L’Ape musicale

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Nabucco in bianco

di Gustavo Gabriel Otero

Efficace e attesa nuova produzione di Nabucco al Teatro Colon con la regia di Stefano Poda, protagonisti Sebastian Catana e Rebeka Lokar

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Buenos Aires, 02/06/2022 - Assenta dal cartellone del Teatro Colón dal 1991 e inizialmente previsto per inaugurare la stagione 2020, ritorna Nabucco di Verdi con una rinnovata scenografia e alcuni aspetti significatibi, un coro in ottima forma, orchestra e solisti solidi con voci di buon livello. Stefano Poda, responsabile di tutti gli aspetti visivi (regia, scenografia, costumi, coreografia e luci), ha offerto un progetto integrale in cui, invece di cercare aspetti storici riferiti al contesto del libretto, ha deciso di proporre astrazione, immagini moderne e potenti.

L'ambiente scenico utilizzava sempre il bianco ed enormi cubi con trame semitrasparenti sui lati, sul retro del palco un muro con tubi sporgenti. A questo si sono aggiunti pochissimi elementi che scendono dalle alture o entrano dai lati: la struttura di un atomo, un corpo umano destrutturato che appare completo alla fine, un fregio vagamente babilonese, frammenti di muro, un'enorme fascia di Moebius, un tulle incorniciato da cubi e un'ala gigantesca che potrebbe essere quella di un angelo o - forse - quella della Vittoria di Samotracia. Anche nei costumi predomina il bianco tranne Abigaille che è sempre in nero, in Fenena che è in nero fino a quando non si converte all'ebraismo e in Nabucco, pure in nero tranne che nella scena finale. I movimenti recitativi, in un'opera in sé statica, non eranotanto affidati ai solisti quanto alla massa corale e a una quarantina di comparse tersicoree che, con movimenti derivati dalla danza contemporanea e figure cangianti e con un andirivieni quasi costante, davano un senso di moto perpetuo, con l'ausilio del disco rotante del palco. Il disegno luci - sempre bianche - era pure di Stefano Poda ed era semplicemente magnifico. Le atmosfere si creano solo con la luce che muta sulla parete di fondo, riflettendosi sui tubi che compongono la scenografia.

In un'opera molto esigente ma allo stesso tempo di grande soddisfazione per il coro, questo gruppo di artisti ha offerto una serata trionfale. Il Coro Stabile del teatro diretto da Miguel Martínez è stato sempre preciso, non solo per i movimenti coreografici che hanno richiesto un notevole contributo in questo caso, ma anche per la coesione musicale e l'ottimo risultato finale. Paragrafo a parte per il tanto atteso “Va pensiero”, cantato con tutti i coristi sdraiati che dopo l'ingresso di Zaccaria alla fine si alzano uno ad uno.

Dire Carlos Vieu in Argentina significa sapere in anticipo che il repertorio verdiano è in buone mani. Ancora una volta, il maestro ha impresso l'esatta sfumatura in ogni momento della partitura e ha ottenuto un'esecuzione di prim'ordine dall'Orchestra Stabile.

Il piano scenico con una messa in scena totalmente aperta che non contiene le voci dei cantanti ovviamente non era d'aiuto a un cast che è parso dall'inizio omogeneo, affidabile e di buon livello.

Come Nabucco, il rumeno Sebastian Catana ha mostrato ottime condizioni vocali, adeguata proiezione e stile verdiano. Rebeka Lokar è stata Abigaille, senza dubbio uno dei ruoli più difficili del repertorio lirico: il soprano sloveno ha superto le insidie ​​della partitura grazie alla sua alta professionalità e al grande volume. Alcune zone della tessitura mostrano un vibrato persistente ma lo compensa con la sua partecipazione e alcune sottigliezze interpretative. Grandi protagonisti della serata sono stati il ​​basso polacco Rafał Siwek nei panni di Zaccaria e l'argentina Guadalupe Barrientos nei panni di Fenena.

Sia Darío Schmunck (Ismaele) sia Mario de Salvo (Sommo Sacerdote) hanno svolto adeguatamente la loro missione. Hanno completato con efficacia il cast Gabriel Renaud (Abdallo) e Mariana Carnovali (Anna).


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