Stringersi nella musica
di Roberta Pedrotti
A Liegi, Speranza Scappucci e i complessi dell'Opéra Royal de Wallonie di Liège ricordano Stefano Mazzonis di Pralafera a un mese dalla scomparsa.
Streaming da Liegi, 7 marzo 2021 - Un teatro è come una famiglia, soprattutto quando si lavora fianco a fianco per anni. Quando qualcuno se ne va per sempre, la famiglia si stringe e se non può farlo fisicamente, almeno ci si può stringere ancora in quell’impegno comune che ha unito quella famiglia.
Il 7 febbraio 2021 si è spento Stefano Mazzonis di Pralafera, dal 2007 sovrintendente e direttore artistico dell’Opéra Royal de Wallonie di Liegi. Chi l’ha conosciuto ricorderà il suo carattere estroverso, romanissimo, la sua presenza assidua nei teatri in cui lavorava. Chi l’ha conosciuto potrà immaginare il vuoto e lo sconcerto nelle famiglie artistiche che gli erano così affezionate.
Il 7 marzo 2021, i complessi del teatro gli hanno reso omaggio, stringendosi distanziati nella sala dell’Opéra, sul podio la direttrice musicale dal 2017, Speranza Scappucci. Non un concerto, ma un momento di raccoglimento: non è solo una dichiarazione d’intenti, è chiaro fin da subito, quando Scappucci compare senza bacchetta, per dirigere a mani nude, come un’intima preghiera laica. Dall’Adagio di Barber si passa a quello di Mozart dal Concerto per clarinetto, si passa a Čajkovskij, poi a Puccini, Mascagni, Massenet, ancora Mozart, Verdi… Brani di diversa estrazione, avulsi dai rispettivi contesti, si trasformano senza forzature in espressioni di un sentire comune, a dimostrazione di cosa significhi interpretare, condividere la musica in un determinato momento e luogo, con determinate persone. Barber respira con sincero trasporto, in Mozart si trova il conforto, la luce di un cantabile strumentale o dell’auspicio di un viaggio sereno in cui “Soave sia il vento, tranquilla sia l’onda”. Che sia un teatro d’opera a raccogliersi per chi nell’opera ha vissuto lo dice la scelta che spazia fra Thais, Così fan tutte, Madama Butterfly, Cavalleria rusticana e Nabucco (senza dimenticare l'intermezzo di I in apertura e chiusura, mentre scorrono ricordi e messaggi di cordoglio), ma c’è anche l’”Ave verum” di Mozart a marcare una tensione spirituale che poi si concretizza perfino in “Va’ pensiero”. Nulla di eclatante: Speranza Scappucci sa il fatto suo e così le basta far sentire il peso drammatico dei primi accordi e poi alleggerire, sfumare le sottolineature delle “torri atterrate”, facendo scorrere sempre più lieve il pensiero, senza enfasi. Così, senza enfasi, in abito e mascherine scuri, Scappucci, l’orchestra, il coro preparato da Denis Segond, il clarinettista Gianluca Caldarola, i violinisti Jean Gabriel Raelet e Julien Eberhardt, il soprano Tineke Van Ingelgem, il mezzosoprano Angélique Noldus, il baritono Lionel Lhote fanno musica insieme, si stringono in essa e ci ricordano che nel fare arte insieme può esserci molto altro del primo significato letterale. Ci sono sempre le persone, il momento, il luogo, il pensiero.
Difficile non commuoversi.