Rizzuti e Chailly presentano Giovanna d'Arco
Il 30 novembre
Primo appuntamento del ciclo
“Prima delle prime”
Stagione 2015/2016
Amici della Scala – Teatro alla Scala
GIOVANNA D’ARCO
di Giuseppe Verdi
libretto di Temistocle Solera
Teatro alla Scala - Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
lunedì 30 novembre 2015 ore 18
In occasione del Carnevale 1844-1845 Giuseppe Verdi venne a Milano al Teatro alla Scala per presentare due opere: I Lombardi alla prima crociata opera corale e spettacolare, già baciata dal successo e un’opera nuova (composta in brevissimo tempo), Giovanna d’Arco. Per le due opere unica era la compagnia di canto: tutti bravissimi ma forse i lombardi furono più convincenti dei francesi, tanto che Giovanna non ebbe l’esito che Verdi si attendeva. Le ragioni di una non calorosa accoglienza in realtà furono varie e di diversa natura, fatto sta che il compositore insoddisfatto dichiarò “Basta Scala”, un “basta” che durò fino al 1869 (24 anni) quando Verdi ritornò nel “suo” teatro con la versione definitiva di La forza del destino. Il “basta" per Giovanna d’Arco fu invece relativo perché l’opera vi comparve ancora due volte, nel febbraio del 1858 e nel settembre 1865.
Giovanna d’Arco è la settima opera di Verdi e si basa sul libretto di Temistocle Solera, tratto parzialmente dal dramma di Friedrich Schiller, Die Jungfrau von Orleans. Giovanna d’Arco è infatti l’opera meno schilleriana di Verdi che a Schiller si ispirò soprattutto per I Masnadieri, Luisa Miller, Don Carlo e per il terzo atto della Forza del destino. Diciamo parzialmente nonostante le dichiarazioni di Solera, che a Ricordi scriveva: “…ti affermo rigorosamente che la mia Giovanna d’Arco è dramma affatto originale italiano, solamente ho voluto come Schiller introdurre il padre di Giovanna”. Si ritiene che Solera avrebbe dovuto almeno ammettere di aver tratto da Schiller la trasfigurazione di Giovanna, che nell’ultima scena, contro tutta una tradizione storica, conosciuta certamente da Schiller, non muore sul rogo, ma in mezzo ai suoi soldati, accanto alla sua bandiera. La vicenda di Giovanna nel XIX secolo era assurta a un significato mitico e la musica era stata una potente mediatrice per una rilettura di trasfigurazione di un episodio del XIV secolo. Tra poco Giovanna d’Arco riapparirà alla Scala con la direzione di Riccardo Chailly che in quest’opera crede fermamente: in un lungo periodo di rarissime rappresentazioni il direttore l’aveva proposta venticinque anni fa a Bologna con la regia di Werner Herzog. Ora la regia è di Moshe Leiser e Patrice Caurier. “Giovanna contiene i germi del Verdi maggiore, dalla Marcia trionfale di Aida al Dies Irae della Messa da Requiem” dice il fortemente verdiano Chailly. Del resto Verdi subito dopo la prima rappresentazione scriveva a Piave: “… è la migliore delle mie opere senza eccezione e senza dubbio, non amerà che venga ripresa, se non ad opera di interpreti eccezionali”. Di opere grandi certamente ne vennero altre. È certo però che quest’opera tanto amata da Verdi ritornerà dopo 150 alla Scala sotto il segno di una fiammeggiante novità.
Nell’incontro “Voci mistiche lontane” al pianoforte e con ascolti, parla Alberto Rizzuti che insegna Storia della civiltà musicale nell’Università di Torino, con la partecipazione del M° Riccardo Chailly.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
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