L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Atmosfere boreali

di Roberta Pedrotti

La stagione della Filarmonica Marchigiana conclude il suo viaggio a Fano con un bel programma dedicato a Grieg e Sibelius. Meritati applausi per il direttore Enrico Lombardi e la solista So Young Lee.

FANO, 14 maggio 2024 - E per finire, dopo essersi spinti verso l'estremo sud del mondo, in Argentina, il viaggio musicale della Form approda all'estremo nord dell'Europa, con le atmosfere scandinave di Grieg e Sibelius. De primo si accostano il sofisticato classicismo della Holberg Suite e la fantasmagoria narrativa della prima suite dalle musiche di scena per Peer Gynt di Ibsen. Del secondo lo scabroso concerto per violino, che non solo non risparmia alcun tipo di difficoltà al solista, ma tiene sempre sollecitata l'orchestra senza mai concederle di uscire dalle luci della ribalta con un accompagnamento più essenziale e discreto. Non c'è un attimo di respiro, né per So Young Lee – classe 1999, premiata all'ultimo Concorso Violinistico Internazionale Postacchini – né per l'orchestra diretta da Enrico Lombardi.

Lee regge bene tanto cimento, dimostra di avere tecnica agguerrita e prontezza da autentica concertista, tale da gestire adeguatamente le proprie energie nell'arco dei tre movimenti. Per quanto precisa e preparata, infatti, non risulta meccanica e fa, semmai, intravedere concreti margini di crescita e maturazione. Non può che destare ammirazione, peraltro, il piglio sicuro con cui, dopo Sibelius, propone come bis il Capriccio n. 13 di Paganini: suono sempre a fuoco, articolazione nitida, intonazione senza cedimenti, bella continuità d'emissione nel legato come negli staccati.

E non perde mai il filo del discorso Enrico Lombardi, già segnalatosi per il sangue freddo con cui l'estate scorsa era subentrato a salvare la produzione pesarese di Adelaide di Borgogna (opera non proprio di repertorio, studiata a tempi di record) dopo l'incidente stradale che aveva costretto Francesco Lanzillotta ad abbandonare dopo la prima. Si apprezza il musicista serio e preparato, la cui formazione anche da organista sembra trasparire nella scelta dei colori e nell'approccio al tessuto dell'orchestrazione. Lo si avverte anche nella misura e nella cura che dedica ai vari episodi del Peer Gynt, così facili ad ammiccamenti sopra le righe: invece il quadro della caverna dei Troll può mantenere il crescendo di un borbottio grottesco senza bisogno di scatenarsi in un parossismo fine a sé stesso; il Mattino può alludere ad atmosfere boreali senza indulgere dolciastro; la danza di Anitra e la morte di Aase possono esprimere la seduzione esotica e l'intima commozione senza tautologiche sottolineature. Parimenti, era piaciuto l'approccio alla Holberg Suite, convenientemente mossa e varia nella definizione agogica, ma pure omogenea nella linea generale e ben definita nelle sonorità.

Dopo un percorso che, in porgrammi invero impegnativi, ha visto avvicendarsi nomi ormai consolidati e ponderati spazi per le nuove generazioni, davvero una bella chiusura di stagione per l'istituzione concertistico orchestrale delle Marche, festeggiata, com'è giusto, da un pubblico assai attento.


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