Multiforme ingegno
di Sergio Albertini
Debutta a Cagliari la Nouvelle Odyssée Orchestra, frutto di un progetto internazionale di formazione dei giovani nell'esecuzione storicamente informata.
CAGLIARI, 6 luglio 2024 - Dal primo al 7 luglio al Conservatorio di Musica P.L. Da Palestrina di Cagliari si è svolta l’Accademia Beethoven, programma di inserimento professionale per giovani musicisti europei.Il progetto è stato realizzato dal Conservatorio di Cagliari con l’Orchestre des Champs Élysées e l’Opera Nazionale d’Armenia, e si realizza in tre differenti momenti: una prima fase nel capoluogo isolano, una tournée europea tra dicembre e marzo 2025 e una seconda accademia nella prima settimana di luglio del prossimo anno presso l’Opera Nazionale d’Armenia. Sostenuta dal programma Creative Europe, promossa della Commissione Europea a sostegno dei settori della cultura e degli audiovisivi, l’Accademia Beethoven ha come obiettivo quello di salvaguardare, trasmettere e promuovere la pratica strumentale storicamente informata su strumenti d’epoca e di accompagnare i giovani musicisti nello sviluppo della loro carriera europea e internazionale.
Da lunedì 1 a domenica 7 luglio al Conservatorio di Musica di Cagliari si sono tenute numerose attività, tra le quali masterclass, prove aperte, un laboratorio tenuto dal liutaio di fama internazionale Eric Blot (martedì 2), un workshop con Chloe Sustainability, agenzia che lavora promuovendo un futuro “verde” per la creatività e offrendo soluzioni per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica (venerdì 5), concerti in case private, chiese e case di riposo.
Tra gli insegnanti impegnati nel corso della sette giorni, musicisti dell’Orchestre des Champs Élysées, tra i quali Alessandro Moccia (primo violino), Corrado Masoni (secondo violino), Catherine Puig (prima viola), Bart Cypers (primo corno) e Georges Barthel (primo flauto).
Il progetto si è concluso sabato 6 luglio alle 20.30 all’Auditorium del Conservatorio (a ingresso libero) con la neonata Nouvelle Odyssée Orchestra, formata dai giovani musicisti e dai docenti, che ha affrontato un repertorio composto da musiche di quattro compositori intimamente legati: Ludwig van Beethoven, Franz Joseph Haydn, Franz Krommer e Luigi Cherubini.
Concepito come una vera e propria 'Accademia' com'era d'uso, con tempi di sinfonie e concerti, ouverture, brani vocali estrapolati dal loro contesto, la serata ha rappresentato, nella sua frammentazione, lo spirito di libertà e di scambio di un'accademia che mir ad essere dinamica e sperimentale.
Il tema scelto dalla NOE (Nouvelle Odyssée Européenne) è “Beethoven e l'Europa” e si è aperto con l'ouverture dalla Lodoïska (1791) di Cherubini, il più francese dei compositori italiani dell'Ottocento emergente, e opera cui è in qualche modo debitore anche il Fidelio (1805) di Beethoven. Ouverture cara a Toscanini, opera ripresa con successo in tempi (relativamente) recenti da Riccardo Muti; qui, con diapason più basso, strumenti copie da originali, prassi esecutiva storicamente informata, musicisti tutti in piedi davanti al loro leggio. Una apertura col botto, per l'estrema compattezza esecutiva raggiunta in pochissimi giorni (gli strumentisti, giunti da diverse parti del mondo, spesso erano al loro primo contatto con l'interpretazione 'all'antica' e con le corde in budello) e per una paletta dinamica a dir poco impressionante (dai ppp ai fff). Seguiva l'Allegro moderato dal Concerto n.3 in mi minore op. 86 per flauto e orchestra (scritto intorno al 1810) di Franz Krommer; una pagina tra il galante e gli echi del primo romanticismo che ha visto in bella evidenza al flauto (in legno) Georges Barthel, preciso negli staccati, morbidissimo nel legato.
Due i movimenti della Sinfonia n.101, Die Uhr di Haydn, scritta per il suo secondo soggiorno londinese e completata tra il 1793 e il 1794; Alessandro Moccia, primo violino concertatore, ha dato all'Andante una luminosa trasparenza, scegliendo un tempo sostenuto di pacata ritmicità, con il picchettato degli oboi (Maria Jesus Moreno Ciudad e Laurine Marmi) in bella evidenza; nel Menuetto-Allegretto Moccia, dalla direzione fortemente fisica ed energica, ha travolto l'intera orchestra, sempre con una ricchezza dinamica che ha raggiunto l'apice nel pianissimo tra violini e timpano (Bart Rosseel).
I due movimenti haydniani erano racchiusi tra due movimenti della Sinfonia n.8 di Beethoven: il primo, Allegro vivace con brio, dove il forte con tre effe (fff) raggiunge, nella nuova giovane orchestra, una potenza di suono che non perde mai la trasparenza e la leggibilità di ogni sezione; il quarto, Allegro vivace, conferma ulteriormente la incredibile maturità di un'orchestra con soli quattro giorni di vita. L'entusiasmo davvero esaltante del pubblico, che travolge questo finale, costringe piacevolmente Alessandro Moccia e l'orchestra ad un bis, che è il Tempo di minuetto, sempre dall'Ottava di Beethoven. Meravigliosa la resa dell'incedere pomposo (e caricaturale) dell'inizio, reso quasi fisicamente, e incantevole il Trio per brillantezza ed eleganza con i corni (naturali: Bert Cypers e Hélène Telliez) e il clarinetto (Magda Peralta Lladò) che riprendono il tema di un minuetto che Beethoven aveva scritto nel 1792. Bella la prova anche delle due trombe naturali (Hyacinthe Ameline e Andrea Molino) per la luminosità del suono e la perfetta intonazione.
Buon viaggio musicale a questa nuova realtà.
(p.s. - L'unica nota stonata, un fotografo da telefonia portatile che, incurante del fastidio provocato, saliva e scendeva con frequenza e passo rapido le scale della platea, si sedeva in posti sempre diversi con strafottente assenza di rispetto per la concentrazione degli strumentisti e, soprattutto, del pubblico. Non basta un cellulare per 'fare' il fotografo: occorre anche saperlo essere).