Natura e Ragione
di Roberta Pedrotti
Il secondo appuntamento del Macerata Opera Festival è ancora nel segno del repertorio sinfonico: sotto le stelle, l'Accademia di Santa Cecilia e Myung Whun Chung dipanano il rapporto poetico fra Natura e Ragione nella Sesta e nella Settima di Beethoven per una serata da ricordare.
MACERATA, 21 luglio 2022 - Seconda serata del Macerata Opera Festival 2022, secondo concerto sinfonico, secondo appuntamento con Beethoven e ospiti lussuosi. In questo caso si tratta dell'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Myung Whun Chung sul podio per la Sesta, Pastorale, e la Settima.
Un organico più contenuto sul palco, senza coro e solisti, aiuta senz'altro anche la resa acustica e il battesimo alla Sferisterio della compagina romana supera perfino le aspettative. Sappiamo di trovarci di fronte a un'orchestra sinfonica che in Italia non è seconda a nessuno e può viaggiare a testa alta oltre confine, ma è sempre un piacere ritrovare quell'autentica compattezza, quell'identità di suono, il senso vero di un'orchestra come organismo unico nel quale, pure si distinguono - inter pares – le prime parti di Obiso, Carbonare o Piovano, insomma, i lussi ceciliani che lussi non sono, perché parte integrante di un tutto. Ancor più è un piacere distinguerla nello spazio aperto, nonostante l'afa che cala inesorabile; ancor più se non si tratta solo di uno sfoggio edonistico, ma di un'intelligenza e una plasticità di fraseggio che lasciano ammirati e fanno pensare, di un'intensità nelle gradazione del piano e del pianissimo che si pone sempre come elemento di una lettura che nulla concede al facile effetto.
Disponendo di questi colori, basterebbe poco per scatenare le platee con una Pastorale oleografica e ammiccante, per suggerire al pubblico di sognare centauri e pegasi sgargianti. E, invece, la Pastorale dell'Accademia di Santa Cecilia con Chung è una Pastorale poetica e intellettuale, chiarissima nel disegno formale che sottintende un richiamo illuminista alla ragione, una riflessione profonda sull'anelito di pace e il profondo turbamento insiti nell'esistenza umana così come nell'ideale di uno stato di natura. C'è la memoria del testamento di Heiligenstadt ancora viva, anche se sublimata nella ricerca, e nella definizione formale, di un Eden.
Il legame con la Settima, allora, non è solo di successione cronologica, ma anche di sviluppo di un impulso vitale, di un rapporto con l'esistenza, i sensi, la natura. Difatti, anche qui, tutto è ragionato, soppesato in un ordine mentale e formale che si ricompone sempre e si permette un disegno dinamico e dei rubati che trasforma l'impeto fisico in percorso mentale, in ricerca ed evoluzione pronta a riassorbire ogni possibile imperfezione in un filo unico di profonda, saggia umanità. Non si viene travolti, si viene elevati dal percorso poetico delle due sinfonie beethoveniane. Da Santa Cecilia e dalla sua sintonia speciale con Myung Whun Chung forse potevamo aspettarcelo; all'aperto, però, era più difficile da immaginare. L'aria aperta, lo spazio, invece, diventano valore aggiunto, una dimensione naturale in dialogo con il pensiero che prende forma sonora. Gli applausi, alla fine, sono copiosi e illuminati da tanti sorrisi soddisfatti.