La salvezza nella qualità
di Roberta Pedrotti
Daniele Vimini è vicesindaco e Assessore alla Bellezza (deleghe a Cultura e Turismo - Gemellaggi e Cooperazione Internazionale - Ricerca di finanziamenti nazionali e comunitari) del Comune di Pesaro, presidente del Rossini Opera Festival e del consorzio Marche Spettacolo. È stato, dunque, impegnato in prima fila in tutte le fasi dell'emergenza covid19, dal suo primo apparire proprio in concomitanza con le celebrazioni del compleanno di Rossini, all'evolversi della pandemia, dalle sue ripercussioni sul mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo ai progetti per una ripresa delle attività. All'indomani dell'annuncio, con l'ultimo DPCM, della possibilità di riprendere gradualmente le attività teatrali e di riaprire monumenti e musei, gli abbiamo chiesto subito di condividere qualche riflessione e di aggiornarci sulla situazione dal suo punto di vista.
Finalmente una bella notizia: avete annunciato che in agosto il festival rossiniano si terrà.
Ci vuoi raccontare come avete elaborato questo festival d'emergenza e quali caratteristiche avrà?
Per settimane abbiamo monitorato i provvedimenti del Mibact che da subito hanno dato tranquillità di programmare al nostro settore, e appena abbiamo avuto i riferimenti sulle capienze e i protocolli di sicurezza, il Sovrintendente Palacio è stato bravissimo a immaginare un festival sulle sole due sale che avessero senso: Piazza del Popolo e un Teatro Rossini riassettato a 100 posti con il pubblico sui 100 palchi e l’orchestra in platea. Il colpo d’occhio delle due sale sarà uno spettacolo nello spettacolo.
Tra l'altro, nella stessa giornata in cui è stato presentato il Rof 2020, il Presidente Conte ha annunciato il nuovo Dpcm con la prospettiva di una riapertura dello spettacolo dal vivo. Ci può dire in cosa consiste concretamente e cosa significa per voi?
Pesaro è una città malata di spettacolo dal vivo. Il teatro ha più abbonati del calcio (2.200 quest’anno) i concerti dal pop alla classica marcano il tempo delle stagioni della città e la danza è in forte ascesa, grazie anche ad una rete di scuole e festival di primo livello. Chiaro che è anche una economia che spinge a ripartire, oltrechè un servizio alla persona che consideriamo necessario. Per questo vista la data del 15 giugno e gli accorgimenti da tenere molto chiari abbiamo chiesto ad Ascanio Celestini, uno degli spettacoli rinviati per il lockdown, di ripartire simbolicamente alle 00.01 del 15, forse primi in Italia, per rappresentare l’ansia di ripartire di tutti i lavoratori del settore.
Il Festival è anche un'occasione di socialità. Il pubblico si incontra a teatro, ma condivide anche spiagge, musei, ristoranti. Molti amici che vivono in paesi diversi si ritrovano (capita anche a me) una volta all'anno proprio a Pesaro. Immagino che quest'estate sarà tutto molto diverso. Per un Festival che conta oltre l'80% di presenza straniere immagino che l'afflusso di pubblico sarà necessariamente molto diverso quest'anno. Quali sono le vostre previsioni? Cosa ne pensate (magari per un maggior coinvolgimento del pubblico locale che in passato era una minoranza percentuale)?
Sarà sicuramente un’occasione di ‘formazione’ e avvicinamento del pubblico marchigiano e nazionale, che spesso non trovavano posto nelle passate edizioni. Detto questo, i posti a disposizione per i distanziamenti saranno molti meno e allo stesso tempo confidiamo di recuperare pubblico straniero, a partire da quello francese che è il nostro primo pubblico, unitamente al fatto che siamo ottimisti anche sul potere contare ad agosto anche su condizioni di contenimento più favorevoli di quelle di oggi e quindi magari ospitare qualche straniero in più: abbiamo un pubblico fortemente fidelizzato e crediamo possano scegliere di riprogrammare il loro agosto, al crearsi di nuovi spazi.
Pesaro non è solo Rof, ma anche Film festival, sport e molte altre iniziative. Cosa rimarrà in questo 2020?
