L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Dal caos al cosmo

 di Stefano Ceccarelli

Applausi calorosi accolgono l’esecuzione della Creazione di Haydn, ritornata nel cartellone dei concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Sul podio dirige Sir John Eliot Gardiner, specialista del repertorio; i ruoli vocali sono interpretati da Lenneke Ruiten (Gabriele/Eva), Giovanni Sala (Uriele) e Roberto Lorenzi (Raffaele/Adamo).

ROMA, 13 gennaio 2022 –Opera fondamentale nella storia della musica, sintesi perfetta degli ideali illuministici, La Creazione del mondo di Franz Joseph Haydn, da opera dal sapore universale qual è, parla ancora al cuore del pubblico. Dato che il suo significato più profondo risiede certamente nel messaggio di transizione dal caos primordiale al cosmo divino, la musica di Haydn parla assai bene alle generazioni contemporanee, che stanno in tutti i modi cercando un’azione ‘demiurgica’ che riporti il cosmo dove, purtroppo, regna un pandemico caos. La scelta di riportare all’Auditorium ‘Ennio Morricone’ un’edizione della Creazione è, dunque, quanto mai proba; anzi, catartica. Sul podio si staglia, aristocratico, Sir John Eliot Gardiner, vera star della serata, un direttore di enorme talento ed esperienza, particolarmente versato in questo repertorio. La versione prescelta per il libretto della Creazione è quella italiana, una rarità rispetto alla più comune versione tedesca.

Gardiner legge la partitura della Creazione con millimetrica precisione, non lasciando nulla al caso. Le frasi sono ben tornite, scandite da precisi accenti che Gardiner fa sottolineare a movimenti sonori quasi impercettibili, soprattutto degli archi. Un esempio di questa tecnica si è potuto ammirare nell’esecuzione dell’ouverture, evocante il caos primordiale, dove la musica di Haydn sembra volutamente imprecisa, quasi naïf, celando invece un gioco di ben calibrate dissonanze, spostamenti ritmici, che intendono proprio suggerire un caos musicale. La bacchetta di Gardiner si galvanizza al momento della creazione della luce, quando Haydn fa sfogare in un celebre do maggiore coro e orchestra, a rappresentare sonoramente la luce che invade il cosmo. Da questo momento la direzione di Gardiner si fa posata, ma sempre attenta, volta ad avvolgere le voci, non mancando di sottolineare i più splendidi effetti di cui Haydn è capace: come non ricordare la sfilata della creazione delle bestie marine e terrestri (con i loro stessi ‘versi’ orchestrali) o le pagine edeniche che evocano i piaceri del paradiso terrestre.

Il cast vocale è in armonica sintonia col direttore; si ottiene così una performance notevole e degna di nota, con qualche dovuta precisazione. Lenneke Ruiten canta i ruoli di Gabriele ed Eva. Soprano dalla voce argentina, si scalda via via che l’oratorio procede e i suoi acuti si ammorbidiscono: ottimo esempio è l’aria che apre la II parte (n. 16), dove la Ruiten si libra sfoggiando una notevole linea di canto, che si ritrova anche negli ensemble e nel duetto di Adamo ed Eva. Giovanni Sala canta il ruolo di Uriele. Tenore dotato di un’emissione naturale, un buon fraseggio e un’invidiabile dizione, Sala manca ancora di uniformità di volume vocale in tutti i momenti della sua performance, che presenta passaggi eccellenti ed altri lievemente meno incisivi, come nella sua aria d’apertura (n. 3); qui, infatti, è poco nitido nei colori cangianti della seconda sezione, in tonalità minore, voluta da Haydn ad evocare la caduta di Lucifero e degli angeli ribelli a Dio. Al contrario, l’interpretazione dell’aria sulla creazione dell’uomo (n. 25) risulta molto più vivida, giocata nei colori e negli accenti con maggiore perizia e voce più spedita. Roberto Lorenzi canta il ruolo di Raffaele/Adamo; la sua voce di basso/baritono è calda e vibrata, molto duttile, particolarmente ricca di colori nel fraseggio – caratteristica che emerge chiaramente nei recitativi. Lorenzi possiede soprattutto doti vocalmente ‘attoriali’, come si può vedere nella vasta gamma di accenti diversi che scolpiscono le variegate descrizioni della creazione degli animali, felicemente interpretati nelle due sue arie (nn. 7 e 22-23). Il coro dell’Accademia dà un’interpretazione eccellente, per precisione e potenza, soprattutto nei passaggi di maggior spessore. Alla fine del potente finale, una volta che Gardiner ha abbassato braccio e bacchetta, l’applauso del pubblico esplode potente e sonoro, a suggellare un’ottima serata di musica.


 

 

 
 
 

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