I dolori della giovane Charlotte
di Susanne Krekel
Al Gärtnerplatztheater di Monaco di Baviera va in scena con successo l'opera di Massenet.
MONACO DI BAVIERA, 26 marzo 2023 - I dolori del giovane Werther di Goethe racconta l'amore di un giovane per una giovane donna che viene promessa in sposa a un altro uomo causando il suicidio del protagonista. Nel libro di Goethe, Charlotte è vista solo come l'oggetto dell'amore di Werther. Oggi, passati i trent'anni, questo Werther ci sembra piuttosto immaturo ed egocentrico. Nell'opera di Massenet, invece, Charlotte diventa una donna a tutti gli effetti, combattuta tra l'amore per Werther e la promessa fatta alla madre morente di sposare il forte e affidabile Albert. È questa dinamica, accanto alle esaltazioni di Werther, che la musica di Massenet illustra mirabilmente, e sono dilemmi che le donne affrontano ancora oggi.
Il Gärtnerplatztheater di Herbert Föttinger ambienta l'azione nell'epoca di Massenet piuttosto che nel XVIII secolo del giovane Goethe, come chiariscono la bella scenografia di Walter Vogelweider, l'efficace illuminazione di Peter Hörtner e gli eloquenti costumi. La casa del padre di Charlotte - pareti celesti, paesaggi in cornici nere, pochissimi mobili - trasuda la ristrettezza mentale dell'epoca. Nella primissima scena, ad esempio, vediamo il padre di Charlotte che guida il coro dei suoi figli in un canto natalizio: tiene in mano un bastone con il quale scandisce il ritmo, e possiamo immaginare i colpi con cui senza dubbio sta educando questi bambini. Così, il ritratto di una donna occupa un posto di rilievo su una parete della stanza, ovviamente la defunta madre e moglie, che è quindi presente e centrale nella vita familiare.
In questo idillio, che possiamo solo intuire essere un po' fragile, appare Werther, in abito trasandato e con la camicia aperta, che decanta la bellezza della natura e la tranquillità dei dintorni. È venuto a prendere Charlotte per accompagnarla a un ballo, dato che il suo fidanzato è in viaggio - una giovane donna non può andare a un ballo da sola, ovviamente! I due giovani si avvicinano presto, nasce una scena d'amore che viene brutalmente interrotta dal padre di Charlotte che le ricorda il suo dovere nei confronti della memoria di sua madre e del suo fidanzato. E così si va avanti: Charlotte e Albert si sposano, Werther, infelice, resta nei paraggi finché Charlotte non gli dice di andarsene. Quando Werther se ne va, lei si rende conto dei sentimenti che prova per lui. Ma quando lui torna, lei lo respinge di nuovo, negando a entrambi la felicità dell'amore, intrappolata com'è nella rete delle convenzioni. Werther decide di andarsene per sempre, di lasciare questo mondo. Attraverso un intermediario, prende in prestito le pistole da Albert, che fa in modo che Charlotte gliele consegni. Poco dopo, la donna si precipita a casa di Werther per arrestarlo, ma lo trova ferito a morte. Amore, rimorso, rimpianto: una scena d'addio straziante, e questo è tutto.
Tutto questo è raccontato in modo molto coerente: dalla scenografia ai costumi, tutto contribuisce a creare l'atmosfera soffocante della fine del XIX secolo, e si pensa alla Effi Briest di Fontane e a suo marito, il barone Instetten, un'altra coppia persa dalle inesorabili convenzioni del proprio tempo.
Ogni atto ha un'introduzione strumentale e questi momenti sono abilmente utilizzati per far scorrere sul sipario chiuso alcune battute di Goethe sullo stato d'animo del suo Werther. Sebbene la musica sia altamente descrittiva e drammatica, esprimendo in modo appropriato ogni emozione del personaggio - in effetti, sembra musica da film ante litteram - non è superflua, aggiungendo solo una piccola visione diretta dell'anima del personaggio.
Un cast giovane, attraente e fortemente motivato merita pienamente il plauso del pubblico. Anna-Katharina Tonauer, dalla vocalità calda e rotonda, è una Charlotte ammirevole e Alexandros Tsilogannis è un Werther sfumato e sensibile, totalmente impegnato nel suo ruolo e nel suo canto. Andreja Zidaric è una Sophie molto credibile, maliziosa e un po' ingenua, e ci dispiace che Daniel Gutmann, nel ruolo di Albert, non abbia più da cantare: questo baritono è una gioia da ascoltare. Un plauso anche al direttore Oleg Ptashnikov e all'orchestra dello Staatstheater am Gärtnerplatz per la verve e la sensibilità con cui hanno reso la meravigliosa partitura.
Una serata d'opera come piace a noi, dove buca e palcoscenico sono uniti, e dalla quale usciamo felici semplicemente di avervi assistito.