Come il volo di una farfalla
di Alberto Spano
Per il cartellone di Mia, Musica Insieme in Ateneo, Ying Li non si presenta solo come giovane talento e fresca vicnitrice di concorsi (presidente di giuria, Evgeny Kissin), ma anche come una vera grande artista capace di far sobbalzare sulla poltrona.
BOLOGNA, 2 febbraio 2022 - Se c’è un brano in letteratura che è come una specie di banco di prova infallibile per testare i giovani pianisti, sotto tutti i punti di vista, quasi un esaustivo esame del sangue, questo è il ciclo dei Fantasiestücke op. 12 di Robert Schumann, del 1837. Un insieme di otto brani staccati, con bellissimi titoli evocativi in tedesco, uno più diverso dall’altro, alcune cose facili, alcune molto difficili con velocità spericolate fino al rischio di tendinite, il tutto concentrato in ventiquattro minuti di musica sublime, in cui un giovane Schumann, innamorato cotto della sua futura moglie Clara (anche se invero la dedica è a un’altra pianista) immette tutta la sua fantasia visionaria e il suo ardore romantico in una fantastica apoteosi di amore e arte, il tutto ispirato ai Racconti di E. T. A Hoffmann. Proprio con i Fantasiestücke op. 12 di Schumann si è rivelata una autentica nuova stella del pianoforte la ventiquattrenne cinese Ying Li, ascoltata il 2 febbraio nella serie “Rising Stars” di Musica Insieme al Dams/Lab Auditorium, in collaborazione con l’Università di Bologna. Ying Li vi giungeva in quanto vincitrice del primo Concorso Internazionale “Antonio Mormone” di Milano, un nuovo e ricco concorso con regolamento molto innovativo presieduto da Evgeny Kissin, intitolato all’indimenticato organizzatore-fondatore della Società dei Concerti di Milano, gloriosa istituzione oggi nelle salde mani della pianista Enrica Ciccarelli. La vera Ying Li si è rivelata nei Fantasiestücke di Schumann, cuore del programma, poiché proprio in questo assoluto capolavoro ha squadernato adabundantiam le sue notevolissime doti di interprete: una tecnica superiore e un armamentario psicofisico da fuoriclasse, un dominio assoluto del fatto sonoro con l’esibizione quasi spudorata di uno strepitoso legato e di un uso virtuosistico del pedale. Colpisce in lei lo straordinario equilibrio fra tecnica e interpretazione, a cominciare da un’articolazione ideale che le concede una chiarezza espositiva quasi sbalorditiva (vedi l’esemplare Bach iniziale della Quinta Suite francese in sol maggiore BWV 816). Nel suo pianismo c’è anche un peso sonoro notevole, una consistenza dell’attacco del suono da artista consumata, con un gioco esemplare di leve e pesi. Spicca fin da subito una musicalità brillante e contagiosa, una gioia particolare nella scelta dei colori. Ecco dunque la meravigliosa esposizione in A sera con un controllo micidiale delle sonorità e dei ritmi diversi, con una scelta ideale dei rubati, senza l’uso di fastidiosi manierismi. E poi l’esplodere delle emozioni in Slancio, la sospensione sonora in Warum? (Perché?), la visionarietà in Chimere, il mistero nella Notte e in Fabel, lo strapotere tecnico in Traumes Wirren (Inquieto sognare) e l’apoteosi magniloquente e un po’ retorica in Erde von Lied (Fine nel canto). Tutto benissimo, tutto da degna vincitrice di importante concorso internazionale. Tutto confermato. Ma con un picco assoluto che fa saltare sulla poltrona, nascosto in Fabel (Favola): qui Ying Li pare muoversi improvvisamente a tentoni sulla tastiera, come un personaggio spaesato in una landa desolata che avesse perso il cammino. Ecco, in Fabel Ying Li rivela la sua natura di “rabdomante di note e di suoni”, una vera grande artista.
Dopo un tale vertice, non potevano che giungere quasi scontate conferme le prestazioni della giovane in Triana e Fête-Dieu à Seville dal ciclo Iberia di Isaac Albéniz e nelle conclusive Danze Argentine op. 2 di Alberto Ginastera, in un tripudio di virtuosismo, di ritmi scatenati e di colori. Unico bis il primo tempo della Sonata in si bemolle maggiore KV 333 di Mozart, degna chiusura di un cerchio quanto a sgranatura di note ed eleganza ritmica: come un volo di farfalla.