Fra caos e libertà
di Roberta Pedrotti
Nell'ultima recita di Carmen all'Arena si impone l'Escamillo di Luca Micheletti, mentre Vittorio Grigolo è Don José fra amnesie e arbitrii.
VERONA, 6 settembre 2023 - Anche Carmen, con settembre, conclude il suo ciclo nell’ estate areniana. Anch’essa con nuovi cambi di cast che però non coinvolgono la protagonista: Clementine Margaine ha sostenuto tutte le recite, anche se francamente tanto onore è parso eccessivo, per quanto motivato anche dalla defezione di una collega. Non sempre esatta nell’intonazione – all’aperto può capitare – non risulta troppo precisa nemmeno musicalmente, semmai piuttosto anodina, priva di quel carisma, di quella scintilla nel fraseggio che dovrebbero essere conditio sine qua non per ogni Carmen che si rispetti. Personalmente, poi, depreco la moda recente di enfatizzare il rotacismo francese, cosa che la scuola di canto classica transalpina rifuggiva (non per nulla Rossini e gli italiani furono presi come punto di riferimento come basi stilistiche e tecniche). Nei fatti questa pronuncia inficia la linea portando il suono indietro e rendendolo inutilmente gutturale. E nei fatti, il francese cantato (ribadiamo : differente da quello parlato) migliore si ascolta da un italiano, Luca Micheletti, che canta il suo unico Escamillo di questa estate e risulta facilmente il migliore del cast per definizione attoriale, virilità del timbro, esattezza musicale. Pregevole anche la Micaela di Gilda Fiume, esperta in filature e pianissimo (peccato che stasera l’impianto di amplificazione non la valorizzi).
Il problema, e non da poco, viene con Vittorio Grigolo. È vero che la fama lo circonda e che parte del pubblico si lascia coinvolgere dalla sua personalità istrionica, ma è davvero lecito, in nome della popolarità, concedere tanto spazio a un interprete che si dimostra così impreparato, perfino casuale, musicalmente? La clamorosa dimenticanza e l’attacco tardivo e raffazzonato della frase finale non è un semplice incidente, ma l’ultimo di una lunga serie di amnesie e arbitrii di solfeggio. Essere dotati di una voce naturalmente bella, ampia e facile non dovrebbe essere un alibi per trascurare tutto il resto.
Si confermano la bontà dei comprimari, la vivace routine areniana garantita da Oren, lo sfavillare delle scene e dei costumi di Zeffirelli, l’affollamento della scena che rassicurante si ripete.
Applausi tiepidi durante la recita, più intensi alla fine.