Il sogno americano esiste ancora?
di Michele Olivieri
Produttore e regista con sede a San Francisco, in California. Pietro Pinto è cresciuto a Monteveglio (BO) e ha ricevuto un B.A. in Arts and Culture presso l'Università di Maastricht nei Paesi Bassi. Durante la sua permanenza lì, ha vinto la borsa di studio internazionale, che gli ha permesso di viaggiare e studiare a Gerusalemme, Parigi e New York. Successivamente, è passato al cinema, alla International School of Cinema and Television di Cuba. Pietro ha lavorato presso la società di produzione della Bay Area Open Eye Pictures prima di ricevere un Master in Cinema alla San Francisco State University. Nel suo primo anno, ha creato una società di produzione indipendente, Lines Pictures, quindi ha prodotto e diretto Rosita, che è stato presentato in anteprima al Festival del cinema di Venezia come parte della selezione Giovani registi italiani (I Love GAI, SIAE - Competition). Il film ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio speciale L’ARC al Festival Internazionale del Queer Film Sardegna e la migliore fotografia al Festival Internazionale del Film di Noto in Sicilia. Nell’estate del 2018, Pietro è stato scelto per partecipare al Jerusalem Film Workshop, dirigendo Jerusalem in Between, che è stato presentato in anteprima al Jerusalem Film Festival ed è stato proiettato in oltre venti festival cinematografici in tutto il mondo. Durante l’estate del 2019, Pietro ha lavorato come Line Producer per l’acclamato regista italiano Marco Bellocchio nel suo nuovo cortometraggio Se posso permettermi prodotto dalla Kavac Film Company. Altri cortometraggi passati includono Alice, Le radici della terra, Adam e The Race, che è stato proiettato ai festival di cortometraggi di Roma e Ferrara. Oltre al cinema, Pietro Pinto insegna presso i corsi di laurea e laurea nel dipartimento di Cinema alla San Francisco State University. Nel 2017 ha prodotto e coordinato il SFSU Summer International Documentary Workshop a Bologna. Questo seminario di quattro settimane ha aiutato gli studenti a creare cinque cortometraggi documentari separati.
Carissimo Pietro, il sogno americano esiste ancora, soprattutto dopo il COVI19?
Tutti, artisti e non, se immigrano in America è perché nella testa (a volte nel cuore) hanno il famigerato sogno americano. Spesso però quando si arriva in America specialmente a San Francisco (una delle città più care al mondo, la città a due passi dalla Silicon Valley) il sogno svanisce incontrando la vera realtà americana.
Come vive un giovane artista in cerca di affermazione professionale?
L’affitto per una stanza in una casa con altri coinquilini va da un minimo di 1.500 a un massimo di 2.500$ per mese. Non esiste sanità pubblica né tantomeno l’istruzione. La vita è carissima, soprattutto per gli artisti... e da quando è arrivato il COVID, i teatri hanno chiuso, non si sa quando i cinema riapriranno e i set cinematografici sono stati rinviati a data da destinarsi. Tutto è ancora più difficile.
Però, nell’immaginario collettivo l’America è sempre particolarmente ambita?
Esatto Michele, l’America continua a essere la terra delle opportunità per quei sognatori e artisti che non si danno per vinti e continuano a sognare!
Raccontami, Pietro, come è nato il tuo nuovo film Icarus?
Icarus è un film che racconta la storia di un giovane danzatore, Angelo Greco, primo ballerino presso il San Francisco Ballet. Il cortometraggio parla proprio di Angelo Greco costretto una solitudine significativa in una città come San Francisco, improvvisamente vuota e con il teatro (uno dei più importanti teatri di balletto in America) inaspettatamente chiuso. Angelo si trova ad un tempo non solo costretto a subìre la solitudine di un isolamento forzato ma anche a combattere con le notizie disastrose del suo paese natale, l’Italia, in cui il virus si è scatenato con tutta la sua violenza.
E come prosegue la narrazione?
Angelo, superato il primo momento iniziale, decide di non darsi per vinto e sogna di ballare sotto al Golden Gate e nei posti più importati di San Francisco. Ma come per Icarus i suoi sogni sono destinati a svanire in un lampo...
L’idea originale del film è tua, Pietro?
Sì Michele, il film è una mia idea originale. Per chi non mi conoscesse sono un giovane autore italiano che dopo il suo cortometraggio Rosita (presentato al concorso I Love Gai, Giovani Autori Italiani - contest organizzato dalla SIAE in concomitanza con il Venezia Film Festival nel 2017) è stato invitato dalla SF SCHOOL OF CINEMA, SFSU, CA ad insegnare cinema per i corsi undergraduates.
L’incontro con Angelo (grande ballerino diplomato alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano) come è avvenuto?
Io e Angelo, come in tante storie l'occasione è solo fortuna (se mai essa esista davvero…), ci siamo incontrati un giorno, per caso, in un ristorante italiano di San Francisco. L’arte, si sa, è come un metallo liquido, fatto di puro acciaio; una volta solidificato, resta per sempre! Dopo qualche parola iniziale Angelo mi ha invitato ad assistere a uno spettacolo al San Francisco Ballet dove sono rimasto senza parole, non solo per il talento, ma per l’eleganza e la potenza espresse da Angelo in scena, attraverso il linguaggio della danza.
Come è poi proseguito il vostro sodalizio professionale e creativo?
Quando il Covid è arrivato, sia io che Angelo siamo rimasti bloccati e colpiti dallo shelter in place! Con i teatri chiusi e la scuola di cinema chiusa, ho pensato bene di ricambiare il favore ad Angelo proponendogli di fare un film-cortometraggio, per raccontare ad un tempo il presente drammatico in cui stanno vivendo, e filmare così l’arte di Angelo, la danza.
E così ha preso vita Icarus?
Incapaci di restare fermi, io e Angelo ci siamo messi al lavoro sul cortometraggio Icarus. Con tutti costretti a casa l’unica cosa possibile da fare è produrre “arte” per allietare la solitudine e la nostalgia di tutti. Il progetto è poi stato lanciato online con la creazione di un crodwfunding che ha preso subito piede e ha raccolto 5.000 $ in tre giorni grazie alla generosità di diversi supported donors capitanati da Isobel Russel e Michael Vanni, importanti figure della società di San Francisco che stanno coinvolgendo anche personaggi di Los Angeles nel progetto. (Questo il link per le donazioni http://gf.me/u/x25vjy e altre informazioni pietropintofilms.com). Inoltre desidero citare per questo progetto anche il talentuoso artista di Los Angeles Daniel Miramontes, il quale si è aggiunto per curare la fotografia e il montaggio del film.
Attualmente come siete messi con la lavorazione del film?
Adesso io ed Angelo (regista e ballerino) siamo all’opera costruendo il primo covid-set in America. Non essendo un’impresa facile resta comunque un’avventura meravigliosa e stimolate tutta da vivere. E mentre si pensa come svolgere ogni passo in sicurezza, mascherina e distanze comprese, si sogna già di presentare il progetto presso importanti Film Festival o nelle loro eventuali evoluzioni in un prossimo futuro.
Un forte in bocca al lupo a te Pietro, al caro amico Angelo che ho visto crescere in Accademia e muovere i primi grandi successi sul palcoscenico della Scala, e a tutto il vostro team di lavoro.
Love from San Francisco, Pietro Pinto
Crediti: per Pietro Pinto, Kun She, photographer; per Angelo Greco (compresa la locandina del film), Daniel Miramontes, photographer