L’Ape musicale

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La prima volta al Colón

di Gustavo Gabriel Otero

Les pêcheurs de perles di Bizet approdano per la prima volta in lingua originale (e dopo rarissime e lontane produzioni in italiano) al Colón di Buenos Aires. Ottima la resa musicale, molto meno convincente quella teatrale.

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  • Buenos Aires, 25/10/2022 - Il 24 giugno 1888, Les pêcheurs de perles di Georges Bizet - nella versione italiana di Angelo Zanardini come I pescatori di perle - arrivò al vecchio Teatro Colón di Buenos Aires. L'opera fu accolta con freddezza dal pubblico e dalla critica dell'epoca. L'unica rappresentazione teatrale nell'attuale Teatro Colón, in italiano, fu nell'agosto 1913 con María Barrientos, Giuseppe Anselmi e Luis Montesanto. Inspiegabilmente, non fu riprogrammato nella sala di calle Libertad, nonostante alcune produzioni in altri teatri della città di Buenos Aires venissero eseguite di tanto in tanto, sempre in italiano, ma con una certa regolarità tra la sua prima in Argentina e il 1931, né si vide più tardi nella presunta età dell'oro del Colón.

    Fu solo nel maggio 1992 che la prima argentina della versione francese ebbe luogo al Teatro Argentino de La Plata, quando questa entità artistica vagava per sale prese in prestito e le sue direzioni generali e artistiche non superavano un paio di mesi. Ecco perché questa produzione è passata quasi inosservata al grande pubblico. Negli ultimi anni, inoltre, ci sono state due produzioni faticose che non hanno entusiasmato: nel giugno 2010 è stato rappresentato al Teatro Roma della città di Avellaneda e nel giugno 2011 è stata prodotta la prima rappresentazione in lingua originale al Teatro Avenida di Buenos Aires.
    Infine, e dopo la cancellazione dovuta alla pandemia - era prevista per il 2020 -, sono arrivati ​​sul palco del Teatro Colón gli attesissimi Pêcheurs de Perles in lingua originale in una versione musicale che rasenta l'eccellenza e una confusa visione scenica che non ha contribuito per nulla alla conoscenza della trama.
    Il vincitore della serata è stato il maestro spagnolo Ramón Tebar che ha guidato con grande maestria l'Orchestra Stabile del Teatro Colón. La sua lettura aveva un adeguato spirito francese, sottigliezza quando necessario, potenza e forza travolgente quando richiesto e una notevole sintonia tra il palco e la buca.
    Il tenore Dimitry Korchak era un Nadir impeccabile; pieno di sfumature, stile ammirevole, linea di canto squisita, padronanza tecnica e buon francese.
    Il soprano armeno Hasmik Torosyan nei panni di Leila ha portato bellezza vocale e scenica, canto preciso, volume adeguato, colorature squisite e perfezione drammatica quando il ruolo lo richiedeva.
    Un vero lusso Fernando Radó nel piccolo ruolo di Nourabad; attennto e preciso lo Zurga di Gustavo Feulién.
    Per chiudere gli aspetti positivi della produzione, vale la pena citare l'ottimo lavoro del Coro Stabile diretto da Miguel Martínez in un'opera ricca di difficoltà e che per la stessa possibilità brillare necessita di un coro di grande qualità. La Stabile del Colón è stato in grado di superare tutte le insidie ​​con eccellenza e mostrare una lettura vibrante nei momenti necessari e con la giusta sottigliezza francese negli altri.

    La messa in scena di Michał Znaniecki non ha aggiunto nulla di interessante. Un approccio oscuro, confuso e statico che non ha aiutato a capire la trama. I tentativi di rielaborare la drammaturgia dei personaggi non hanno funzionato o hanno contribuito poco. L'intenzione di dare un messaggio con plastica e spazzatura come esempio di quella che è la Ceylon di oggi, ovvero lo Sri Lanka, che il coro e le comparse cercano di ripulire durante l'azione, può essere compresa solo se si sono lette prima le dichiarazioni alla stampa del regista polacco.
    I momenti visivi di maggior successo si sono dovuti alla coreografia firmata da Diana Theocharidis e alle proiezioni di Karolina Jacewicz che ha cercato di respirare un po' di dinamismo. Funzionali all'idea della messa in scena, invece, i costumi disegnati da Mini Zuccheri, la scenografia di Luigi Scoglio, così come l'illuminazione -sempre dai toni tenui, scuri e cupi - di José Luis Fiorruccio.

    Buenos Aires, 25/10/2022. Teatro Colon. Georges Bizet, Le pecheurs de perles. Opera in tre atti su libretto di Michel Carré e Eugène Cormon. Michał Znaniecki, regia. Luigi Scoglio, scenografia. Mini Zuccheri, costumi. Diana Theocharidis, coreografia. Karolina Jacewicz, video. José Luis Fiorruccio, illuminazione. Hasmik Torosyan (Leila); Dmitrij Korchak (Nadir); Gustavo Feulien (Zurga); e Fernando Radó (Nourabad'). Orchestra stabile e Coro del Teatro Colón. Direttore del coro: Miguel Martínez. Direzione musicale: Ramón Tebar. Prima rappresentazione in francese dell'opera in teatro.


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