Come in un musical…
Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione Teatro Comunale di Bologna hanno intrapreso, negli ultimi mesi, un intenso percorso di collaborazione. Dopo i comuni progetti legati alla danza – il programma di danza al Teatro Comunale e all’Arena del Sole e la rassegna dedicata al coreografo Virgilio Sieni, Nelle pieghe del corpo_Bologna –, con Traviata, nella versione ideata dal regista Nanni Garella, i due principali palcoscenici bolognesi coproducono uno spettacolo in cui il teatro di prosa e l’opera lirica si coniugano.
Lo spettacolo, il cui debutto è previsto mercoledì 13 maggio, si avvale del contributo artistico del M° Claudio Scannavini, autore dell’elaborazione musicale, e del M° Massimiliano Carraro che dirige l’Orchestra del Teatro Comunale, in una formazione di diciassette elementi, e che ha guidato i cantanti, a partire dallo stage formativo sviluppatosi nell’arco di tre mesi presso la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale. La scenografia è stata affidata ad Antonio Fiorentino, i costumi a Claudia Pernigotti, le luci a Gigi Saccomandi, Gabriele Tesauri è il regista assistente.
La drammaturgia prende spunto dal romanzo di Dumas, La signora delle camelie, da cui è tratta l’opera di Verdi. Come in un musical, ai brani recitati si alternano le arie cantate dai giovani cantanti – Marianna Mennitti, Luciana Pansa, Néstor Losán, Michele Patti, Giovanni Maria Palmia, Nicolò Donini – cui si affiancano gli attori Umberto Bortolani e Marina Pitta; quest’ultima è stata anche di supporto ai cantanti nel perfezionamento dell’arte scenica. Attori e cantanti mescolano la loro bravura e le loro competenze tecniche, provenienti da percorsi artistici diversi e affinate nel percorso formativo. È così che teatro di prosa e teatro musicale si incontrano e si intrecciano dando vita a uno spettacolo sorprendente e inedito.
«Il sipario – così descrive lo spettacolo il regista Nanni Garella – si apre su un dramma in prosa, tratto da La signora delle camelie di Alexandre Dumas. I personaggi sono interpretati da giovani attori. Una piccola orchestra in buca accompagna con discrezione la recitazione. Finché... finché, all’improvviso, preparata da un crescendo dell’orchestra, da una concitazione lirica e ritmica nella recitazione, esplode la prima aria da La traviata di Giuseppe Verdi. Quei giovani in scena non sono solo attori, ma veri cantanti. Le loro voci spiegate punteggiano il dramma nei momenti in cui la piena del sentimento non riesce più a rimanere confinata nella prosa…»
«Ogni volta che si allestisce Traviata – dichiara il maestro Carraro – ci si confronta con il problema di ricreare e rendere attuali e fruibili le emozioni che nascono dal testo e dalla musica; questa edizione dell'opera, che in parte li separa, ha il difficile compito di ricreare quell'unità emozionale originaria. Il nostro gruppo di giovani artisti ha affrontato con entusiasmo l'ardua impresa di "recitar - cantando"».
Garella è anche autore della drammaturgia: «La mia stesura ha preso le mosse dal romanzo di Dumas, dalla sua ambientazione borghese e dal racconto appassionato della tragedia di Marguerite Gautier – Violetta nell’opera verdiana. Con il prezioso aiuto di Claudio Scannavini, nel tessuto della prosa sono state inseriti i brani musicali tratti da Verdi, come una sorta di punteggiatura in musica nel dispiegarsi del racconto».
La tesi drammaturgica, che parte dal romanzo di Dumas, ha influito sull’elaborazione musicale: «L’idea di trasporre anche la musica in quel clima parigino, come accade nel romanzo di Dumas figlio La signora delle camelie – spiega il Maestro Scannavini –, poneva ovviamente l’accento sull’esclusione del materiale musicale che Verdi aveva usato come “colore scenico”, distante percettivamente dal luogo dell’azione. Ma presupponeva altresì il problema del suono orchestrale, che si doveva trasmutare in sonorità cameristica, certamente più funzionale a dipingere l’ambiente in cui si svolge l’azione. In più si aggiunga che, in questo allestimento, viene anche a mancare quell’impatto timbrico-mediatico prodotto dal coro nella partitura originale».
«Come noto – continua Scannavini – dalla notevole mole dei carteggi, Verdi in vita ha avuto un reale grande detrattore, anche se in tarda età rivide completamente le sue opinioni sul maestro di Busseto. Il suo detrattore ha un nome altrettanto illustre, Johannes Brahms. Sono stato subito attirato dall’idea di cercare, laddove fosse possibile, di ricreare quel mondo sonoro cameristico in cui il genio di Brahms eccelle, quasi a postuma riappacificazione. Certo che i collegamenti armonici del compositore di Amburgo siano lontani anni luce dall’uso dell’armonia verdiana, e quindi non volendo cambiare una nota della partitura, la sfida si è incentrata sul puro aspetto timbrico della strumentazione».
Ma quale genere si deve ascrivere questa Traviata? «Non saprei definire con esattezza il “genere” di quest’opera – conclude Garella –, una ballad opera forse o meglio ancora un singspiel, nella accezione più antica, mozartiana, dove, a differenza dell’opera italiana, che prevede recitativi cantati, sono alternati al canto solo recitativi parlati, come nel teatro di prosa. I brani vocali, nei singspiel, sono generalmente semplici e strofici, simili ai lieder, liriche di ispirazione popolare. E cosa c’è di più popolare della arie de La traviata?»
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foto Raffaella Cavalieri