L’essenziale in Dido and Aeneas
di Giuseppe Guggino
La partitura seicentesca di Purcell trova pregevole realizzazione al Teatro Massimo di Palermo fra le mani di Lorenzo Amato per la parte visiva e quelle dell’eclettico Gabriele Ferro sul podio. Oltre a Deniz Uzun, protagonista femminile di buona espressività, si segnala la notevolissima Francesca Aspromonte quale Belinda.
Palermo, 7 novembre 2021 - Un letto risucchiato nell’oscurità, Dido che al termine del suo lamento si incammina seguendolo ma senza mai raggiungerlo e il coro che sugli ermetici versi di Nahum Tate perde progressivamente di vigore fino a spegnersi del tutto. Basterebbe questo “and never, never part”, dilatatissimo e così ben risolto scenicamente a riassumere lo spettacolo di Lorenzo Amato che monta i tre brevi atti forse più intensi ed essenziali del teatro musicale inglese senza soluzione in uno spazio nero, abitato da un elemento totemico (il letto di Dido) o dalla comparsa di qualche icastico disegno (l’imbarcazione dei troiani, ad esempio). Tanto essenziali sono sia i versi di Tate che l’intonazione musicale di Purcell quanto discreta è cifra stilistica dello spettacolo, che si avvale di scene e costumi di Justin Arienti, delle suggestive luci di Vincenzo Raponi e delle azioni mimiche curate da Danilo Rubeca.
Non difetta la parte musicale affidata all’eclettico Gabriele Ferro, che si avvale dell’eccellente prova del Coro guidato da Ciro Visco, nonché degli archi – invero non sempre inappuntabili –dell’Orchestra del Massimo, affiancati da uno splendido drappello di specialisti composto da Ignazio Maria Schifani diviso fra cembalo e organo, da Francesco Olivero all’arciliuto nonché dal giovanissimo palermitano Giulio Falzone e da Domenico Cerasani alle tiorbe. Se Deniz Uzun e Mauro Borgioli sono Dido e Aeneas vigorosi, ben calibrati e di buona presenza scenica, il cast si segnala complessivamente per l’omogeneità di risultati, a partire dalla duttile vocalità controtenorile di Federico Fiorio e tenorile di Filippo Adami che bene onorano i rispettivi momenti solistici a fine del secondo atto e a principio del terzo, fino alla maga decisamente noire di Adriana Di Paola contornata da Shakèd Bar e Rosa Bove. A confortare Dido si ritrovano Vittoriana De Amicis e Francesca Aspromonte, che nella parte della sorella Belinda emerge per la straordinaria musicalità coniugata ad un’avvenenza timbrica di rara malìa.
Buon successo di pubblico alla terza e ultima recita di cui si riferisce, per uno spettacolo che probabilmente avrebbe meritato qualche altra replica.