L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Cuore e tecnica

 di Stefano Ceccarelli

All’interno dei concerti da camera della serie Piano Stars, Seong-Jin Cho si esibisce in un recital dal programma ricco e accattivante: Leoš Janáček, Zulice, 1.X.1905 (Nella strada, 1-X-1905). Sonata in mi bemolle minore per pianoforte; Maurice Ravel, Gaspard de la nuit. Tre poemi sinfonici da Aloysius Betrand; e Fryderyk Chopin, Scherzi nn. 1, 2, 3 e 4.

ROMA, 8 novembre 2021 – Il pianista coreano Seong-Jin Cho possiede un talento cristallino. Oltre alla padronanza del virtuosismo, della velocità, mai scevra da una netta sgranatura di ogni passaggio sonoro, Seong-Jin Cho mostra un fraseggio né troppo magniloquente, né eccessivamente arieggiato, ma equilibrato, sempre teso a restituire il colore della frase stessa. In tal senso, il programma da lui scelto è una piccola sintesi dell’arte pianistica (dal romanticismo in poi, almeno), un saggio che permette all’interprete di deliziare il pubblico e al contempo di mostrare tutto il campionario di abilità tecniche possedute (non solo tecnica, appunto, ma anche ‘cuore’).

Seong-Jin Cho inizia con la mesta Zulice, 1.X.1905 di Leoš Janáček, sonata che il compositore ceco dedicò alla triste vicenda dell’operaio Pavlik, ucciso dalla polizia durante una manifestazione a Brno per chiedere all’impero austro-ungarico l’apertura di un’università ceca. Il compositore rimase colpito dall’evento e decise di commemorarlo (come la data del titolo sta inequivocabilmente ad attestare) con un pezzo tessuto su colori scuri, con motivi spezzati e volumi che repentinamente si espandono o si contraggono, a testimoniare il dolore per l’evento. L’interprete sa giocare sui colori, donando un’interpretazione introspettiva, adatta al carattere del brano; nel II movimento, il pianista cava le frante melodie mortifere con un’agogica pacata, conducendo l’ascoltatore nel mondo interiore di Janáček, che qui mescola eventi pubblici a privati (la morte della figlia Olga). Gli applausi calorosi del pubblico testimoniano l’apprezzamento verso l’artista, apprezzamento che sarà costante durante tutta la performance. Il brano cardine del primo tempo del concerto è lo splendido Gaspard de la nuit di Ravel. Non c’è forse brano più adatto per spaginare tutte le doti interpretative e virtuosistiche di un interprete. Seong-Jin Cho ne regala un’esecuzione sopraffina. In Ondine il pianista crea una trama ipnotica, valorizzando le screziature, i passaggi ondivaghi e fulminei della pioggia rugiadosa di note che il compositore crea, come fosse la trama di una tela, per incorniciare l’esotica e sensuale melodia che percorre tutto il pezzo fino al guizzo finale. A testimonianza dell’attenzione dell’interprete per il dato coloristico, in Le Gibet Seong-Jin Cho fa emergere l’atmosfera stralunata e terrigna, badando con grande attenzione all’ipnotica ripetizione della celebre nota, il si bemolle, che rappresenta il destino di un condannato a morte, i cui ultimi respiri sono evocati dalla sussultoria scrittura pianistica del francese. Capolavoro di ‘satanismo’ musicale è Scarbo, un pezzo che evoca una sorta di gnomo maligno, una scrittura tutta basata su guizzi improvvisi delle mani lungo la tastiera: ancora, Seong-Jin Cho si distingue per velocità e pulizia esecutiva, non mancando di donare una lettura sanguigna ad un pezzo dal carattere ferino.

Il secondo tempo è tutto dedicato agli Scherzi di Chopin. Seong-Jin Cho legge la musica di Chopin come meglio non si potrebbe: delicati rubati qua e là, andamento autenticamente cantabile (senza mai cadere, di rimando, nel melenso), virtuosismo cristallino. L’interprete legge il precipuo carattere degli Scherzi non dimenticando l’aspetto, per così dire, naturalmente coreutico dei vari pezzi, ma badando alle oasi liriche. In tal senso, risultano indimenticabili la ‘natalizia’ sezione in trio dello Scherzo n. 1 op. 20, il corale dello Scherzo n. 2 e gli arpeggi spezzati discendenti del Terzo scherzo op. 39, dove Seong-Jin Cho dà magistrale prova, ancora, del suo tocco coloristico. Nel resto della scrittura chopiniana, il pianista mostra energia, velocità, precisione: si pensi al puramente romantico Scherzo n. 2 op. 31, che trapassa da un incipit eroico a una linea melodica caldamente melanconica, che non oblia, però, quello stesso senso di eroico. Termina il concerto un’esecuzione che esalta la trasparente luminosità dello Scherzo n. 4 op. 54. Più volte richiamato sul palco, Seong-Jin Cho regala ancora due perle di Chopin, due fra le più celebri, oserei dire: il Notturno in mi bemolle maggiore op. 9 n. 2 e il Grande valzer brillante in mi bemolle maggiore op. 18.


 

 

 
 
 

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