L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sei personaggi in cerca della Cornovaglia

di Giuseppe Guggino

Tristan und Isolde torna a Palermo dopo 42 anni nella vigorosa lettura di Omer Meir Wellber alla guida dei complessi in ottima forma del Teatro Massimo di Palermo e un cast di buon livello su cui spicca la prova sugli scudi di Nina Stemme al suo addio a Isolde. Controversa e contestata la regia di Daniele Menghini.

Palermo, 19 maggio 2024 - Tristan, Isolde, Brangäne, Kurwenal, König Marke, Melot: sei personaggi. Che sia stata banalmente l’aritmetica ad aver suggerito l’espediente metateatrale a Daniele Menghini per la sua rilettura del Tristan und Isolde di Wagner al Massimo di Palermo è evenienza che probabilmente non avremo modo di appurare. Certo è che l’idea del retropalco a vista – ancorché ingombro di un tripudio iperteatrale di fasulli tiri, contrappesi, mantegni volanti, telai lignei calati dalla graticcia su un accentuatissimo declivio – sembra voler rinviare al genale Ring wagneriano firmato per la medesima Fondazione dal compianto Graham Vick. E però la riscossione delle eredità artistiche è sempre cosa assai insidiosa, sulla quale finisce per scivolare il nutritissimo team artistico di Menghini, pur in un insieme – per carità – confezionato col massimo professionismo. Isolde e Brangäne entrano in sala con la classica bottiglietta d’acqua minerale d’ordinanza del cantante d’opera e iniziano la loro prova all’italiana; se non fosse che un alato Cupido, da lì in avanti praticamente onnipresente in scena, pensa bene di mingere nel boccione d’acqua minerale, creando così il filtro dell’innamoramento. Poi nel duetto i solisti che impersonano Tristan e Isolde iniziano ad entrare nei rispettivi personaggi, abbandonando gli abiti contemporanei per tramutarsi quasi in Elisabetta di Valois e Don Carlos; così tutti gli altri solisti entrano nei personaggi passando a pregiati damascati, minuziosi colletti plissettati e improbabili gorgiere. I costumi di Nika Campisi non difettano in nulla, né quelli contemporanei, né quelli d’epoca, così come il falso palcoscenico attrezzato da Davide Signorini risulta assai ben realizzato, abitato anche dal Corpo di ballo sul fondo a provare una coreografia nella conclusione del primo atto; e però via via ci si chiede dove possa condurre questo gioco sui personaggi. L’incongruo si fa ben più pesante nel secondo atto, allorquando alla magia sonora di “O sink hernieder, Nacht der Liebe” si sovrappongono le controscene del monologo di Amleto e la seconda scena del secondo atto di Romeo e Giulietta di Shakespeare, per di più in una notte fin troppo rischiarata dalle luci calde di Gianni Bertoli; unico colpo di teatro ben congeniato con la partitura sembra essere la repentina caduta dei due spezzati di tela nera ai lati all’irruzione di Melot, prima che l’horror faccia capolino con la dissezione di un muscolo cardiaco, consegnato a all’ingresso di König Marke durante il suo lungo monologo che conclude il secondo atto. Nel terzo atto Tristan morirà fra sacchi di sabbia (barricate da guerra o contrappesi teatrali? chissà) mentre Isolde uscirà dal suo personaggio, incamminandosi in platea al termine di una prova tramutatasi lungo le abbondanti quattro ore trascorse in qualcosa di sfuggente. Inutile dire che i sei personaggi privati della Cornovaglia finiscono col risultare privati soprattutto di poesia, giacché la rilettura drammaturgica se da un canto non riesce catalizzare la densità semantica della partitura, dall’altro fatica non poco anche a farsi racconto, ottundendo la linearità di un’azione antiteatrale, che la scrittura wagneriana esigerebbe tutta giocata nel labile equilibrio fra erotismo e decadentismo. Bordate di contestazioni (non del tutto ingiustificate) sommergono la parte visiva dello spettacolo agli applausi finali, dopo convinte e meritate ovazioni riservate alla componente strettamente musicale. Che, invece, è abbastanza convincete, a partire dalla lettura febbricitante e implacabile di Omer Meir Wellber alla testa di un’Orchestra in grande spolvero e di un compattissimo Coro preparato da Salvatore Punturo. Non sempre gli equilibri sono fatti salvi, anzi talvolta gli ottoni (complessivamente assai precisi) sovrastano gli archi; e pur con ottime prove delle prime parti (il primo violino e l’ottimo corno inglese nel terzo atto) le vertiginose accelerazioni non sempre si risolvono in un suono immacolato e in una perfetta intesa fra buca e palcoscenico. E però è una lettura con idee interessanti intavolate con un’innegabile coerenza di fondo.

Notevole il cast a partire sin dai comprimari Arturo Espinosa e Andrea Schifaudo, rispettivamente Ein Steuermann e Ein junger Seemann/Ein Hirt di lusso. Altrettanto pregevole è il Melot di Miljenko Turk mentre Andrei Bondarenko disegna un Kurwenal sì sonoro, anche se dall’emissione un poco ingolata. Altro lusso è il velluto di René Pape chiamato in corner a ricoprire la parte di König Marke, mentre Violeta Urmana si conferma preziosa Brangäne, sempre ben a fuoco e partecipe.

Dalla Svezia proviene la coppia di protagonisti. Michael Weinius è tenore dai centri un poco velati che, man mano che ascende all’acuto, guadagna in brillantezza; inizialmente il timbro e la presenza scenica non entusiasmano, ma si destreggia tanti nelle frasi a voce spiegata quanto in quelle a mezza voce, garantendo con solidità la piena tenuta fino al termine del terzo atto. Nina Stemme – già Isolde assai assidua nell’ultimo quindicennio sulle scene di mezzo mondo – annunciando l’addio al personaggio con le recite palermitane lasciava presagire qualche sopraggiunta difficoltà nella gestione della parte monstre; e invece sin da principio sigla una prova maiuscola, forte di un metallo ancora saldissimo, nonostante le centinaia di recite sostenute, che al limite si fa più tagliente sui faticosi do acuti di “O Wonne der Seele” e “Himmelhöchstes Weltentrücken!”; sorprendente l’ampiezza dello strumento, calcolatissime le arcate di fiato su tutte le frasi, insuperabile il cesello degli accenti, da brividi il liebestod pur nonostante le esasperate accelerazioni imposte dalla bacchetta. L’ultima sua recita è annunciata per giorno 29 (ultima recita della produzione per giorno 31, invece); chi può vada: troverà cinque personaggi in cerca della Cornovaglia e una grande Isolde.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.