Il sogno di Angelina
di Ramon Jacques
Successo a Madrid per La cenerentola di Rossini che ha aperto la stagione del Teatro Real con la direzione di Riccardo Frizza, la regia di Stephen Herheim, Karine Deshayes protagonista.
Madrid, 8 ottobre 2021 - Il Teatro Real di Madrid, uno dei pochi palcoscenici al mondo che ha potuto svolgere molta dell'attività prevista nel 2020, nonostante le già note difficoltà che hanno attraversato la maggior parte delle sale da concerto e dei teatri lirici, ha iniziato una nuova stagione con la piena presenza del pubblico in sala e con un titolo emblematico e sempre divertente come La Cenerentola di Rossini. Questa serie di rappresentazioni si è svolta anche come omaggio al mezzosoprano Teresa Berganza, grande interprete del ruolo principale di quest'opera nella quale ha lasciato un grande segno.
Il primo aspetto da evidenziare di questo spettacolo è stata la produzione semplice e geniale di Stefan Hermeim, proveniente dall'Opéra National de Lyon, dove è stata vista nel 2017. Herheim, ha dimostrato che con trama e musica gioiose, un palcoscenico con pochi elementi scenici e una esecuzione non forzata, l'obiettivo di intrattenere il pubblico può essere raggiunto senza ricorrere a gag inutili o esibizioni artefatte da parte degli artisti, consentendo alla musica e al canto di prendersi il posto che spetta loro, e in modo fluido. Il palco era praticamente privo di elementi, solo un carrello delle pulizie che può diventare un carro o un trono, e la gestione delle luci e delle proiezioni in fondo al palco. Ed ecco Angelina, un'impiegata delle pulizie di teatro, che sembra entrare in un sogno in cui tutto si confonde con la realtà, niente è come sembra, e alla fine tutto torna come all'inizio dello spettacolo, ed il pubblico rimane con il dubbio che ciò che ha visto non fosse altro che il sogno di Cenerentola; e proprio lì stava il merito del regista norvegese. Un altro simpatico dettaglio da menzionare è la comparsa in scena dello stesso Rossini, tra l'altro, molto ben caratterizzato, un personaggio che senza parlare sembrava una sorta di filo conduttore che guidava la trama, apparendo in diverse scene. Piacevoli anche i costumi colorati e vistosi di Esther Bialas e le luci brillanti di Andreas Hofer.
Nella parte principale, il mezzosoprano francese Karine Deshayes ha offerto una prova eccezionale, dando un tocco di grazia, delicatezza, divertimento e una certa eleganza alla sua interpretazione. Nella sua performance, in crescendo con il trascorrere dello spettacolo, ha mostrato una buona gestione della coloratura, oltre che soprattutto un timbro espressivo e dolce e una buona proiezione vocale. Dal canto suo, il Ramiro del tenore Dmitry Korchak, vocalmente impeccabile per emissione, agilità e timbro, in scena è stato freddo, inespressivo, con una rigidità a tratti fastidiosa. Il baritono Florian Sempey ha interpretato un Dandini spavaldo, ben recitato, ma anche meglio cantato, e sebbene il suo timbro non sia forse il più accattivante, Sempey è un cantante affidabile che sa tirar fuori il meglio del personaggio. Renato Girolami, ha messo sul piatto la sua vasta esperienza nei ruoli buffi e ha dato una buona caratterizzazione di Don Magnífico, sia vocale sia attoriale, una delle migliori della serata. Il personaggio di Alidoro invece è parso un po' stretto per il talento di Roberto Tagliavini, un cantante solido con una voce di basso ampia, profonda e omogenea, un vero lusso averlo in questa parte. Corrette le sorellastre Tisbe, Carol Garcia, e Clorinda, il soprano madrileno Roció Pérez, cantante da tenere in considerazione nel repertorio di coloratura, che ha già mietuto successi su palcoscenici importanti.
Il Coro del teatro guidato da Andrés Maspero ha avuto una buona performance e ancor più l'orchestra, che è stata omogenea, dinamica e molto efficace sotto la mano esperta e sicura di Riccardo Frizza, che ha anche avuto delle gustose interazioni dalla buca con gli artisti in scena. Un buon inizio di stagione per il massimo palcoscenico madrileno, che ha avuto anche il lusso di presentare un cast alternativo completamente diverso, per questa produzione.