Indomita, sospesa, attesa
di Roberta Pedrotti
Il primo spettacolo del Teatro Grande fermato dal Dcpm dello scorso ottobre, il Recital d'opera dedicato a Carmen ricompare a ridosso del Natale in una registrazione effettuata nella sala vuota, ma con un'eccellente terzetto di protagonisti: Annalisa Stroppa, Francesco Meli e Serena Gamberoni.
Streaming da Brescia, 22 dicembre 2020 - Esattamente due mesi fa, il 23 ottobre, al Teatro Grande di Brescia ci si ritrovava per l'ultima volta, in cartellone Destinazione Tauride, mentre il pensiero preoccupato si volgeva all'appuntamento della settimana successiva, il Recital d'opera dedicato a Carmen. Sarebbe stato necessario cambiare l'orario per adeguarsi al coprifuoco? Senza contare che il tenore Francesco Meli era risultato positivo al Covid durante la produzione di Aida alla Scala, e con lui la moglie, il soprano Serena Gamberoni: asintomatici, ci si augurava che il decorso fosse rapido e senza conseguenze (come per fortuna è stato), mentre le sorti della Carmen sembravano appese ai tamponi degli artisti. Fossero stati ancora positivi si sarebbe rimandato tutto? Si sarebbero trovati dei sostituti? Fu una serata piena di dubbi, non ultimo quello su un nuovo, imminente Dcpm su cui come al solito si accavallavano pronostici e soffiate d'ogni sorta. Alla fine Dcpm fu e, come sappiamo, troncò ogni altra ipotesi, ogni affanno per inventar soluzioni e destreggiarsi fra rischi degli artisti e inevitabili indisponibilità e quarantene.
Quella Carmen attesa e sospesa, spartiacque bresciano del secondo lockdown teatrale, è riuscita a tornare sul palco del Grande, a raggiungere il pubblico con un'anteprima Sky, la pubblicazione sulla pagina facebook della Fondazione, l'inserimento nel palinsesto di gennaio dell'emittente locale Teletutto. Nel vederla, oggi, pare di riallacciare i fili sospesi negli interrogativi di due mesi fa, rafforzando l'attesa del ritorno in sala, quando i sacrifici di oggi (non sprechiamoli con leggerezze irresponsabili o deliberate ribellioni alla scienza!) saranno ripagati.
Come suggerisce la definizione di Recital d'opera, non si tratta di una vera e propria selezione, che avrebbe imposto la presenza di un basso baritono, ma nemmeno di un concerto di canto a tema. Carmen, Micaëla e Don José compaiono via via nelle arie e nei duetti, Habanera, "Parle-moi de ma mère", Seguedille, Chanson bohème e via così... Ma nel comparire prendono vita e basta un gesto, o la scelta di un abito a suggerire quel teatro che non c'è, quell'opera che esiste e resiste nonostante tutto. Annalisa Stroppa compare in rosso e nero, ventaglio, balze e fiore scarlatto in petto, lunghi capelli neri, silouette perfetta: ecco Carmen. La vocalità è flessuosa, brunita quanto basta, brillante ove occorra, salda e sfumata; il personaggio è senz'altro vitale e seducente, ma non manca quella punta di nichilismo, un vuoto nascosto che ne accresce il fascino e l'ambiguità, dallo scoramento profondo e fatalista della scena delle carte (per di più privata dei garruli pertichini) fino alla sprezzatura di quel “tiens” finale lieve e indifferente. Meli piace nel gioco di colori del duetto con Micaëla così come in una Fleur composta, consapevole che quell'amore che sta cantando l'ha condotto alla perdizione e lo porterà alla rovina. Questo Don José si evolve senza tradire o forzare l'identità vocale dell'interprete, tenore lirico sempre più versato a ruoli di maggior peso senza per questo – anzi – trascurare il gioco dinamico. La tenerezza del bravo figliolo è comunque quella di un giovane uomo non immune da turbamenti, l'uomo che abbandona ogni principio per la passione e per questa impazzisce fino a rendersi assassino esplode nel canto perché sa anche sussurrare, pregare, svuotarsi nel canto, sempre secondo il gusto e la misura della sensibilità contemporanea. Gamberoni è una Micaëla elegantissima nel suo abito nero, che non ha nulla da invidiare ma si contrappone com'è giusto, alla mise di Carmen. Nondimeno è volitiva, intensa, pura sì, ma non una bambolotta angelicata: donna teneramente innamorata ferma nel suo ideale, coraggiosa ma capace di ammettere paure e incertezze, con la sua bella, morbida musicalità da soprano lirico puro e pieno.
Alessandro Trebeschi è un'infaticabile colonna del Teatro Grande e lo dimostra anche in questa occasione con un accompagnamento sempre a fuoco che, seppur scandito nei singoli numeri da concerto, non manca di verità drammatica e varietà dinamica, così come si apprezza la resa soprattutto dell'Entr'acte.
“A Carmen, ma Carmen adorée” le ultime parole di Don José cadono ora nel silenzio della sala vuota, ma ci sono, risuonano in sala. La Carmen attesa e sospesa è arrivata a Brescia, ora possiamo riprendere i discorsi interrotti.