Contiamo di passare un giugno tranquillo e di contenimento per ripartire al meglio in luglio confermando il primo evento, ormai consolidato, di PopSophia in Piazza del Popolo. Per questo la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema slitterà da giugno a fine agosto, proprio in coda al Rof facendo anche sinergia della stessa platea allestita in piazza e del maxischermo che ospiterà la diretta dal teatro della Cambiale di matrimonio e l’apertura del Film Festival il 22 agosto.
Nel Centro Italia, Pesaro è una città particolarmente colpita dall'emergenza Covid-19. Come avete affrontato la situazione? La città come ha reagito e reagisce?
Il colpo è stato particolarmente duro e inaspettato, soprattutto nelle proporzioni. Ma i pesaresi sono particolarmente tenaci, il sistema sanitario ha retto bene e l’amministrazione ha messo in campo da subito numerosissimi servizi d’emergenza alla persona, grazie anche a Protezione Civile e Centro Operativo, a partire dagli anziani e dai più deboli ed esposti. Consegna medicinali, spesa a casa, libri a domicilio, sostegno psicologico telefonico, assieme ad un vero e proprio canale telematico, ‘Casa Pesaro’ gruppo Facebook ancora attivo con quasi 10mila iscritti su cui grazie ad una vasta rete di attività ed associazioni sono passati contenuti educativi, culturali, di intrattenimento, consigli utili, tutorial, tutto nello spirito di affrontare al meglio la quarantena e lo spirito del sacrificio richiesto, specie ai più piccoli.
L'emergenza è iniziata, tra l'altro in un momento di grande confusione per la gestione centrale e decentrata, proprio a ridosso delle celebrazioni del compleanno di Rossini, che, cadendo ogni quattro anni, è un evento molto importante per Pesaro. Qual è stata la ricaduta di questo blocco nei vari settori? Come avete cercato di tamponarla?
Abbiamo da subito e per primi chiesto a gran voce una strategia unica nazionale, perché vedevamo tutti i rischi di un muoversi autonomo delle regioni o dei comuni senza che si avvertisse una strategia ed una narrazione in cui si sentisse lo Stato. Nella primissima fase in cui sembrava tutto più breve e non c’era vera consapevolezza dell’impatto, abbiamo provato a ‘salvare’ le celebrazioni programmate, poi quando il Paese ha iniziato a fermarsi e il fenomeno a manifestarsi in tutta la sua gravità sinceramente le celebrazioni sono parse una questione secondaria, pur trattandosi di Rossini a Pesaro.
Ho visto che nelle Marche si si sono attivate iniziative specifiche a sostegno degli artisti e degli operatori culturali. Ce ne vuoi parlare?
Presiedo il Consorzio Marche Spettacolo, cui aderiscono 41 soggetti dello spettacolo dal vivo, compagnie grandi e piccole, enti, lo stesso Rossini Opera Festival e lo Sferisterio, come la FORM e la Orchestra Sinfonica Rossini e da subito con la nostra struttura piccola, ma per questo molto agile e preparata abbiamo creato uno sportello d’emergenza, tuttora attivo, per consorziati e non, In una prima fase abbiamo aiutato tanti soggetti, artisti ma anche tecnici e operatori a districarsi nel primo decreto ‘Cura Italia’: partite Iva, 600 euro ecc. Compreso da subito che il problema principale era l’esclusione dagli ammortizzatori dei lavoratori intermittenti e a chiamata abbiamo lavorato con la Regione all’istituzione di un Fondo di Emergenza rivolto a loro e alle prime spese di enti e teatri per dispositivi e distanziamenti. Abbiamo date indicazioni per il bando Mibact dei 20 milioni per i soggetti extra FUS e ora per informare e orientare sui livelli di aiuto dell’ultimo decreto ‘Maggio’.
In ultimo ora siamo a disposizione anche per guidare nella ripartenza rispetto alle misure di sicurezza da adottare nei luoghi di spettacolo, in vista dell’estate ma anche della ripresa delle stagioni in autunno.
Nelle tue diverse vesti istituzionali ti sei confrontato con diversi aspetti dell'emergenza, a livello politico, sociale, sanitario, culturale, economico... Come si sono intrecciate queste urgenze e le diverse priorità? E come le soluzioni si possono integrare fra loro?
