L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Aimez-vous Brahms?

 di Stefano Ceccarelli

All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia torna Myung-Whun Chung alla guida della maggiore orchestra romana. Il programma è monografico, dedicato a Johannes Brahms: la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98.

ROMA, 16 febbraio 2023 – Myung-Whun Chung, quando dirige l’Orchestra dell’Accademia nella sala Santa Cecilia, è un po’ come se fosse a casa, lui che di questa orchestra è stato direttore stabile per tanti anni (1997-2005). Fra direttore e compagine orchestrale, infatti, vige una palpabile armonia, una familiarità che giova non poco alla resa della Terza e della Quarta di Johannes Brahms, ambedue pietre miliari del sinfonismo tardo romantico.

Si inizia con la Terza. L’impressione generale è quella di una resa ponderata, attenta, molto tersa, nitida: Chung vuole far letteralmente cantare ogni momento della scrittura del tedesco, impostando un’agogica che gli consenta di scavare nella bellezza del suono. Tale approccio alla Terza è, direi, coerente e coeso durante tutta la sinfonia: il respiro della bacchetta di Chung è posato, lirico. Naturalmente, seguendo questa strada si perde quel pathosche altri interpreti hanno messo in risalto nella scrittura brahmsiana; è, come spesso accade, questione di gusti e di scelte. Questa sua lettura, per esempio, ha giovato non poco ai momenti puramente lirici dell’Allegro con brio, fatti di dolci melodie degli archi, arabescate dai legni; si è, però, di rimando percepito meno netto lo sviluppo più drammatico del movimento stesso. Chung incontra benissimo, invece, l’ethos dell’Andante (II), dal sapore vagamente pastorale. Struggente il tema del Poco Allegretto (III), vertice drammatico della Terza, in cui Chung valorizza le arcate malinconiche degli archi, dilatandone la melodia, giocando pacatamente con l’agogica durante lo sviluppo. È, forse, nell’Allegro finale che si sente la mancanza di un abbandono del direttore ad un pathos più netto; ciononostante, le sezioni sono tutte ben dirette e Chung mostra sensibilità ai differenti volumi della scrittura brahmsiana, qui attraversati nelle loro gamme.

Nel secondo tempo si esegue la Quarta, sinfonia incompresa dai contemporanei del compositore, che non colsero il senso profondamente innovativo della partitura. Con il cambio della partitura si assiste, peraltro, ad un approccio lievemente diverso dell’interprete: Chung è più sciolto, sfrena maggiormente l’orchestra, dando luogo a quei momenti di intenso pathos che si sarebbero desiderati anche in taluni passaggi della Terza. Questo cambiamento – se tale si può definire – appare evidente già dal malinconico tema d’attacco dell’Allegro non troppo, composto da frammenti lamentosi degli archi impastati con l’orchestra; Chung è più netto nella lettura, meno sfumato, facendo emergere intensamente la carica emotiva del passaggio, come fa, del resto, in tutto lo sviluppo del movimento. Quasi come canto di un antico aedo, l’Andante moderato scorre delicato fra le mani del direttore; si deve qui fare i complimenti, in particolare, agli ottoni, soprattutto i corni, che sono chiamati al delicato compito di definire una linea melodica, che sa di canto antico ed è porta assai pacatamente. Nello sviluppo del movimento, Chung è attento ad accumulare energia, che sprigiona con sapienza appressandosi al finale. Il direttore dona, poi, una lettura energica, vigorosa all’Allegro giocoso. Ma il vero sforzo di esegesi della Quarta si concentra nella Ciaccona, l’Allegro energico e passionato che chiude la sinfonia. Chung imprime un’andatura ieratica al movimento, soprattutto nella parte iniziale, tessendo poi con attenzione il ricco e variegato sviluppo della danza, trasfigurata in variazioni, ritmi sempre cangianti. Il direttore è teso nel mantenere vivo il ritmo, che catalizza nel voluminoso finale, dopo il quale scattano sonori applausi. Il pubblico è felicissimo di poter ringraziare un direttore che ha fatto tanto per l’Accademia; ma gli applausi sono rivolti, naturalmente, anche alla splendida orchestra, che ha dato ancora prova di sé.


 

 

 
 
 

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