L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Elektra sinfonica

di Giuseppe Guggino

Ottima esecuzione in forma di concerto dell’Elektra di Strauss da parte dell’Orchestra Sinfonica Siciliana al Politeama Garibaldi di Palermo, sotto la guida di Marcus Bosch. Buoni anche i solisti in proscenio, sebbene talvolta pregiudicati dall’acustica della sala.

Palermo, 29 gennaio 2022 - La programmazione settimanale dei concerti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana fa occasionalmente incursione nel grande repertorio operistico di spessore sinfonic,o puntando sull’Elektra di Strauss, proposta in forma di concerto. In realtà, pur senza una vera e propria mise en espace, i solisti si muovono in proscenio, con entrate e uscite laterali, accennando a una drammatizzazione, almeno negli snodi più significativi del testo hofmannsthaliano. In tal senso la Klytaemnestra di Dalia Schaechter e l’Elektra di Diana Gouglina si rivelano consumate interpreti nell’inteso confronto che le vede impegnate al centro della tragedia. La prima impiega il personale strumento, molto esteso e manovrato con buona consapevolezza, senza risparmio alcuno nel momento – invero sì ampio, ma circoscritto – che la vede alla ribalta, mentre la seconda mostra comprensibilmente maggiore cautela nel dosare le forze, alle prese con una parte monstre per presenza in scena; sicché il grande momento solistico iniziale riesce piuttosto circospetto, a fronte di una prova in costante crescita per il lungo atto unico, con esiti via via più convincenti nel vari confronti che si susseguono con Chrysothemis, Klytaemnestra, Orest, Aegisth, fino alla totentanz conclusiva, sostenuta con piena convinzione.

Più vincolata al leggio e più concentrata su una linea di canto salda e omogenea è Tineke Van Ingelgem, che disegna una Chrysothemis ben cantata, sebbene si percepisca come la preparazione del personaggio non scaturisca dall’assiduità sulle tavole del palcoscenico.

Se sbiadito è l’Aegisth di Javier Tomé, l’Orest di Rubén Amoretti suona invece troppo approssimativo, al pari del suo precettore, Alessandro Guerzoni, nel suo breve inciso. La scelta di disporre i cantanti in proscenio in una sala dall’acustica ingrata per le voci quale è il Politeama Garibaldi fa talvolta soffrire non poco il comparto primariale, talaltra inducendolo a qualche forzatura; di sicuro effetto è la pasta contraltile di Alessia Sparacio (prima ancella) cui fanno seguito per bravura Claudia Ceraulo (seconda ancella), Elisa Barrale (quarta ancella, confidente, sorvegliante), Claire Coolen (quinta ancella), Lorena Scarlata (terza ancella), Rosolino Cardile e Lino Galioto (giovane e vecchio servo).

Sull’incandescente orchestrazione di Strauss il direttore Marcus Bosch dispone dell’intera Sinfonica Siciliana con un dispiegamento del massimo delle forze. La compagine di casa, pur ampiamente distanziata fino a occupare il fondo del palcoscenico, si lascia guidare con grande duttilità in una prova tra le più convincenti degli ultimi tempi. Le voci soffrono un poco in proscenio, in assenza di una camera acustica in grado di riflettere il suono, sicché l’Elektra in forma di concerto tende talvolta verso il poema sinfonico. Che poi, a fronte di una scrittura orchestrale tanto lussuosa, peraltro in un’ottima esecuzione, è finanche un’esperienza non priva di interesse.


 

 

 
 
 

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