La vera sfida culturale è stata non considerare nulla superfluo, e al contempo darci le giuste priorità, dalla prima fase dell’emergenza, al sostegno alla persona, passando per i servizi di sollievo fino alla distribuzione dei buoni spesa e delle mascherine alla popolazione. La vera integrazione è stata data dalla necessità di essere tempestivi, quindi settori molto diversi hanno concorso in emergenza quasi a creare servizi ‘trasversali’. Una fase complessa, ma anche creativa insomma che credo ci lascerà qualcosa, oltre a rapporti umani molto più solidi.
Le celebrazioni per il compleanno di Rossini, abbiamo detto, sono state bloccate. Da qualche anno a Pesaro si stavano moltiplicando gli eventi rossiniani extra-Rof. Oltre a questo festival “d'emergenza” state pensando a recuperare un “non compleanno” speciale e altre attività per accompagnare la ripresa post-covid?
La programmazione del festival 2020 manca di due opere, il Moïse ed Elisabetta regina d’Inghilterra che andranno al ’21. Vorremmo però quest’anno ampliare la finestra invernale, con la ripresa di un titolo in periodo natalizio, per fare scoprire la magia della città a Natale a chi è abituato a vederci in clima agostano, o a rafforzare ulteriormente la settimana del Compleanno di Rossini 2021. La produzione in Oman è stata anticipata al gennaio 2021, quindi abbiamo ancora sul tavolo entrambe le opzioni. La volontà è certamente quella di crescere con le attività e il lavoro per artisti e maestranze, volutamente in controtendenza con le difficoltà.
A Pesaro si stava anche lavorando al rinnovo del palafestival di Viale dei partigiani, luogo rimpianto e atteso da tutti i frequentatori di lunga data del Rof. Immagino che anche quei lavori siano fermi: una riapertura che si allontana ancora? Un'altra ricaduta sull'indotto (imprese edili, locali dei dintorni...)?
I lavori sono andati avanti fino all’ultimo, poi purtroppo quasi tutti gli operai si sono contagiati e quindi il cantiere ha avuto almeno un mese di stop, ma non di più e nessun ritardo nelle forniture. Per questo siamo ancora fiduciosi di centrare il festival 2021 per l’inaugurazione, anche se una ragionevole certezza l’avremo solo per il gennaio 2021, in tempo per l’apertura delle prevendite per l’edizione XLII. Il Rof di questa estate ci dimostrerà una volta in più quanta voglia ci sia nel pubblico e nei pesaresi di un festival tutto in centro storico, diciamo che sarà sicuramente una leva in più.
In queste settimane abbiamo visto un fiorire di streaming a cui il Rof ha partecipato attivamente con trasmissioni molto seguite. Non è una novità: Pesaro aveva già lanciato dirette social di alcuni eventi del Festival e mi pare che il tuo assessorato sia molto attento alle tecnologie. Anche per il dopo emergenza, come vedi lo sviluppo dell'uso degli streaming e delle fruizioni a distanza (anche molti musei stanno lanciando visite virtuali) rispetto all'unicità dell'esperienza dal vivo? C'è il rischio che il virtuale vada a sostituire e soffocare il reale?
Siamo stati tra i primi è vero, infrastrutturando già dal 2014 anche il Teatro Rossini per scambio di contenuti in download ed upload direttamente con il satellite. Lo dico perché, tolta una primissima fase di questo lockdown diciamo di streaming ‘svuota archivi’ si è passati alle dirette e alle performance da casa e il digital divide, il divario fra chi ha accesso e confidenza con le tecnologie e chi no, è stato da subito evidente. Con le tecnologie arriviamo ovunque, magari per meno tempo ma ad un pubblico infinitamente più ampio, ma dobbiamo arrivarci bene, altrimenti 3 secondi, il tempo è questo, e si cambia ‘canale’. L’opera, la musica sinfonica, la danza, a teatro o nei luoghi deputati rappresentano un esercizio umano di livello assoluto, la rappresentazione tecnologica deve esserne sempre all’altezza. Si è capito che serve una grande crescita in questa direzione se vogliamo che questi contenuti siano appetibili, servono registi anche qui, tecnici audio, operatori multimediali, non basta una camera fissa e una linea precaria, ci vuole crescita di questo settore. Le critiche a uno streaming gratuito che si impalla a volte sono ingenerose, ma il nostro non è il mondo del ‘vabbè ci abbiamo provato, accontentatevi!’. È una sfida, una porzione di futuro, va colta. Questa situazione finirà, ma lo streaming resterà una parte complementare e accresciuta del nostro raccontarci e direi anche del nostro produrre. Franceschini ha parlato di Netflix della cultura, in molti hanno storto il naso, ma il tema c’è tutto. Il tema è semmai se tutto questo può generare lavoro ed entrate per artisti, compagnie, teatri e festival e con che investimenti. Personalmente vincolerei anche una parte di Fus a questa sfida.
