Suite e tramonti
di Roberta Pedrotti
Con qualche variazione nel programma e la presenza di Anna Bonitatibus in sostituzione di Anna Caterina Antonacci, colpita da un grave lutto familiare, si replica con successo per il Festival Respighi di Bologna il concerto già applaudito a Parma con la Filarmonica Toscanini diretta da Alessandro Bonato.
BOLOGNA, 27 settembre 2023 - Dopo il bellissimo concerto in piazza a Parma lo scorso 16 giugno [Parma, concerto Antonacci/Bonato/Toscanini, 16-17/06/2023], ci aspettavamo il bis a Bologna, ma la replica è stata solo parziale. Purtroppo, uno dei motivi è tragico: il lutto che ha colpito Anna Caterina Antonacci, costretta a rinunciare e sostituita da Anna Bonitatibus. Scelta, peraltro, ottima, perché se c'è una cantante specializzata in rarità poetico musicali, romanze da camera, poemi per voce e strumenti, questa è proprio Bonitatibus, che infatti sia nel Tramonto di Respighi, sia nella Chanson perpétuelle di Chausson (1898) dà prova di finezza di stile, chiarezza di dizione e sensibilità artistica.
Altre varianti erano previste fin dall'inizio per il diverso contesto: dal Festival Toscanini di Parma si passa al Festival Respighi di Bologna e, dunque, si rimpolpa la parte di programma dedicata al compositore felsineo sostituendo la sinfonia dalla Médée di Cherubini con la Suite per archi in sol minore P 41. Al classicismo di fine Settecento si contrappone una maniera neoclassica (o, se vogliamo, neobarocca) del primo Novecento. Il lavoro giovanile (1902) di Respighi risulta, in effetti, ancora acerbo, un esercizio di stile un po' timido in cui le definizioni di Ciaccona, Siciliana, Giga, Sarabanda, Burlesca, Rigaudon sembrano più servire a conferire una patina d'antico che corrispondere a una precisa costruzione formale. Questi venti minuti, alla fine, si reggono sulla qualità dell'esecuzione, sul colore luminoso e levigato degli archi della Toscanini, sulla cura misuratissima e chirurgica di dinamiche e sonorità che promana dal podio. D'altra parte, un festival deve restituire un'immagine completa e non agiografica del compositore o del tema a cui si dedica, deve proporsi di farlo nel miglior modo possibile accettando pure questioni critiche problematiche e che non tutte le rarità siano filoni d'oro rivelati. La Suite è stata eseguita con cura impeccabile, ma resta è chiaro che già Il tramonto (1914) dipana ben altra suggestione strumentale intorno al testo di Shelley tradotto da Roberto Ascoli. Anzi, è proprio nella contestualizzazione di Respighi fra un pezzo di apprendistato e uno più maturo accanto al pressoché coevo Chausson e alla generazione precedente rappresentata da Bizet (anzi, da Guiraud, compilatore delle Suite da Carmen e della seconda dall'Arlesienne) che sta il valore di una serata come questa. La musica al centro, mentre il resto passa in secondo piano e non si spacca il capello in quattro su qualche eccesso di cornici e convenevoli (forse dovute al ritardo sulla tabella di marcia per un incidente stradale che ha rallentato l'arrivo di orchestra e direttore): meglio afferrare per la chioma la fortuna autentica di ascoltare e riascoltare ottimi artisti.
Chausson arricchisce il quadro del poema per voce e strumenti fra XIX e XX secolo e la versione orchestrale del suo pezzo (ne esiste anche una per pianoforte e quartetto d'archi) scorre senza prevaricare il primato poetico del canto nonostante l'organico corposo, veicolo più di colori che di mera potenza. Parimenti, le due antologie dalle Suite delle opere di Bizet lasciano l'orchestra protagonista assoluta di una teatralità sublimata: fra i soli rimbalzano le frasi dell'Habanera, il canto diventa sinfonico e gli strumenti si fanno personaggio, le danze sinuose diventano via via travolgenti proprio perché non si libera il caos, ma si dà forma musicale alla materia. Il contrasto con il cantabile lieve e libero – specie nei passi per arpa e flauto – crea una continuità dialettica che libera queste pagine dal facile folklore della mera reminiscenza operistica.
Chapeau, dunque, al Festival Respighi, che con questo eloquente quadro di suggestioni italo francesi potrà vantarsi d'aver ospitato il debutto bolognese di Bonato in una serata in cui la musica è stata davvero all'altezza delle ambizioni della nuova rassegna felsinea.
foto Dino Russo / Musica Insieme