Mozart, Pärt, Bruckner, Furlani
Nell’unica serata con autori contemporanei si presenta il brano vincitore della XIV edizione del Concorso Internazionale Anima Mundi
PISA, 20 settembre 2022 – Il sesto appuntamento di Anima Mundi propone un programma unico nel cartellone odierno essendo l’unica serata con musica di autori viventi, nella fattispecie Arvo Pärt con uno dei titoli più eseguiti – Fratres – e il vincitore della XIV edizione del Concorso Internazionale di Composizione Sacra Anima Mundi Paolo Furlani con la sua Ave, o Maria.
L’organico del concerto è naturalmente in funzione del brano vincitore: il Quartetto Alkedo, con Marcello e Margherita Miramonti al violino, Lorenzo Corti alla viola e Francesco Maria Parazzoli al violoncello, Umberto Cerini all’organo e i cori di voci bianche del Festival Puccini e dell’Istituto Arcivescovile Santa Caterina di Pisa preparati rispettivamente da Viviana Apicella e Alessandra Cavallini. L’inizio di programma con quattro Sonate da chiesa di Wolfgang Amadeus Mozart, selezionate tra quelle per due violini, organo, violoncello e basso, fa sorgere due immediate considerazioni, ovvero che queste Sonate (preferibilmente quelle per orchestra) dovrebbero conoscere una diffusione maggiore nelle sale da concerto anche solo per la loro particolare declinazione del linguaggio chiesastico mozartiano, ma soprattutto che la cornice non è quella giusta per un organico così esile. Beninteso, che la premiazione del concorso avvenga in Cattedrale è un obbligo da cui è difficile sottrarsi, ma un organico così ridotto ha una riuscita troppo esile in uno spazio così grande; per le tipologie prescelte di programma ed ensemble sarebbe stato assai più efficace il Camposanto monumentale.
Le Sonate di Mozart sono eseguite in modo impeccabile, brillanti e con il giusto rispetto della prassi esecutiva, mentre Pärt pur risultando meno convincente conserva pur sempre il suo fascino. Curiosissima la decisione di eseguire i quattro mottetti sul Tantum ergo di Bruckner in una versione per quartetto d’archi e pertichini organistici, quando sarebbe stato più interessante affidare alle voci bianche almeno un altro brano oltre a quello relativo al concorso: avendo a disposizione ben due cori si poteva far fare loro qualcosa di più.
L’Ave, o Maria di Furlani, eseguita non benissimo anche da parte del coro (magari necessitava di un pezzo “di riscaldamento” prima?), perplime parecchio. All’ascolto dà l’impressione di un assemblaggio di elementi anche piuttosto eterogenei, da ammiccamenti abbastanza opinabili al cosiddetto stile contemporaneo a passaggi così neomodali da passare per captatio benevolentiae. Un brano che vorrebbe essere tante cose ma alla fine risulta estremamente generico nell’intenzione, lontano da un effettivo afflato liturgico, identificabile come Ave Maria solo grazie al testo.