrazakov bastano le note iniziali per diventare un burlador de Sevilla seducente. Ha dalla sua la consueta sicurezza, voce rotonda e ricca di armonici e morbida, duttile a ogni inflessione e sfumatura. Nadine Sierra, invece, è inizialmente manierata come una statuina di Capodimonte. Ma la sua serata sarà in crescendo e saprà riservare sorprese nel finale.
Da Mozart a Rossini la distanza è breve, artisticamente, cronologicamente e, seguendo la scaletta del programma, anche geograficamente: restiamo nella meravigliosa e assolata Siviglia. Amadeus passa il testimone a Gioachino.
Pretty Yende canta benissimo la cavatina "Una voce poco fa" da Il barbiere di Siviglia, farcendola di simpatia e tanti, tanti acuti: a voler essere pignoli, le si può rimproverare che stilisticamente la sua Rosina è troppo vicina alla Regina delle Notte mozartiana. Ma gli acuti sono rotondi, emessi e girati bene, dal bellissimo timbro e sicuri, quindi, bene così.
Al profluvio di acuti della Yende, Francesco Demuro oppone la girandola di Do di "Ah! mes amis" da La Fille du régiment: la sua è un’interpretazione generosa, gli acuti sono precisi e luminosi, qualcuno tende a risuonare un po’ sforzato, ma la tenuta generale è ottima; una maggiore tornitura della linea di canto dell’intera aria di Tonio avrebbe reso ancor più accattivante una lettura senza dubbio eccellente.
Facciamo un passo indietro: da Donizetti torniamo al Mozart, sublime per semplicità e concisione, del duettino dall’Atto III dell’opera che più perfetta forse non c’è, Le nozze di Figaro: nella "Canzonetta sull’aria... Che soave zeffiretto" la fusione dei bei timbri di Pretty Yende e Nadine Sierra è ottima, l’accompagnamento orchestrale delicato, però la leggerezza dello zeffiretto non è tale da riuscirci a trasportare nel mondo iperuranico tratteggiato con pochi tratti di calamaio dal genio di Mozart.
Con "E Sara in questi orribili momenti - Vivi, ingrato, a lei d'accanto" dal Roberto Devereux e "Casta Diva" da Norma di Vincenzo Bellini ritorniamo nel dorato regno belcantistico. A Maria Agresta viene offerta la possibilità di mettere in mostra, dopo l’angusta parte di Lola nella Cavalleria rusticana inaugurale, le proprie doti vocali: entrambi i brani, quello di Donizetti e Bellini, sono cantanti bene, benché la linea di canto appaia non sempre immacolata e talvolta poco fluida nel procedere.
Introdotta da una lettura della Sinfonia della Norma improntata ad accentuarne la solennità, l’interpretazione di "Casta Diva" offerta da Maria Agresta, rispetto alla precedente aria donizettiana, appare più compiuta, maggiormente sfumata nelle dinamiche e negli accenti; il Coro, guidato da Gea Garatti Ansini, contribuisce a creare la giusta e rarefatta atmosfera notturna.
Dal notturno di Norma illuminato “dai raggi della luna” emerge il monumentale Leporello di Ildar Abdrazakov con "Madamina, il catalogo è questo": ascoltando il bronzo, la rotondità, lo smalto vocale e la dizione del grande basso russo risulta difficile immaginare che lo donne perennemente inseguite dal suo padrone Don Giovanni non siano cadute prima i piedi del servitore Leporello. Un solo aggettivo per definire questo Catalogo: monumentale. Un Leporello gigantesco, per mezzi vocali e per acume interpretativo.
"A te, o cara, amor talora", così come cantata da Francesco Demuro, costituisce l’occasione per imprecare quel “il rio destino” che, causa pandemia, ci ha privati, lo scorso mese di maggio, dell’ascolto al San Carlo dei Puritani: il tenore sardo ne sarebbe stato sicuramente ottimo interprete, mentre stasera ci accontentiamo di ascoltare la sua voce sicura, svettante nel registro acuto, luminosa e ben sostenuta dal fiato in una delle pagine più ardue e intense del repertorio belcantistico. Una prova pregevole, ben impreziosita dagli interventi di Pretty Yende e del Coro, nonché dalla attenta conduzione di Giacomo Sagripanti: l’orchestra respira con i cantanti assecondando il fluire della melodia belliniana. Bravi!
Scintillante e di grande precisione è l’esecuzione della Sinfonia da I Capuleti e i Montecchi: orchestra in gran forma, con sezione dei legni e ottoni in gran spolvero.
Il Coro del San Carlo ha modo di mettersi in luce nel travolgente "Che interminabile andirivieni" da Don Pasquale di Donizetti: sempre in sincrono con l’orchestra, si abbandona al carattere danzante impresso al brano da Giacomo Sagripanti, regalando un momento di generale ilarità.
Gaetano Donizetti al San Carlo è di casa: gli annali del teatro possono vantare la sua direzione artistica al 1822 al 1838, immediatamente post settennato Rossini. E stasera il bergamasco e il pesarese si passano il testimone per gli ultimi brani del programma di questo Gala.
Il duetto "Esulti pur la barbara" da L’Elisir d’amore cantato da Francesco Demuro e Pretty Yende è efficace scenicamente e vocalmente, grazie alla fusione degli smalti vocali dei due artisti.
Ildar Abdrazakov si riprende prepotentemente la scena con una interpretazione mefistofelica di "La calunnia è un venticello" da Il barbiere di Siviglia: si resta ulteriormente stupiti per l’attenzione riposta ad ogni singola parola, per l’opulenza dei mezzi vocali e, in particolare, per quel tuono sonoro che fuoriesce dalle sua labbra. Una Calunnia, quella di Abdrazakov, che ripropone la monumentalità vocale ed espressiva della precedente aria del catalogo mozartiana.
Il finale è riservato a "Ardon gl’incensi … Spargi d’amaro pianto” da Lucia di Lammermoor di Donizetti che proprio al San Carlo ebbe, nel 1835, il suo battesimo: in questa sala, dunque, sarebbe stato interessante ascoltare la scena della pazzia accompagnata dalla glassarmonica, così come inizialmente concepita da Donizetti. In luogo dell’armonica a bicchieri, stasera c’è l’ottimo flauto del San Carlo che dialoga con la psiche allucinata della Lucia di Nadine Sierra.
Il giovane soprano statunitense - che proprio al San Carlo fece il suo debutto europeo nel 2013, come Gilda in Rigoletto - affronta con sicurezza le agilità: la voce è omogenea, gli acuti rotondi e sicuri, buoni i trilli, inappuntabile lo stile; l’interprete, rispetto ai due brevi brani mozartiani d’esordio, emerge con maggiore compiutezza.
Al termine del Gala, non si ascoltano neppure gli applausi di orchestra e coro. Sulla melodia orchestrale di "Casta Diva" scorrono i titoli di coda, come si fosse al cinema.
Il teatro, lo sappiamo bene, è ben altra cosa. E nessuna “Netflix della cultura” potrà mai sostituirsi - ma, al limite, potrà aggiungersi - alla magia e al sacro rito laico del Teatro.
Per chi volesse vedere/rivedere lo streaming del Gala è disponibile sulla pagina Facebook del Teatro San Carlo fino alle ore 20 del 13 dicembre 2020.