Pesaro e le Marche hanno senz'altro un importante bacino industriale e artigianale (penso al tessile e all'industria del mobile), ma il principale volano economico è costituito proprio dal turismo e dalla cultura: Pesaro Città della Musica, Urbino, Macerata e lo Sferisterio, la costa, i borghi dell'entroterra, la Rete Lirica, il festival Pergolesi Spontini di Jesi... Quest'anno, per di più, oltre al compleanno di Rossini si sarebbe festeggiato anche l'anno di Raffaello. Immagino che la perdita sia enorme. Possiamo fare una riflessione sul valore della cultura e dell'arte nella nostra vita, nella nostra civiltà e nell'economia?
Possiamo ma il tema è amplissimo e tanti lo farebbero meglio di me. Mi limito a dire che per quanto riguarda le Marche, la cultura e la creatività rappresentano un vero background riconosciuto nel mondo, che ha influenzato nei secoli la produzione artigianale e poi industriale e naturalmente lo sviluppo urbano delle città, prima ancora che della qualità delle manifatture e oserei dire anche della concezione delle reti sociali di assistenza alla persona. Umanesimo e Rinascimento. Ci si nasce insomma. E credo quindi che questo sguardo al bello, al fare bene, anche se troppo spesso da soli o in pochi o su piccola scala, ma insomma a creare qualcosa che non c’era, e spesso farlo con le mani, sarà un valore non inflazionabile, una spinta anche alla prossima ripartenza.
Da vicesindaco e assessore, uomo politico, rappresentante delle istituzioni e responsabile dell'amministrazione, quali pensi siano le priorità (fatta salva, naturalmente, la salvaguardia della salute e delle vite), in ambito artistico/culturale ma non solo, per non affondare e, anzi, per un rilancio?
Continuo a pensare che la vera sfida sia legare il contemporaneo e il fare cultura il più possibile al patrimonio, materiale e non, dei nostri territori. Conoscerlo innanzitutto, amministratori ed operai, taxisti e vigili urbani dovrebbero conoscere un po’ di più della storia del proprio territorio. Tutti dovrebbero fare un giro non solo nei musei, ma anche nei depositi o respirare l’aria del proprio teatro o di un archivio storico. Un po’ di genius loci e parecchia tecnologia, perché serve formare al meglio i giovani perché possano fare della creatività un elemento di sviluppo economico del territorio; ‘soviet ed elettrificazione’ dicevano da altre parti, ma era una storia diversa.
Questo stop forzato potrebbe averci fatto riscoprire il valore della cultura come condivisione, come incontro, dell'unicità dell'esperienza diretta? Abbiamo margini di ottimismo? Pensi che possa esserci un “boom” dopo la crisi?
La necessità di un rapporto personale diretto c’è sempre stata, e ciclicamente è entrata in crisi, salvo poi generare rimbalzi positivi. È accaduto con la televisione (che non ha ucciso la radio), coi computer, con internet che sembrava chiudere per sempre l’epoca delle esposizioni universali e delle fiere internazionali, che invece (covid a parte) sono più forti che mai, per non parlare della scomparsa del libro a favore dell’ebook.
Saremo salvi se non calerà il valore della qualità, vorremo vederci, incontrarci, stare vicino all’artista, sentirlo respirare (senza mascherina). Poi tornati a casa vorremo continuare ad approfondire, magari nei social, e cercheremo, foto, audio e video altrettanto emozionanti, altrimenti passeremo ad altro. Ecco se un cambiamento vero posso vedere, e questo sì unidirezionale e ad ora senza ciclicità o rimbalzi è il fattore tempo. Tempo di attenzione, tempo di fruizione, ma anche velocità di comprensione di una immagine o di un testo e quindi di scelta. Presto diventerà anche una sfida produttiva. Instagram è a un minuto di video, Twitter ci dà 280 caratteri e non li usiamo neanche mai tutti, TikTok è sceso a 15 secondi… Insomma, occupandomi di opera e Rossini, il tema non mi lascia indifferente.